Capito 49 - Ciò Che Amiamo Ci Rende Più Deboli

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Lux

Due ore prima della discussione con Eloyn

Mi destai dal letto con delle profonde occhiaie, sentendo il peso del mio mancato sonno sulle spalle. Era stata una notte caratterizzata dal susseguirsi di incubi, immagini e ricordi inerenti Cassandra e la nostra vita assieme. Erano stati sogni ricchi di rimpianto, paura, felicità... in cui saltavo dall'uno all'altro. In cui lei mi maltrattava, mi faceva del male come meglio sapeva fare, e poi la mia mentre creava nuovi scenari in cui ci abbracciavamo strette l'una all'altra in cui lei chiedeva scusa, oppure lo facevo io, e sentivo un grande calore nel petto, così forte da non volermi staccare dalle sue braccia, ma poi il terrore ricominciava sempre. 

Erano strano, era stato tutto così profondamente strano, il modo in cui i propri sogni possono confonderti più della realtà che ci circonda.

Mi feci un bagno veloce, pulendo via il sudore e non pensando a nulla, assolutamente nulla, perché dal momento che mi ero alzata sapevo cosa avrei dovuto fare e non pensarci sarebbe stato meglio. Mi misi una vestaglia e uscii a piedi nudi dalla mia camera. Non sapevo nemmeno che ore fossero e nemmeno mi importava.

La guarda mi lanciò una breve occhiata, ma mi ignorò. Bussai alla sua porta, e lo feci con forza così da svegliarla. 

"Chi osa svegliarmi a quest'ora?!" sentii urlare. La sua rabbia mi fece rabbrividire e mi rese cosciente del gelido freddo che stavo provando.

"Lux," dissi soltanto. 

Qualche secondo dopo la porta si aprì. Cassandra mi sorrideva confusa. "E' successo qualcosa?" e poi aggiunse guardandomi meglio: "Hai un brutto aspetto."

Risi appena lo disse e poi quella risata si trasformò in pianto. Non provavo nemmeno vergogna, ormai era tempo di lasciarsela alle spalle. Mi coprii il viso, pulendomi le lacrime, ma senza cacciarle via, senza respingerle. Le lasciai andare come giusto che fosse.

Cassandra mi avvolse intorno il suo braccio e mi spinse in camera. Dietro di noi la porta si chiuse, probabilmente grazie alla guardia sempre lì appostata. Lei mi condusse dentro e mi fece sedere sul letto.

"Concedimi un momento," disse per poi andare al bagno.

Quando ritornò, io non mi ero mossa di un muscolo, era ancora seduta lì, immobile, attendendola.

Si sedette accanto al me. "Cosa ti tormenta?" mi chiese toccandomi i capelli.

"Non lo so," risposi. "Mi sento come se ci fossero frammenti di me sparsi in questa casa, in questo regno. E tu ne conservi uno dentro di te. Vorrei solo che tu me lo restituissi."

La guardai dritta negli occhi, poi le sue labbra, poi il suo petto.

"Cosa vuoi che faccia, amore?"

"Voglio che tu mi aiuti a ritrovare me stessa," le dissi, stringendole la maglia alla spalla.

"Lo farò," rispose lei tenendomi l'altra mano nella sua.

"E che mi aiuti a tenermi insieme."

Mi accarezzò la guancia, togliendo via una lacrima e osservò le sue dita bagnate con piacere. "Ti aiuterò a trovare tutti quei frammenti, finché sarai al mio fianco." Si avvicinò, mi circondò con le sue braccia, e mi spinse giù. "E già che ci siamo, puoi prendere quello che custodisco io."

Era sopra di me, bloccandomi con il suo peso e le sue gambe ai miei lati. Poggiò una mano sul mio petto, sul mio cuore, come a riflettere su quanto le avevo detto, se avevo mentito o detto il vero. 

"Il mio corpo brama il tuo con la stessa forza di un mare in tempesta. Da quando te ne sei andata, ho pensato alle tue mani intrecciate alle mie, al tuo petto ansante contro il mio..." E mentre parlò, spostò le dita sulla mia bocca, toccandomi con una delicatezza tale da farmi sognare che il passato fosse stato solo un brutto incubo e questa era la vera lei, ed io ancora una ragazzina persa. "Rivoglio indietro tutto quanto." Bisbigliò quelle parole contro le mie labbra, mentre la sua mano si spostava ad accogliere la mia guancia.

𝓘𝓢 𝓘𝓣 𝓛𝓞𝓥𝓔?  (girlxgirl)Where stories live. Discover now