𝟏𝟖 | 𝗐𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇' 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗲𝗶𝗴𝗵𝘁𝗲𝗲𝗻𝗐𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇' 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗲𝗶𝗴𝗵𝘁𝗲𝗲𝗻
𝗐𝖺𝗅𝗄𝗂𝗇' 𝗂𝗇 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗈𝗈𝗇𝗅𝗂𝗀𝗁𝗍


«Gukie, oggi te la senti di andare a scuola?» domandò Sunhee, prendendo posto su uno degli alti sgabelli che incorniciavano il bancone marmoreo e fronteggiando in quel modo suo nipote.

Jeongguk si strofinò gli occhi pizzicanti di sonno con una mano chiusa a pugno ed emise uno sbadiglio silenzioso, spalancando le labbra e stiracchiando pigramente le gambe intorpidite. Con la voce ancora arrocchita dal torpore, mormorò un flebile, «Sì, adesso mi sento decisamente meglio.»

La donna annuì lentamente, sorridendo con dolcezza al ragazzino di fronte a lei e avvicinandogli un piatto di ceramica che reggeva un muffin al cioccolato dalla forma un po' instabile e frastagliata. «Ora mangia, okay? È da giorni che non tocchi cibo.»

Il minore fece un cenno positivo con la testa e, impugnando la forchetta tra le sue dita esili, procedette a mordicchiare con estrema calma l'impasto stranamente soffice del dolcetto. Mentre il forte sapore del cioccolato gli accarezzava le papille gustative, evitò di fare qualche battuta riguardo il notevole miglioramento della cucina di sua zia, consapevole che la deliziosa pietanza provenisse dal bar dietro l'angolo, quello che una volta era considerato la seconda casa della donna.

Con i bassi mormorii di apprezzamento che gli facevano tremare la trachea e le iridi che vagavano lungo lo spazio circostante, i suoi occhi si incastonarono sulla lastra di vetro della finestra poco distante da lui. Una vasta distesa tersa incombeva sulla città, decorata solo da informi sprazzi di luce solare che i raggi luminescenti spargevano sulla capitale. Gli uccellini canticchianti erano imbevuti dal calore in cui la natura stessa li aveva immersi e le piante maestose erano immobili ai cigli delle strade.

Un sospiro contento fuoriuscì dalla sua bocca contornata da piccole briciole scure. Con il dorso della mano si ripulì l'epidermide e poi, con un'improvvisa gaiezza a farsi strada attorno al suo cuore, saltò giù dal suo sgabello per fiondarsi in camera sua con lo scopo di cambiarsi in fretta e furia, emozionato alla sola idea di godersi la tranquillità che quella mattina avvolgeva Seoul.

Quando una larga felpa rigata di bianco e nero e un paio di semplici pantaloni color pece fasciavano il suo esile corpo, Jeongguk trotterellò giù per le scale con lo zaino appeso a una spalla e i piedi coperti da un misero paio di calzini candidi.

Non aspettò nemmeno che Sunhee indossasse un paio di semplici scarpe da ginnastica, in quanto lui si era già infilato le sue amate Converse color ocra ed era già corso oltre l'uscio della loro abitazione.

Il ragazzino spalancò le braccia e abbassò le palpebre, traendo un profondo respiro e godendosi la placida atmosfera che lo avviluppava. Le sue orecchie erano completamente ostruite dai melodiosi suoni che la natura emetteva a qualsiasi ora del giorno mentre i suoi capelli erano accarezzati dalla delicata brezza d'inizio primavera.

𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒Onde histórias criam vida. Descubra agora