29. New dawn

12.8K 560 454
                                    

Jackson

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Jackson

Guardai il suo viso bianco come la neve, seduto a braccia incrociate su quella poltrona tanto brutta quanto scomoda.

Ero un fascio di nervi da più di due ore ed ero assolutamente intrattabile.

Ma come biasimarmi... la ragazza per la quale avrei fatto letteralmente di tutto si era appena presa una pallottola per me. Da quello che credevo fosse il mio migliore amico.

Quel figlio di puttana.

Se non fossi stato troppo concentrato a sorreggere il suo corpo che si accasciava sul mio, avrei avuto più tempo e attenzione per cancellare una volta per tutte quel ghigno vittorioso dalla faccia di Tobias.

Che ci faceva là, poi? Si era alleato con Tanner? Almeno si spiegava il motivo per il quale avesse scoperto questo posto, in passato gliene avevo parlato. L'aveva uccisa lui Angeline? Non volli neanche pensarci.

Un brivido freddo mi serpeggiò sulla schiena.

Megan era sedata ed era su un lettino dell'infermeria di quel posto. Era stata colpita al braccio per fortuna, ma il proiettile era rimasto nella carne e avevano dovuto operarla, ma lei era troppo agitata per il dolore e in preda ad un attacco di panico per tutto il sangue versato e avevano dovuto farle un'anestesia totale. Avevo minacciato quella sorta di medici che se le avessero fatto del male avrebbero passato il giorno più brutto della loro vita.

Ero rimasto a guardare per tutto il tempo, agitandomi in quella stanza come un animale in gabbia. Ed era esattamente in quel modo che mi sentivo. Impotente e senza il controllo di proteggere la persona di cui mi importasse di più.

Mi ero dato una calmata quando mi avevano confermato che fosse stabile, che erano riusciti ad estrarre la pallottola e che aveva bisogno solo di riposo.

Erano due cazzo di ore che dormiva. Perché non si svegliava?

La logica mi diceva che dovevo stare tranquillo, che erano solo gli antidolorifici e l'anestesia. Il suo corpo era provato... ma proprio non ci riuscivo.

Io non ce la facevo proprio a vederla in quello stato, potevo uscire fuori di testa da un momento all'altro. Se non avessi voluto essere la prima persona che lei avesse visto una volta aperti gli occhi e se non avessi voluto proteggerla finché non fosse stata in grado di farlo da sola, sarei andato dritto da quel cazzo di mezzo uomo che si faceva chiamare Tobias e anche da Tanner stesso.

Me ne sarei fregato delle conseguenze. Per lei, avrei raso al suolo tutto. Ogni. Cazzo. Di. Cosa.

Si era presa un colpo di pistola per me. Aveva provato a salvarmi. Io... che non contavo niente senza di lei. Lei, che era il mio tutto.

Io non ne valevo davvero la pena. Non ero nessuno.

Ero cresciuto tra le braccia dell'abbandono, in un orfanotrofio senza nome, senza amore e con un passato che avrei solo voluto cancellare. La mia infanzia era stata vuota, avvolto nel silenzio costante. L'unico suono che sentivo era quello del rimbombo delle porte chiuse, sbattute con forza di fronte la mia faccia. O gli schiocchi degli schiaffi, delle botte.

Beyond the surfaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora