𝟏𝟔 | 𝗀𝖾𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘀𝗶𝘅𝘁𝗲𝗲𝗻𝗀𝖾𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘀𝗶𝘅𝘁𝗲𝗲𝗻
𝗀𝖾𝗍 𝗒𝗈𝗎 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇


Il fascino esercitato dalla notte era fonte d'ispirazione per coloro che amavano lasciarsi avvolgere nel suo fatato e ovattato mantello di silenzio e permettere all'immaginazione di vagabondare senza alcun freno. In quella soffice foschia illuminata debolmente dalla Luna e dal tiepido chiarore di luci artificiali sull'asfalto, si potevano udire quasi distintamente quei suoni occultati dal giorno.

Nella magia della notte, con i suoi lampioni e il silenzio a volte interrotto fugacemente dalle auto che si dileguavano in fretta, si sentiva il soffio del vento e il raro suono dei misteriosi animali notturni che si celavano nel buio.

Nelle ore buie sembrava di vivere un sogno consapevole in cui non si riusciva a comprendere dove cominciava la realtà e terminava la fantasia.

Le tenebre erano passione, malinconia e romanticismo. Poteva emergere la sofferenza che il sole nascondeva e sotto la suggestiva energia del satellite argentato emergevano i desideri più reconditi accompagnati dalla nostalgia delle cose perdute che faceva soffocare le lacrime sul cuscino.

Di notte i sentimenti si estremizzavano. La creatività incalzava chi voleva assaporarne ogni singolo istante fino a quando il sonno non prendeva il sopravvento e ci s'immergeva nei sogni – quelli veri – che sfuggivano totalmente al proprio controllo.

Una persona curiosa non riusciva a resistere all'attrazione magica della notte e voleva cercarne quei segreti che le parlavano nel silenzio. Per scoprire se stessa e sciogliere i nodi alla fantasia.

Chi andava a dormire quando faceva buio non conosceva le tenebre. Le associava al sonno ristoratore per recuperare le energie spese durante il giorno, ne ignorava la loro inimmaginabile potenza rivelatrice che le collocava tra il giorno finito e il domani che sarebbe giunto; il ricordo e il futuro, la transazione.

Il suo profumo di oscurità da respirare profondamente riusciva ad ammaliare al punto di rallentare l'orologio e perdere la cognizione del tempo. La notte era il rifugio degli animi inquieti e degli inguaribili sognatori che non tolleravano la luce accecante del sole.

Nell'ombra che avviluppava la candida camera di Jeongguk, due iridi acquose fremevano irrequiete. Con i capelli scompigliati sulla fronte e le sopracciglia corrugate, il suo capo riposava inerte sul morbido tessuto del cuscino. Le stelle luminescenti appiccicate sul bianco intonaco si riflettevano flebilmente nelle sue orbite cariche di sonno.

La sua trachea vibrò quando l'ennesimo colpo di tosse scosse il suo fragile fisico. Sospirò pesantemente, passandosi una delle due mani chiusa a pugno sulle palpebre pizzicanti prima di sedersi goffamente sul materasso. Le sue magre gambe si incrociarono tra di loro, avvolte dalle coperte umide di sudore.

𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora