49. Macchie bianche

19.4K 643 383
                                    

Jackson

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Jackson

Era sconvolta e non potevo biasimarla.

Cazzo, ero impietrito anche io quando Travis Ward le aveva fatto la proposta. Quei due non aveva neanche mai scopato e lui la chiedeva in moglie?

Quanto diamine era chiusa la mentalità in quella città e gli unici a rimetterci eravamo noi ragazzi. Ormai per le persone sopra i quarant'anni era pressapoco impossibile che cambiassero le loro credenze, del resto non potevano neanche farci niente, visto che le cose lì erano sempre state così.

Mi dispiacque per lei. Il padre che aveva faceva davvero pena e non c'era da meravigliarsi che lei fosse così. Forse la sua vita era stata buia proprio come la mia.

«Oh, Jackson... è tutto un fottuto casino!»

Dovetti frenare la lingua per non dirle quanto fosse eccitante quando diceva parolacce, visto il suo viso c'era puro panico.

«Sono troppo giovane per sposarmi! Mio padre adesso non vuole, ma se impazzisce da un momento all'altro e approva questa cosa? Io avevo dei progetti, dei sogni che...»

Non si sarebbero mai realizzati. Finii la sua frase al posto suo, visto e considerato che era più o meno il riassunto di tutta la mia intera e miserabile vita. Certo, per motivi diversi, ma il concetto era quello.

Ancora non mi capacitavo di quante cose in comune potessi avere con una borghesotta, figuriamoci con quella con la b maiuscola.

Quando aveva accennato a ciò che le sarebbe piaciuto fare dopo il liceo mi ero un po' sorpreso. Psichiatria? Psicologia? Aveva la mente incasinata e voleva aiutare gli altri a sistemarla? O voleva provare a studiare per curarsi da sola? Non lo sapevo e probabilmente non l'avrei mai saputo, però sapere di più sui suoi sogni... la rendeva sempre più umana e più vicina a me. Sembrava che quelli come lei non avessero una propria opinione, dei desideri, mai lei sì.

«E tu perché sei qua? Se Travis mi segue e ti vede nel bagno? Poi sei andato via dalla sala per seguirmi... non ti sembra che possa destare sospetti?» Alzò un po' la voce, mentre il petto si alzava e si abbassava velocemente, mentre infilava le dita tra i capelli e involontariamente tirava qualche piccola ciocca.

«Ehi, calmiamoci un attimo». Le andai vicino.

«Ah, adesso sei carino e premuroso... vattene! Lasciami stare».

Scossi la testa. «Perché non puoi essere una normale ragazza che si fa consolare?!»

«Perché tu non sei un normale ragazzo che coccola!» Mi urlò in faccia, ma io mantenni la calma. Sapevo che era confusa e spaventata e che se la prendeva con me solo perché avevo bisogno di sfogare tutta la rabbia repressa.

Incrociai le braccia al petto, ma lei non mi lasciò parlare.

«A breve avrò un attacco di panico e al momento non posso gestire anche i miei problemi sentimentali con te». Sbuffò e andò al lavabo per spruzzarsi un po' di acqua sul viso. Le guance le andavano a fuoco.

Beyond the surfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora