33. Provando a darti tutto

12.2K 567 310
                                    

Megan

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Megan

Ero arrabbiata. Non sapevo con chi o per cosa. Forse lo sapevo e non mi andava neanche più di pensarci. Certo, certo che lo sapevo, ma ero stanca. Davvero priva di forze... se pensavo alla situazione di merda in cui mi trovavo.

Ma dopo averlo detto a mio padre mi ero sentita meglio e soprattutto quando avevo visto che l'idea non lo terrorizzava. Potevo contare su di lui.

Quindi il peso era leggermente più sopportabile, ma c'erano altri ostacoli che dovevo affrontare. Il più grande era Jackson, ma c'era anche mia sorella. Ero un esempio tremendo per lei e non osai immaginare neanche la sua reazione.

Come avrei potuto dirglielo?

Ero nel letto con lei in quel momento. Avevamo dormito insieme quella notte, anche perché Jackson non aveva più una camera e prima o poi sarebbe venuto nella mia. Nella nostra ormai.

E a me non andava molto di stare con lui. Ero egoista probabilmente e anche un tantino insensibile. Insomma, sapevo di dovergli dare del tempo, permettergli di elaborare il tutto secondo i suoi bisogni. Ma il problema era che non avevo poi così tanto tempo.

Ero così confusa e così bisognosa di certezze che vederlo mi spaventava. Mi ricordava tutto quello che avrei potuto perdere per un errore. Perché quel piccolino in fondo era esattamente quello. E mi odiavo anche solo pensare a lui o a lei in quei termini.

Desideravo una famiglia, l'avevo sempre voluta. Una grande, piena di amore e affetto. Ne avevo bisogno perché in fin dei conti non l'avevo mai avuta. Era stata frammentata e anche piena di odio, di perdite e di distanza.

Perciò pensare che mio figlio potesse essere un errore...

Mi rigirai nelle coperte e guardai Rose che dormiva ancora, mentre la luce del mattino faceva capolino dalle pesanti tende non del tutto spiegate.

L'avevo abbracciata per quasi tutta la notte, sprofondando nel suo profumo e lasciando che la familiarità della sua presenza mi confortasse. E lasciando che mi aiutasse anche senza fare nulla, senza sapere cosa stesse aggiustando solo con i suoi abbracci.

Fissai il suo bel viso e feci un mezzo sorriso, anche se non poteva vederlo. Le scostai i capelli scuri dalla fronte, vedendo in quei lineamenti la mamma in modo così chiaro. Purtroppo ci vidi anche Tanner, ma per fortuna tutto ciò che aveva preso erano il mento e le guance. E forse era l'unica parte che riuscivo a tollerare di lui, solo perché erano anche di lei.

Poi sentii bussare alla porta e sobbalzai.

«Rose, amore mio, sei sveglia?» sentii la voce di Cody dall'altro lato della porta e mi si scaldò il cuore per modo in cui si rivolgeva a lei.

Beyond the surfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora