Capitolo 42 - Colpo di Stato

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Rhea

"Quindi hai deciso così!?"

Lux aprì la porta del suo studio con tale violenza e velocità che quando la raggiunsi a passo svelto quasi mi si richiuse in faccia.

"Lux!" Era così da questa mattina, da quando il pacco era arrivato. Gli occhi spalancati, rossi, ma senza lacrime, il respiro pesante, che potevi sentire anche da un'altra stanza, e il suo passo veloce violento che non aveva accennato a fermarsi. Era vicina ad un crollo, ormai era facile riconoscere i segnali, tra cui l'imprudenza.

"Non abbiamo un piano!" Le urlai dietro. Si sedette con pesantezza sulla sedia, posando lo scrigno di fronte a sé, e cominciò a smanettare tra i cassetti in cerca di fogli su cui scrivere, lettere che avrebbe scritto ed inviato, lettere che non avrebbero ricevuto risposta.

"Lux!" esclami nuovamente poggiando le mani sulla scrivania, difronte a lei, ma era come se la mia voce non la raggiungeva, oppure mi stava semplicemente ignorando. "Ci penserò io a nostro padre. Gliela farò pagare, ma adesso calmati."

"Non sappiamo se è stato lui."

La mia piccola Lux, che crede ancora che sua padre tenga un minimo a lei. Sempre così speranzosa nei suoi confronti. 

"Lux, stiamo parlando di uno scrigno con lo stemma dei Thorns!"

"Come se nostro padre e noi due fossimo le uniche della nostra linea."

Aveva cominciato a scarabocchiare qualcosa su quei fogli. Parole confuse accartocciate subito dopo. 

"Lux, siamo sorelle e siamo Thorns. Non credi che dovremmo discuterne insieme prima di prendere provvedimenti di cui non so?"

"Io sono la Lord," disse digrignando i denti, scartando un altro foglio. "E non tengo conto di altri."

A quel punto scattai al suo fianco. Le bloccai il braccio la cui mano scriveva freneticamente, e finalmente mi rivolse il suo sguardo. Trucido e triste.

"Non obbligarmi." La ammonii. Sapeva a cosa mi stessi rifendo. Sapeva cosa avrei fatto non appena avrebbe perso la ragione.

"Tu non capisci. Ho visto quelle ragazze crescere, erano sotto la mia protezione, le ho letteralmente mandate in casa mia, eppure-" Le si bloccarono le parole e dovette schiarirsi la gola. "Erano nel mio ducato, non sarebbe dovuto succedere."

Puntò lo sguardo sullo scrigno, raffinano e lucido, con incisioni floreali eleganti e armoniose che andavano ad unirsi formando lo stemma della nostra famiglia. Dentro di essa, due mignoli gemelli mozzati.

Mi inginocchiai accanto a lei e le presi le mani. Erano sudate e tramavano per un misto di terrore e adrenalina. Il rapimento di Eloyn, la comparsa di Lailah, Cassandra che si immette di nuovo nelle nostre vite, e ora questo. 

"Nimna e Malicia stanno bene," le dissi, e poi una seconda volta, più lentamente. "Sono addestrate per questo, e tu lo sai."

"Non ricordarmelo! Non avrei dovuto, non avrei dovuto mandarle ad addestrare, nemmeno Ife!"

Il pentimento e i sensi di colpa sono sempre stati ciò che l'hanno divorata e distrutta, e questa volta non è da meno. Avrebbe dovuto fare come me, evitare di attaccarsi agli umani, mai creare legami con loro, perché finirà sempre così.

"Ascoltami. Domani abbiamo l'incontro con i rappresentanti delle altre casate. Lui sarà lì e gli faremo tutte le domande possibili. Ma adesso non possiamo permetterci che tu perda il senno. Ormai non è più una questione personale, stiamo parlando di Styria e la minaccia che Tianama può rappresentare."

Vidi le sue labbra tremare, gli occhi troppo lucidi per non bagnarle le guance. Stava perdendo il controllo in modo spettacolarmente orchestrato. Cassandra sapeva bene come giocare le sue carte. Non oso immaginare cosa abbia promesso a mio padre, o a chiunque altro, ammesso che non sia stato lui come la mia sorellina spera.

𝓘𝓢 𝓘𝓣 𝓛𝓞𝓥𝓔?  (girlxgirl)Where stories live. Discover now