𝟑𝟐 | 𝖽𝖺𝗇𝖼𝗂𝗇𝗀 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗵𝗶𝗿𝘁𝘆-𝘁𝘄𝗼𝖽𝖺𝗇𝖼𝗂𝗇𝗀 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗵𝗶𝗿𝘁𝘆-𝘁𝘄𝗼
𝖽𝖺𝗇𝖼𝗂𝗇𝗀 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍


Gli ardenti colori del tramonto filtravano con impetuosità attraverso le spesse tende di lino che celavano le grosse finestre e si imbattevano con ferocia sul viso cereo e addormentato del ragazzino che, con le palpebre abbassate e il corpo debole aggrovigliato tra le coperte, emetteva irregolari sbuffi d'aria attraverso la maschera incollata alla sua bocca.

I movimenti del suo petto erano impercettibili, ma Hoseok, dagli occhi vigili e imperscrutabili, sapeva che il suo migliore amico si stava rifugiando timidamente nel suo fisico apparentemente senza vita, nascondendosi dalle difficoltà nel suo stesso guscio vuoto.

Le sue dita affusolate erano aggrappate alle mani deboli e pallide del minore e, con il calore che il suo corpo irradiava, sperava di trasferirne un po' anche sui lembi freddi dell'altro. Dalle labbra del rosso fuoriuscì un sospiro tremante nel mentre che la sua testa si abbassò di colpo e ciondolò mollemente contro il suo petto. Temeva che quel momento sarebbe arrivato, che la malattia prima o poi avrebbe deteriorato completamente il corpo emaciato di Jeongguk, ma sperava fortemente che quel giorno non giungesse tanto in fretta.

In quel momento, Taehyung stava correndo da una parte all'altra dell'ospedale per avvisare i dottori e le infermiere che si prendevano cura del ragazzino della sua idea più recente. Un sorriso rettangolare era sbocciato attraverso l'incessante pioggia dei suoi occhi mentre le sue labbra si stavano muovendo frenetiche nell'informare una minuta parte dello staff dell'ospedale dell'evento che avrebbe preso luogo lì proprio quella sera stessa.

Il ballerino aveva invece deciso di rinunciare per l'ennesima volta a un allenamento di danza per passare qualche istante in compagnia del suo migliore amico, nonostante in quel momento non fosse cosciente. I suoi occhi erano lacrimanti e la sua voce tremolante, ma la taciturna presenza del castano bastava per alleggerire il suo cuore.

Era passata all'incirca una settimana dal ricovero di Jeongguk, il quale aveva alternato momenti di consapevolezza del mondo esterno e attimi di totale oblio. Hoseok, Taehyung e Sunhee erano presenze costanti all'interno della camera asettica, sia quando egli era in grado di rivolgere loro sorrisi stanchi, sia quando le sue palpebre erano delicatamente abbassate a coprirgli le iridi patinate.

L'estate era arrivata da poco ma nessuno di loro pareva scorgerne quel calore asfissiante.

«Gukie, ti ricordi quando cominciai a chiamarti "Piccola Peste"?» mormorò affranto il maggiore, alzando di scatto il capo e posando le sue iridi stanche sulla figura immobile dell'altro. Attese qualche secondo, come se si aspettasse che il castano gli replicasse con la solita gioia che contraddistingueva il suo intero essere. «Da bambino avevi sempre uno sguardo estremamente vispo, e rimembro di come spesso sorridevi in modo furbo ogni volta che andavamo a giocare nel parco vicino casa mia.»

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