Capitolo 29 ~ Cassandra von Gotha

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Lux

C'è stato un tempo in cui ero felice. Una bambina ingenua che vagava nelle sicure e accoglienti mura di casa. Non avevo paura di nulla, di nessun corridoio buio, delle figure oscure che la mia mente fantasiosa creava, niente. Rhea era sempre stata con me, era già una vampira adulta quando io nacqui, il tempo si era arrestato per lei e aveva mantenuto intatti i suo bei capelli neri e la sua pelle liscia. Uguale, identica a mio padre, ma solo di aspetto. La nostra famiglia non è mai stata come le altre, sempre cene a cui partecipare, feste a cui attendere, sempre mostrando decoro e risolutezza. Mio padre confidava in Rhea nonostante l'avesse avuta fuori dal matrimonio, non l'aveva mai considerata una bastarda, e anche mia madre con il tempo aveva accettato la sua presenza. Del resto lei era solo venuta al mondo, non era colpa sua. Avrebbe dovuto ereditare il titolo di Lord Reggente e la sua candidatura sarebbe stata proposta al concilio dei quattordici e la votazione avrebbe deciso la sua incoronazione. Non fu così. Ero accanto a lei quando le sentii dire un forte e deciso "No." Mio padre abbassò il capo con delusione e poi mi disse di uscire dalla stanza. Discussero, forse restai ad origliare la loro conversazione per più di un'ora. Alla fine lei se ne andò di casa. Ritornava dopo un paio di mesi, raccontandomi dei suoi viaggi, i posti favolosi in cui era stata. Mi faceva vedere tutto con una mappa che portava sempre con se, mi indicava le città, le strade che aveva percorso, il mare che aveva solcato. La ammiravo. Io rimasi confinata nelle mura di casa, presentata a capi famiglia importanti del regno, offerta come sposa sempre per scherzo. Le persone ridevano, io sorridevo a mia volta. Crebbi stringendo le mani delle persone che un giorno sarebbero state la mia rete di conoscenze e alleanze, non si parlava mai di amicizia. L'unica persona che si avvicinava a quella definizione era Adrienne, stessa età, stessa responsabilità. Crescendo le nostre opinioni cominciarono a differire, ma questo non ci rese mai nemiche. A sedici anni imparai cosa si provasse ad essere visti come oggetti sessuali. Ero troppo giovane per capirlo, credevo ancora che tutte le persone intorno a me avessero un animo buono. Mio padre continuava a scherzare sul mio futuro matrimonio, mia madre sempre indifferente. Finché un giorno quello scherzo non divenne realtà e quella stessa persona che che mi vedeva come un giocattolino da esplorare non chiese la mia mano. Avevo appena raggiunto i miei ventitré anni e la mia giovinezza si era bloccata. Mio padre accettò con entusiasmo la proposta, mia madre seguì la sua decisione, mia sorella, invece, era più restia. Io? No, non avevo diritto di scegliere. Fui data in sposta alla Lord Reggente di Tianama, Cassandra von Gotha, per segnare l'alleanza tra i due regni. Avevo visitato la sua terra numerose volte e lei era venuta nella mia altrettante. Non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovata nel suo letto. A quel punto capii che quegli incontri che mio padre organizzava tra le nostre famiglie era proprio per arrivare a quello, un matrimonio combinato tenuto assieme da accordi, soldi e promesse scritte su carta.

La prima volta che ci incontrammo era primavera. La sedicenne che era in me era emozionata all'idea di incontrare per la prima volta nella sua vita una persona così importante come il Lord di un altro regno. La vidi scendere dalla carrozza con eleganza e raffinatezza. Indossava un lungo vestito argentato, la sua pelle era chiara, così come i suoi capelli. Non avevo mai visto qualcuno albino prima d'ora. Era austera nella postura, autoritaria nello sguardo, fine nei movimenti. La sua giovinezza si era fermata in un età compresa tra i ventisette e i trenta, abbastanza raro. Ma era bella, non potevo smettere di guardarla. Era accattivante, il suoi occhi mi tenevano incollata. Fu in quel momento che sperimentai per la prima volta il desiderio. Non volevo solo essere notata, volevo essere vista, ed accadde, forse non proprio nel modo in cui volevo io. Mi toccò il viso sorridendo, mi leccò il collo. Io rimasi immobile, pietrificata. Mi disse sottovoce che era un modo di fare dove proveniva lei, ma io mi sentii sporca. Mio padre trasformò il suo disagio in un sorriso finto, nemmeno uno come lui se lo sarebbe aspettato. Non lo fece con altri, strinse la mano di mio padre e di mia madre come era solito fare, e sorrise sempre.

𝓘𝓢 𝓘𝓣 𝓛𝓞𝓥𝓔?  (girlxgirl)Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz