20. Tizzoni ardenti

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Non potevo controllare il mio corpo e impedirgli di curvarsi sotto il suo, di allacciargli le braccia dietro il collo e di ricambiare il bacio più intenso che avessi mai avuto

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Non potevo controllare il mio corpo e impedirgli di curvarsi sotto il suo, di allacciargli le braccia dietro il collo e di ricambiare il bacio più intenso che avessi mai avuto. Era qualcosa che andava oltre il mio volere, oltre la razionalità, oltre ogni cosa in cui credevo. Sentivo, allo stesso tempo, che quello non doveva succedere e percepivo la stessa cosa anche in lui. Sembrava combattuto, ringhiare contro la sua stessa volontà. Ma la verità era che non potevamo farne a meno.

Avevo tutta la sensazione che volesse stapparmi la tuta a mani nude, ne stringeva la stoffa per cercare di toccarmi sempre di più. Intanto la sua lingua faceva miracoli, non ero mai stata baciata in quel modo. Con rudezza, desiderio e disperazione. Abituata ai tocchi delicati, quelli di Jackson erano come tizzoni che briciavano e, contrariamente a quanto pensassi, mi piacevano.

Quel bacio era un ossimoro, due realtà contrarie che si incontravano solo grazie dalla punta delle nostre labbra. Il confine da non superare era quello, un semplice bacio, ma che non aveva niente a che fare con la semplicità.

Provocava in me tante di quelle emozioni che non avrei saputo a quale aggrapparmi, ma decisi di non pensarci e buttarmi a capofitto in quel bacio, che aveva il sapore più buono che avessi mai assaggiato. Il sapore del proibito.

Gemetti quando mi morse, mi stava letteralmente divorando e lo faceva anche con le mani. Sembrava scavare in cerca di più contatto e lo volevo anche io, mentre gli stropicciavo la camicia che gli fasciava il corpo di marmo. Toccarlo era ancora più bello che immaginarlo ovviamente, superava tutte le mie aspettative e non riuscivo a staccare le mani da lui. Era stato creato da un Dio, per forza, tutta quella perfezione non poteva esistere su un solo uomo.

Mi tirava i capelli leggermente, per poi passare a stringere la vita e i fianchi. Anch'io mi muovevo senza vergogna, toccandogli le spalle, scendendo verso il petto e l'addome e risalendo poi sulla schiena. Probabilmente ero ubriaca, altrimenti non sapevo spiegare tutto quello.

I miei occhiali ormai erano finiti per terra, li aveva strappati via nel momento stesso in cui il bacio si era intensificato, visto che erano solo d'intralcio.

Stranamente però non toccò niente che non fosse il viso o i fianchi. Be', era la prima volta che ci baciavamo, quindi era ovvio che non avesse toccato altre zone più sensibili, ma con quella voracità mi sarei aspettata di tutto. Desideravo di tutto.

Ci staccammo per via del fiato, ma i miei slip quasi del tutto bagnati e la sua dura voglia premuta contro il mio ventre sembrarono quasi protestare. Ci guardammo negli occhi e, vedendolo lì nella sua altezza vertiginosa e nello sguardo intenso, realizzai a pieno ciò che avessimo fatto. Jackson mi aveva baciato ed io avevo ricambiato.

Ci fissavamo in silenzio, mentre lui aveva ancora le mani sul mio viso ed io sul suo petto, che si alzava e si abbassava per l'affanno. A quel punto non c'era spazio per le parole e stranamente non andai in escandescenza per quel che era successo, l'avevo desiderato troppo per pentirmene.

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