19. Glimpse of us

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Megan

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Megan

Non sapevo esattamente neanche io cosa stessi facendo, l'unica cosa di cui ero consapevole era che mi ero appena sfilata via scarpe e pantaloni e che stavo salendo cavalcioni su Jackson.

Lui mi guardava come se stesse vedendo un unicorno e aveva tutte le ragioni, anche perché fino a qualche secondo prima ero arrabbiata a morte con lui e in quel momento ero sopra le sue gambe.

Erano sei mesi che non avevo un orgasmo degno di nota e quindi se voleva farmi stare bene avrebbe dovuto provvedere anche a quello.

«Che stai facendo?» Seguì con lo sguardo ogni mio movimento, non credendo probabilmente ai suoi stessi occhi.

«Stai zitto». Gli misi una mano sul petto e lo feci distendere con la forza, non preoccupandomi neanche per un secondo di essere cauta.

«Fino a qualche secondo fa eri arrabbiata».

Sbuffai impaziente. «Posso essere incazzata ed eccitata allo stesso tempo». Con i fianchi e con le gambe mi aiutai a salire, arrivando al busto e poi alle spalle, mentre Jackson mi fissava con occhi sgranati, ma a quel punto pieni di lussuria.

«Ora, fai quello che sai fare meglio». Mi aggrappai alla testiera del letto, ormai ad un centimetro dalla sua faccia con il mio punto più sensibile.

Mi sarei seduta lì sopra e lui mi avrebbe fatto sentire quanto fosse dispiaciuto per quello che mi aveva fatto.

«Dimmi, borghesotta».

«Strappami questo cazzo di intimo».

Lui gemette e non se lo fece ripetere due volte. Con una sola mano prese la stoffa proprio all'altezza del clitoride e tirò via con forza. La strattonò per due volte e a quel punto il pizzo cedette, lasciando che il suo respiro mi solleticasse tra le gambe. Probabilmente mi lasciò anche qualche segno rosso, ma non mi importò niente. Ero troppo presa dal momento.

Non ebbi il tempo neanche di muovermi che le sue mani mi strinsero i glutei e mi spinsero verso la sua bocca, facendo subito saettare la sua lingua su tutta quella zona già bagnata.

Imprecai e mossi il mio bacino, mentre lui faceva la magia.

Avevo dimenticato quanto fosse bello esser toccata da qualcuno. Da lui.

«Mi sei mancata da impazzire», disse ed io lo guardai, abbassando il viso. I suoi occhi erano già puntati su di me, mi fissavano per recepire tutto il piacere che mi stava provocando.

Gemetti di nuovo e non solo per il fatto che avesse avvolto con quelle labbra incredibili il mio clitoride e avesse iniziato a succhiarlo ritmicamente, ma anche per quello che aveva detto. Per il tono così intenso che aveva usato. Sembrava davvero reale, profondo e tremendamente vero.

Per poco non mi vennero gli occhi lucidi.

Mi schiaffeggiò una natica talmente forte che urlai e dovetti reggermi più forte al muro. Poi le strinse entrambe e le allargò per arrivare a più zone ed io persi completamente la testa. Mi piaceva da impazzire ogni dannata cosa.

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