chapter 36 -Voicemail-

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Eren si fermò.
-Mi avevi detto di non allontanarmi da te, perché adesso sei tu quello a farlo?- il ragazzo alzò la voce per farsi sentire dall'uomo sempre più lontano.
-Perché è meglio così.- fece lo stesso Levi, poi entrò nel palazzo, lasciando lì solo il castano.

Che avesse fatto qualcosa di sbagliato?
Prima Armin, adesso Levi.
Ogni qualvolta lui si affezionasse a qualcuno...
Anche Levi non voleva più vederlo.
Era confuso, e arrabbiato, e triste.

Si avviò per tornare dentro. Salì le scale fino al suo appartamento e entrò.
Tornò in camera sua e si stese a letto.
Quella sarebbe stata una lunga notte per cercare di prendere sonno.

Passarono alcuni giorni da quell'evento. Era quasi una settimana intera che Eren non vedeva o sentiva Levi.
Aveva provato varie volte ad andare da lui o incrociarlo mentre tornava o andava a lavoro.
Aveva provato a scrivergli e telefonargli, ma nulla.

(music )

Voleva chiarire. Stavolta non voleva arrendersi come aveva fatto con Armin.
Quella non era pietà. Quello che provava, la mancanza che sentiva delle carezze, della voce del corvino; quella non era pietà.

Prese per l'ennesima volta il cellulare e digitò, ormai a memoria, il numero di Levi.
Dopo vari squilli partì la segreteria telefonica.
Spesso a questo punto attaccava, ma decise di provare a lasciare un messaggio.
Dopo il segnale acustico, iniziò a parlare.

-Ehy.. Lo so che probabilmente sono l'ultima persona con cui vuoi parlare, e-lo capisco... Ahm... Mi manchi..un sacco. E...non riesco a smettere di pensare a te.
Credo che abbia chiamato soltanto per accertarmi che stessi bene... Io no. È difficile, senza di te. Ero così felice che il sorriso fosse tornato sul tuo volto. Ti dona, sei stupendo.
Amh...sono alla porta accanto se hai bisogno di me, sempre. Ma questo lo sai.
Ciao.-

Il corvino lasciò il telefono sul materasso e rimase a guardare il soffitto.
Cosa stava facendo?
L'unica persona al mondo che poteva amarlo smisuratamente e lo stava facendo era alla porta accanto, e lui la stava mandando via.
Certo che era proprio un idiota.

Si mise in piedi.
Era sabato; molto probabilmente Eren era dai suoi zii al negozio.
Avrebbe aspettato il suo ritorno, per parlargli.
Intanto che aspettava, doveva mettere su qualcosa per farsi perdonare. Ma cosa?

[...]

-Noi andiamo a fare queste consegne. Isabel, mi raccomando.- la donna guardò la figlia.
-Sì, sì. Tranquilla mamma, me la cavo.-
-Bene, torniamo subito.- i coniugi lasciarono il negozio.
-Io vado. Sicura di cavartela?- il castano guardò la cugina.
-Ti cavo un occhio.-
-Va bene, principessa.- Eren prese le sue cose.
-Ammazzati.-
-Madonna e quanto sei cattiva.- Farlan ridacchiò.
-Ci vediamo.-
-Sicuro di non volere un passaggio?-
Il castano guardò il biondo -Sì, tranquillo. Ho bisogno di camminare un po'.-
-Va bene.-
Il ragazzo lasciò il negozio e si diresse verso casa.

-Io sistemo questi, stai qua.- Isabel prese dei nastri e si diresse sul retro.
-Signorsì signora.-
Entrò poco dopo qualcun altro.
Farlan lo guardò. Sorrise.
-Ti sei deciso?-
Il corvino sospirò.
-Sono un idiota.-
-Lo sei.-
-Devo farmi perdonare.-
-Uh-uh.-
Seguì un momento di silenzio.
-Ho 30 anni ma mi sono innamorato come un ragazzino di 12.-
Farlan lo guardava sorridendo, con gli occhi lucidi.
Gli si avvicinò -Sono fiero di te.-
Levi gli sorrise -Beh, ti voglio bene anch'io.-
Si abbracciarono forte.


autrice
Madò li amo.

Stamattina una schifezzella come sempre ✨
Mi fa male il collo e il braccio; abbattetemi.

Bye Bibis ✨💜

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