5. C'è del marcio anche in voi

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Fissai i miei vestiti sporchi con gli occhi sbarrati, mentre una risata generale scoppiò all'interno della stanza

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Fissai i miei vestiti sporchi con gli occhi sbarrati, mentre una risata generale scoppiò all'interno della stanza. Ovviamente quegli stupidi bambini stavano ridendo come se avessero visto la cosa più divertente del mondo, ma io non ero affatto contenta, anzi ribollivo dalla rabbia. Sperai solamente che quella roba non macchiasse i vestiti in modo permanente.

«Ma volete stare un po' attenti?!», sbottai, ma nessuno sembrò sentirmi. La goccia che fece traboccare il vaso fu il sorrisetto compiaciuto sul viso di Jackson, che mi mandò letteralmente in bestia. Era appoggiato ad un tavolo, le gambe distese in avanti e incrociate all'altezza delle caviglie. Uno dei piccoletti era aggrappato a lui come fosse un polpo con il suo scoglio.

Gli andai incontro a passi pesanti e lui si ricompose subito, vedendomi avanzare e sostenendo il mio sguardo con fare di sfida. Avrei voluto dirgli tante di quelle parolacce da dovermi lavare la lingua una volta finito per quanto sarei stata volgare, ma ciò non si addiceva per niente ad una ragazza dalle buone maniere. «C'è un bagno in questo buco di posto?», optai per dire quello a denti stretti, stizzita per non avere il comfort della mia villa.

Lo vidi accigliarsi, pronto per aggiungere dell'altro, ma alla fine si limitò a farmi un cenno con il capo verso una porta chiusa e malconcia. Mi chiusi lì, anche se ovviamente non c'era la chiave e sospirai sfinita. Non avevo ancora iniziato e già mi sentivo sopraffatta da tutto quello. Odiai Caitlyn ancora di più.

Sussultai quando vidi allo specchio rotto che la tempera mi era arrivata anche sui capelli biondi e in grande quantità, ma almeno non l'avevo sul viso.

Mi guardai attorno e solo allora mi resi conto che il bagno era un vero schifo e dovetti reprimere un conato di vomito. Cercai di aprire il rubinetto, ma l'acqua ne uscì a scatti e odorava di scarico. Eppure non ebbi neanche il tempo di pulirmi un po', che subito bussarono alla porta, facendomi spaventare per l'impetuosità. Poi ci fu un altro colpo e un altro ancora, seguito da qualche risolino e degli schiamazzi sussurrati.

Mi accigliai, se credevano sul serio che mi sarei fatta sopraffare da loro e dai loro scherzi, si sbagliavano di grosso. Aprii la porta, stampandomi sul viso l'espressione più minacciosa che avessi nel mio repertorio. «Ehi!» Richiamai l'attenzione di tutti, che si ammutolirono appena mi videro, mentre i ragazzini che erano proprio fuori il bagno indietreggiarono.

Prima che potessi dire qualcosa sul fatto che non me non potessero scherzare, la signora Bradwell, di cui mi aveva parlato Blaire, prese in mano la situazione, entrando nella stanza. «Bambini! Sistemate tutti i giochi e andate in cucina, tra un po' c'è la merenda».

Sentendo la voce autoritaria, tutti obbedirono. Lei doveva essere la signora che mandava avanti il posto e fui sollevata per quel minimo di disciplina e controllo. Il caos di qualche momento prima rischiava di farmi venire un attacco nervoso.

Mi feci avanti, volevo solo trovare la mia routine in quella situazione, cosa fare e dove collocarmi. Chiedevo troppo? «Salve, sono Megan Tanner, ma penso che lei già lo sappia. Sostituisco una mia conoscente e speravo di avere qualche informazione in più...»

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