Capitolo 34 ~ Legami

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Eloyn

Per tutto il tempo che sono stata qui, giorno e notte, non sono riuscita a smettere di fare paragoni, come questo materasso è più duro rispetto a quello a casa di Lux, come il cibo per umani è meno saporito, come le giornate sembrano essere lunghe e le settimane non finire mai. Con Lux ogni giorno o momento era così fugace, breve da farmi star male adesso. Fortunatamente dopo qualche giorno anch'io ricevetti una lista dei compiti da svolgere, decisamente più breve e meno pesante se messa a confronto con quella degli altri umani. Io e Cronella ci siamo ritrovate ad avere gli stessi turni. Mi disse che era stata una sfortuna per me, e che gli altri mi avrebbero odiata. Questo accese la mia curiosità.

"E' per questo che nessuno ti parla?" Le avevo chiesto. 

"Fatti i cavoli tuoi," mi avevo risposto con arroganza.

Almeno è un inizio.

Non mi rivolse la parola per una settimana intera nonostante i miei sforzi, si limitava all'essenziale: 'passami quello', 'passami quell'altro', 'sei lenta'... ancora e ancora. 

Ma adesso è in camera mia, seduta sul mio letto, e il petto scoperto.

"Ti hanno davvero fatta nera," dissi applicando una pomata datami da lei.

"Te l'ho detto quel giorno, è una sfortuna."

"Pensano che sei favorita?"

Aveva la schiena completamente rossa, presto sarebbero comparsi dei lividi molto pesanti. Quello che catturò di più la mia attenzione fu una profonda e lunga cicatrice, vecchia forse di un anno.

"Secondo te?" disse guardandomi con la coda dell'occhio.

Tutto questo mi ricordò la faccenda con Brendon e la sorella, a come lui mi aveva provocata portandomi al limite. Aveva insinuato le peggio cose, mi aveva ferita, ma almeno non fisicamente.

"Erano in due," esclamai con leggera irritazione, "perché non hai fatto nulla? Ti sei lasciata picchiare come se nulla fosse."

"Non ho bisogno dei tuoi rimproveri- ah!"

Affondai il dito in uno dei suoi lividi, leggermente violaceo. Squittì e con uno scatto si allontanò da me. 

"Matta!" esclamò, girò la testa nel tentativo di guardarsi dietro. "Fa male."

"Perché hai aspettato che intervenissi?" 

"Non sai nulla di come funzionano le cose qui."

"Ma so che hai delle forti braccia," dissi toccandole il bicipite, lei mi guardò storto scansandosi ulteriormente. "Potevi farle tu nere. Erano pure minute," dissi prendendola in giro.

Lei mi guardò con uno sguardo strafottente ripetendomi la stessa cosa: "Non sai come funziona qui." Con più rabbia aggiunse: "Non posso fare nulla."

"Perché?" insistetti.

Sembrava davvero infuriata, ma sapevo che non ce l'aveva veramente con me. Mi valutò per un attimo, decidendo se parlare o meno. 

"Ho sbagliato a chiederti aiuto."

Mi prese dalle mani la pomata e si rimise velocemente la maglietta.

"Ehi!" tentai, ma in un secondo aveva già sbattuto la porta dietro le sue spalle.

Permalosa, mi ricorda un po' me.

La mattina dopo mi alzai un po' turbata. Non riuscivo a togliermi dalla testa Cron. Era un pensiero così fisso che mi fermai davanti la porta della sua stanza. Rimasi lì davanti, immobile. La porta di una camera vicina si aprì. Inizialmente non gli diedi peso. Le due umane mi passarono dietro, io le ignorai. Sentii qualche mormorio e poi una risatina. Mi girai e vidi le due ragazze che avevano mal menato Cron. Sogghignavano tra di loro. Io le guardai in malo modo e loro si voltarono con ancora il loro stupido ghigno. Quando bussai, Cron aprì la porta con un sorriso. 

𝓘𝓢 𝓘𝓣 𝓛𝓞𝓥𝓔?  (girlxgirl)Where stories live. Discover now