40. A qualsiasi costo

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Jackson

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Jackson

Alcune volte mi sentivo davvero un fallimento.

Cosa avevo combinato di buono nella mia vita? Niente.

Nessuna laurea, nessun certificato. Ero un tatuatore da quattro soldi, un cameriere indisciplinato e una guardia del corpo che aveva messo troppo cuore in quello che faceva, combinando solo danni.

Ah e... aveva ucciso uomini per soldi.

Non c'era una singola traccia positiva in me, in quello che ero. Nessuna.

Eppure lei era con me. Lei riusciva a vederla.

E in quel momento mi guardava, ignara dei miei pensieri corrosivi. Nonostante tutto quel mare nero che avevo in testa, non facevo che convergere verso di lei.

Succedeva sempre.

Era il mio centro, la mia gravità.

Quindi quando mi sentivo una merda, pensavo a lei. Pensavo al fatto che se stesse con me in fin dei conti qualcosa di buono l'avevo.

E poi c'era una novità, un'altra cosa alla quale appigliarsi.

Scesi con lo sguardo su tutto il suo corpo e mi fermai proprio all'altezza della sua pancia.

Lì c'era mio figlio.

E quello era decisamente qualcosa di più che buono.

Ero terrorizzato, certo. I miei incubi non erano finiti, erano solo mutati. Mi svegliavo nel cuore della notte, sudato e con l'ultima immagine del sonno impressa nella testa. Io he facevo del male al mio bambino.

Avevo paura che fossi fatto della stessa sostanza di mio padre. Sapevo che non gli avrei torto neanche un capello, mi sarei ucciso io se avessi avuto una singola ipotesi che quello potesse succedere. Ma gli istinti non sempre si potevano controllare e se i geni erano gli stessi...

Forse mi stavo facendo troppe paranoie.

Ma del resto come potevo non farmele?

Far crescere un bambino in quel luogo ostile non era l'ideale. C'era più della metà della città che l'avrebbe voluto morto se avesse saputo della sua esistenza. Avevano paura di me sì, ma avevo davvero troppo nemici per starmene tranquillo e contento con mio figlio mano nella mano per le vie di Wealthill.

E poi...

Mi sentivo ancora un immaturo del cazzo. Avevo ventisei anni e non ero assolutamente pronto per un bambino. Non mi vedevo neanche un po' a cambiare pannolini, a riscaldare il latte o cantare canzoncine. Sapevo che non avrei sopportato quelle cazzo di urla...

Beyond the surfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora