Capitolo 25 ~ Un'Ignota Minaccia

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Lux

Era mattina presto. Il sole era appena sorto ed io ero rimasta sveglia tutta la notte. La macchina correva veloce sulla strada terrosa, facendomi a volte sobbalzare. Le auto sono ancora un qualcosa di raro che solo i più ricchi hanno il piacere di avere, e queste strade non sono ancora adatte e macchinari così innovativi. "Stai attento!" gridavo a Jason per l'ennesima buca. Lui ridacchiava ogni volta, senza capire quanto in realtà fosse stressante. Non solo non ero riuscita a dormire per il viaggio ma anche la preoccupazione mi aveva assalita. Era la prima volta che lasciavo Eloyn da sola, e pensai che non appena sarei arrivata dai Manor le avrei mandato una lettera, tanto per sentirmi più vicina a lei. Sapevo che era in buone mani, Amelie e quel ragazzo umano avrebbero pensato a lei in mia assenza, e poi non sarei stata via a lungo.

Arrivammo nel territorio dei Manor dopo poco più di un'ora, tra i miei urli e le risate di Jason, e poi passando tra una città e l'altra, arrivai finalmente alla magione di Adrienne. La servitù mi riconobbe subito, del resto avevo passato metà della mia infanzia in quella lussuosa casa.

Jason si fermò davanti al cancello ed io scesi dall'auto. C'erano due umani ad aspettarmi, un giovane ragazzo e un uomo anziano. Erano entrambi posti oltre il cancello, il più vecchio mi sorrise ed io seguii i suoi movimenti. Si avvicinò al cancelletto, e lo aprì per me con una profonda riverenza. Anche il ragazzino si inchinò quando lo guardai, agitato e assoggettato dalla mia presenza. 

"Buongiorno, mia signora."

Salutai entrambi gli umani con un sorriso amichevole e poi mi voltai verso Jason, già pronto a ripartire e a tornare a casa. Ma ero più che sicura che si sarebbe fermato prima in qualche città, del resto gli avevo detto di fare quel che gli pareva dopo avermi accompagnata. Lo salutai con la mano e lui con un ghigno si rimise su strada, con la testa già da tutt'altra parte. Non cambierà mai.

"Da questa parte" disse il servo, con i suoi occhi verdi oscurati dal mal tempo e le labbra inumidite. "La padrona la sta aspettando." 

Il servo, dall'aspetto di un uomo di quasi settant'anni, cominciò a farmi strada verso la magione. Era da molto che non venivo qui, decenni, ma sapevo riconoscere un volto, anche se invecchiato.

"Ti chiami Marlon, o mi sbaglio?"

"E' un onore" disse voltandosi con il suo sorriso segnato dalla vecchiaia "che lei si ricorda di un umano come me."

Io risi. "Sentivo sempre qualcuno urlare il tuo nome ogni volta che venivo qui."

"Ero un po' vispo da giovane." 

Eccome se lo era. Ho letteralmente visto quest'uomo crescere, da un ragazzino esuberante ad un uomo così pacato e devoto. A volte quando mi fermo a pensarci, mi fa quasi male vedere così tanta vitalità spegnersi con gli anni, e non parlo di vecchiaia, ma della morte stessa, un fenomeno così naturale ma che mi fa enormemente paura. La morte. Lo spegnimento assoluto di una persona. Come una candela, basta un soffio ed è spenta. Il tempo è il soffio che uccide ogni cosa. Uccide i sentimenti, le speranze, i sogni... ed io da essere immortale lo so molto bene. Ma non tutto muore, non sempre. Il tormento mi accompagna e lo porterò accanto a me per sempre, a meno che qualcuno non lo trasformi in amore. Ma l'unica persona che può farlo si rifiuta, ed io posso solo che accettarlo. Se solo me lo permettesse, io l'amerei per l'eternità. 

Ripensando ad Eloyn, trovai quasi buffo quanto la nostra relazione sia cambiata nel corso del tempo. Siamo passate da un relazione basata sulla violenza e la sottomissione a qualcosa che non riuscirei a descrivere a parole. E in un certo senso, devo ringraziarla per avermi fatta tornare, anche solo un po', a quella che ero un tempo. Ripensando a quello che ho fatto, che le ho fatto, me ne vergogno. So che sarà difficile rimediare, ma almeno avrò avuto la consapevolezza di averci provato, e non avrò alcun rimpianto. 

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