39. Bond

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Megan

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Megan

Il metallo della panchina sulla quale ero seduta era freddo.

Almeno non nevicava più però il gelo mi penetrava nelle ossa da almeno un quarto d'ora.

Non ero più ricoperta di sangue, Jackson si era assicurato che facessi una doccia subito dopo avermi staccato di forza da Tobias, insieme ad un'altra persona.

Sì, ero stata così annebbiata dalla rabbia che c'erano volute due persone per separarmi da quel pezzo di merda.

Solo in quel momento ricordai con esattezza cosa fosse successo, visto che in quegli istanti non mi ero sentita più me stessa.

«Cazzo, lo ucciderà prima di potergli fare qualche domanda!» sentii qualcuno urlare, ma non me ne curai neanche un po'.

Avevo una faccia da spaccare e lo feci maledettamente bene. Colpivo e colpivo come fosse un sacco da boxe e non lasciai trapelare neanche un minimo di dolore per le nostre ossa che si scontravano.

Lui gemeva e io decisi che avrei continuato finché non avesse emesso più alcun suono.

Per Angeline. Per la mia bambina.

Qualcuno mi afferrò per la vita, ma io mi aggrappai al corpo sotto di me con le cosce, continuando a tempestarlo di pugni.

Le mie nocche bruciarono un po' e dovetti ringraziare l'adrenalina per permettermi di continuare senza sentire nient'altro.

C'era solo Tobias, c'era solo il mio dolore, il mio cuore spezzato, e c'era la vendetta. Quella pura e primitiva, quella che mi avrebbe corroso l'anima anche dopo aver ottenuto ciò che volevo.

Ma non mi importava. Potevo bruciare anche nell'inferno, non mi importava.

Fargli era più importante. Ucciderlo era più importante.

«Aiutatemi, cazzo!» Era la voce di Jackson, che provava a scollarmi via senza successo. Mi ritrovai a tirargli anche una gomitata in faccia, per far sì che si togliesse una volta per tutte. «Megan, cristo!» Imprecò e per qualche momento allentò la presa.

Assestai un altro gancio destro sullo zigomo pieno di sangue.

Era tutto rosso. Tutto rosso.

Come quella sera.

Rosso. Rosso. Rosso.

Come quella sera.

Le mie mani grondavano di liquido scarlatto. Proprio come la sua faccia. Proprio come il suo ventre squarciato. Proprio come le facce sorridenti di quegli uomini.

C'erano capelli biondi, lunghi e un po' più corti.

Occhi che si chiudevano per sempre.

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