57. Incubi come realtà

13.3K 672 481
                                    

(Domani lo revisiono)

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

(Domani lo revisiono)

Dovevo vedere con gli altri sensi, visto che la benda sugli occhi non mi avrebbe permesso di farlo.

C'era un buon odore, forse cibo, qualcosa di aromatizzato e appena sfornato. Non sentivo nulla, tranne qualche borbottio lontano, sussurri indistinti. Con le mani legate e il viso premuto per terra capivo che il pavimento sul quale mi trovavo era liscio e non sporco. Profumava di pulito. Un sapore dolciastro e metallico mi fece capire invece che avevo del sangue in bocca. Mi usciva dal naso? Mi avevano colpito al labbro?

Ero ancora intontita e sconvolta. Mi girava la testa nonostante non vedessi nulla. Non riuscivo a percepire il dolore, ero ancora anestetizzata. Chissà che diamine mi avevano dato.

Boccheggiavo in cerca di aria, che sembrava venire sempre meno nei polmoni. Odiavo esser legata come un salame, inerme sul pavimento freddo e senza la possibilità di muovermi.

Volevo urlare a chiunque mi avesse fatto quello di andarsene a quel paese, gridare per la frustrazione e scalciare avvilita per la situazione. Ma sapevo anche non potevo fare niente del genere, forse ancora non si erano accorti che ero sveglia e magari potevo trovare una via di fuga se agivo silenziosamente.

Ma chi volevo prendere in giro? Ero legata, imbavagliata e completamente disorientata. Non sapevo come comportarmi effettivamente in quelle situazioni. Avevo fatto dei corsi di autodifesa quando ero più piccola, ma niente che mi avesse preparato a quello.

Gesù, sembrava un déjà vu. Uno di quelli orripilanti, dei quali riuscivi a sentire odori ed emozioni, talmente reali da farti riviere l'incubo. Talmente reali da farti uscire fuori di testa.

Ma io tanto già lo ero, no?

Pazza.

Pazza.

Pazza.

Te lo meriti. Non puoi avere di meglio e avrai solo il peggio. Per tutte le bugie, per gli inganni, per la vita falsa che hai.

Mi sentii tremare.

Sentivo le urla sulla mia pelle, i graffi sul mio cuore.

Te lo meriti. Sei vuota, sei brutta dentro. C'è del marcio anche in te. Sei inutile perché non hai fatto niente, perché sei una rammollita. Debole.

Debole.

Debole.

Rabbrividii e mi contorsi, del tutto priva di qualsiasi capacità cognitiva. Non capivo più nulla, non distinguevo più la realtà dai ricordi.

Tutto così familiare, tutto così atroce.

Si vergognerebbe di te. Tuo padre si vergogna di te. Fai talmente schifo che nessuno ti vuole. Jackson l'ha capito e se n'è andato. E Rose è ancora troppo piccola per farlo, ma è solo questione di tempo prima che se ne renda conto. La tua inutile e miserabile vita fa schifo. Se morissi, non fregherebbe niente a nessuno. Nessuno.

Beyond the surfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora