13. Cavallerizza provetta

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Nei giorni successivi non passai un momento da sola

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Nei giorni successivi non passai un momento da sola. Tutti erano costantemente affianco a me. Per un primo momento la cosa mi piacque e mi lusingò, erano dolci a preoccuparsi, ma dopo divenne insopportabile. Mi ritrovavo ogni volta mia sorella in bagno e Travis si appostava davanti quello delle ragazze quando eravamo a scuola. Le cameriere mi spiavano quando credevo che fossi sola e c'era sempre qualche guardia fidata in qualche angolo della casa.

Per di più erano iniziati anche i provini, per così dire, per scegliere il mio nuovo bodyguard. Mio padre aveva un fascicolo su ogni persona che si presentava alle "audizioni". La loro fedina penale doveva essere immacolata e dovevano avere delle referenze positive da parte di qualche altra famiglia per la quale avesse lavorato.

Fu interrogato tutto il personale della casa per cercare anche di capire se ci fossero altri che avevano le stesse "idee" di quei due che mi avevano rapita. Ne furono licenziati molti per un singolo e minimo dubbio. Non erano tollerati altri sbagli e mio padre non faceva altro che preoccuparsi per Rose, nonostante fossi stata rapita io...

C'era molta tensione in casa e dovevamo considerare anche tutte le centinai di persone che ci lavoravano. Avevamo tutti paura di qualcosa e la nostra vita non poteva scorrere tranquillamente come se niente fosse successo.

«Qui ci vuole una festicciola!» esclamai quel giorno. Era passata una settimana dall'episodio che aveva messo in allerta tutta casa Tanner ed io non avevo potuto mettere piedi fuori se non per andare a scuola. Mi stavo annoiando e avrei preferito anche andare in quella casa famiglia e badare ai bambini, ma ovviamente quel luogo era zona rossa. Quindi era arrivato proprio il momento di organizzare qualcosa che mi riuscisse al meglio: una festa.

«No, ti prego...» La voce di mia sorella spiccò su tutte le altre. Le mie amiche avevano urlato nel momento stesso in cui quelle cinque lettere avevano lasciato la mia bocca.

Eravamo tutte attorno il tavolo della mia camera, fare merenda insieme ci era sempre piaciuto, ci dava l'idea di essere delle reali, sedute a prendere il tè con i pasticcini e circondate da alte mura ottocentesche. Adoravo la mia stanza.

«Oh, invece sì!», cinguettò Blue, addentando subito dopo un biscotto al cioccolato, che quasi si confondeva con il suo colorito. La invidiavo. Non doveva fare niente per esser così e odiavo anche il suo metabolismo. Io dovevo alzarmi ogni mattina presto per correre e ogni mio pasto doveva esser pesato se volevo avere un corpo simile al suo.

«Sei sicura che sia il caso?», disse subito Rose, preoccupata dai recenti avvenimenti.

Risposi con nonchalance, accantonando subito la questione. «Ma certo che sì». Le altre non sapevano quello che era successo, sarebbe stato uno scandalo per la mia famiglia. Non poteva uscir fuori neanche quella cosa.

«Che hai intenzione di fare?» Mi chiese Amber, passandosi una treccina tra le dita e con gli occhi che le si illuminavano all'idea.

«Una cosa molto chic in realtà» Posai la tazza di porcellana con i ghirigori rosa sul piattino. «Una sorta di aperitivo e, dato che nella nostra scuola tutti sanno andare a cavallo, fare una piccola gara. Magari con altre diverse attività. Come sapete qui abbiamo i campi da golf, paddle, croquet e così via», proclamai tutta elettrizzata. «Abbiamo sempre fatto feste di sera, è ora di fare qualcosa di diverso e in più saremo solo ragazzi, basta vecchi».

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