𝟏𝟎 | 𝗆𝗈𝗈𝗇𝖼𝗁𝗂𝗅𝖽

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗲𝗻𝗆𝗈𝗈𝗇𝖼𝗁𝗂𝗅𝖽

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗲𝗻
𝗆𝗈𝗈𝗇𝖼𝗁𝗂𝗅𝖽


Il silenzio era assordante. Nessun uccello cantava la solita monotona melodia, il vento non smuoveva i rami degli alberi e la confusione della città era totalmente svanita.

Il sole era sempre là, alto nel cielo e scintillante come il suo solito, ad illuminare la tediosità che si verificava sulle strade vuote, mentre nessun suono sembrava intenzionato a squarciare quella calma rintronante.

Anche in quell'insolito mutismo da parte della natura, nemmeno i bassi e continui lamenti provenienti dalle labbra di Jeongguk e che per tutta la notte avevano rimbalzato sulle pareti della camera potevano essere uditi.

Il ragazzino era infatti steso inerte sul materasso, gli occhi serrati, le labbra socchiuse e i capelli umidi ad incorniciargli il viso sofferente. Se non fosse stato per il ritmico alzarsi ed abbassarsi del suo petto, pareva un corpo senza vita aggrovigliato a candidi tessuti.

Sunhee lo assisteva premurosamente, inumidendogli la fronte imperlata di sudore e cantandogli soavi canzoni per mantenerlo rilassato. La sua voce melodica gli intasava i timpani e faceva capolino sussurrando nel suo stato di dormiveglia.

A rompere quella tranquilla atmosfera fu l'acuto trillo del campanello che indicava l'arrivo di qualcuno. La donna sobbalzò impercettibilmente e il nipote spalancò gli occhi con il cuore che batteva all'impazzata dallo spavento.

Si guardò freneticamente attorno, terrorizzato da quel suono stridulo che aveva osato irrompere bruscamente nella bolla solita ad isolarlo dal mondo.

La maggiore gli rivolse un dolce sorriso e gli depositò un soffice bacio sulla fronte umida, prima di varcare lentamente l'uscio della sua camera, scendere silenziosamente le scale ed aprire raggiante la porta, rimanendo stupita nel vedere due facce sconosciute ed inattese.

Il ragazzo, dagli sgargianti capelli celesti, le sorrise educatamente e strinse possessivamente una borsa di plastica che era appesa alle sue lunghe dita, come se da ciò ne dipendesse la sua vita. La ragazza che lo affiancava, invece, si inchinò profondamente, rivolgendole un cortese saluto.

«Buongiorno, voi sareste . . . ?» chiese incerta Sunhee, appoggiandosi allo stipite dell'entrata ed osservando meglio i due giovani.

«Salve!» esclamò allegramente la ragazza, sorridendo ampliamente. «Noi siamo Minjee e Taehyung, due amici di Jeongguk.»

«Hoseok hyung ci ha detto che Jeongguk è malato e, in quanto lui era impegnato con gli allenamenti, siamo venuti noi due a fargli visita» si intromise il ragazzo, grattandosi a disagio il retro del collo. «Spero non le dispiaccia.»

«No, certo che no!» ridacchiò Sunhee, riconoscendo immediatamente il nome del giovane, avendolo sentito qualche volta fuoriuscire dalle sottili labbra del nipote. Aprì poi maggiormente la porta e permise ai due giovani di fare il loro ingresso, spostandosi di lato e creando loro un passaggio. «Jeongguk stava riposando fino a poco fa, vado a controllare. Nel frattempo fate come se foste a casa vostra.»

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