𝟎𝟑 | 𝗃𝗎𝗌𝗍 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝖺 𝖿𝖺𝗅𝗅𝗂𝗇𝗀 𝗌𝗍𝖺𝗋

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗵𝗿𝗲𝗲𝗃𝗎𝗌𝗍 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝖺 𝖿𝖺𝗅𝗅𝗂𝗇𝗀 𝗌𝗍𝖺𝗋

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝘁𝗵𝗿𝗲𝗲
𝗃𝗎𝗌𝗍 𝗅𝗂𝗄𝖾 𝖺 𝖿𝖺𝗅𝗅𝗂𝗇𝗀 𝗌𝗍𝖺𝗋


Quella mattina, il cielo era di una tenue sfumatura grigia, tappezzato da spumose nuvole cariche di pioggia che avrebbero sicuramente pianto a breve. Il sole non poteva essere visto da alcuna parte e ciò portò un po' di sconforto ai quattro ragazzi.

«Buongiorno!» esclamò allegramente Jimin; la sua voce squillante rimbalzò prepotente tra le pareti della piccola cucina, facendo sobbalzare i tre giovani seduti tranquilli sugli alti sgabelli attorno al bancone marmoreo.

Hoseok sorrise, guardando il biondo fare il suo trionfale ingresso nella stanza e prendere posto al suo fianco. Le sue ciocche bionde erano ritte sopra la testa e puntavano ad ogni direzione possibile, gli occhi erano leggermente gonfi ed arrossati e le guance erano più paffute del solito.

Si sistemò la grande T-Shirt grigia, che Hoseok gli aveva prestato quella stessa notte per poter essere più confortevole nel sonno, e puntò lo sguardo sulla piccola figura di Jeongguk. «Jungoogi, vorrei porgerti le mie più sincere scuse.»

Il castano, ancora avvolto dalla sua larga felpa azzurra, sollevò lo sguardo per puntarlo sul ballerino, corrugando confuso le sopracciglia. «Per cosa?»

Jimin sospirò nel mentre che rubava un biscotto dal piattino posato al centro della lastra di marmo. «Mi è stato fatto notare che ieri sono stato troppo invadente. Dovevo rispettare i tuoi spazi. Scusami tanto». Il più grande inclinò leggermente la testa in avanti, per sottolineare completamente la sincerità delle sue parole.

Jeongguk sorrise lievemente, ingoiando quella dolce pietanza e passandosi il dorso della mano – coperto dalla felpa chiara – sulle labbra sporche di briciole. «F-Fa nulla, non potevi saperlo.»

Al minore bastò solo una veloce occhiata al suo migliore amico per capire che Hoseok, come sempre, non era riuscito a tenere a freno la sua lunga lingua. Il rosso alzò le braccia in segno di difesa e gli sorrise colpevole. «Scusami, Gukie. Ho dovuto.»

L'altro scosse piano la testa, permettendo alle sue ciocche castane di muoversi in sintonia ai lievi movimenti e di adagiarsi scomposte sulle sue palpebre, solleticandogli fastidiosamente l'epidermide.

Al suo fianco, Taehyung non aveva spiccicato parola dall'ingresso di Jimin nella stanza. La sua maglietta bianca gli calzava perfettamente il corpo tonico, i capelli celesti gli ricadevano disordinatamente sulla pelle abbronzata della fronte e le sue lunghe dita affusolate battevano ritmicamente sul marmo; le sue unghie curate producevano un irritante suono ad ogni tocco delicato.

«Tae!» esclamò improvvisamente il biondo, attirando tutta l'attenzione su di sé. Si passò velocemente una mano tra i capelli dorati, scostandoseli da davanti agli occhi e sorrise furbo. «Oggi sei libero?»

𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora