52. L'orfanello

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«Megan! Rose!» Urlarono i bambini non appena ci videro entrare in casa

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«Megan! Rose!» Urlarono i bambini non appena ci videro entrare in casa.

Mancava una settimana alla fine del volontariato e stavo cercando di andarci il meno possibile. Non volevo che il tempo lì finisse e mancavano esattamente sette giorni. Cercavo di alternare, ma sapevo che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato.

Anche perché del resto come avrei spiegato la mia presenza lì se non fosse stato più obbligatorio?

Jackson era già lì e c'era anche Cody, che giocavano sul tappeto con i più piccoli.

«Abbiamo portato la merenda!» Esclamò Rose, alzando la busta con tutti i panini, mentre Taylor era proprio alle nostre spalle. Avevamo portato un altro regalo per loro.

«E anche un nuovo fornetto!» Li guardai sorridendo.

«Evviva!» dissero entusiasti alcuni.

«Cibo caldo!»

Era da un po' che il loro forno si era rotto e sebbene Jackson era bravissimo ad aggiustare praticamente ogni cosa, per quello non c'era stato niente da fare. Era troppo vecchio e malandato.

Jackson si alzò e ringraziò Taylor, prendendogli poi il peso dalle mani e portandolo in cucina. Mi guardò a malapena, ma non ci feci molto caso, comunque lì c'era un vero casino.

«Grazie Taylor, ti chiamo io non appena potrai venire», lo congedai garbatamente.

Lui mi fece un cenno con la testa, mentre fissava ancora la schiena di Jackson che si allontanava. «Certo, signorina Tanner».

Rose consegnò ad ogni bambino un panino, cercando di non far catturare sin da subito i pacchetti di caramelle che avevamo preso. E non era finita lì. Avevo comprato anche un nuovo frigorifero e dei letti nuovi per ognuno di loro, solo che sarebbero arrivati tra tre giorni.

Non mi interessava di quel Reed. Lui non si prendeva cura dei bambini, così l'avrei fatto io. Che venisse da me se la cosa non gli fosse andata a genio... io lo aspettavo.

Angeline venne subito da me con un panino in mano e le braccine tese verso di me. La presi in braccio, mentre i nostro capelli biondi si mischiavano, notando come sempre con un sorriso la spilla con le perline che le avevo regalato tra i riccioli. «Ciao tesoro», sussurrai e lei mi fece un sorriso sdentato.

Lei poteva essere tranquillamente la mia preferita. Forse perché mi ricordava me da piccola... però era talmente tenera che era impossibile non innamorarsene.

Fuori in cortile c'erano anche Seth e Blaire, che stavano lavorando ad una nuova staccionata per impedirei ai bambini di uscire fuori dal cortile. Ci salutarono consuma mano non appena ci videro.

Iniziai a giocare un po' con tutti, decisamente più tranquilli rispetto alle volte precedenti. Non mi vedevano più come un intruso, un nemico che voleva fargli del male, ma come una sorta di figura materna che si prendeva cura di loro. Spesso si confondevano e mi chiamavano anche "mamma", correggendosi subito dopo.

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