25. Per un vaso rotto

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Jackson

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Jackson

Andai via da villa Tanner alle sei di mattina, quando il turno di guardia della notte era finito. Mi sostituì Oscar, un ragazzo che però non avevo mai visto lì a Wealthill.

Durante tutta la notte avevo faticato e non poco a non scivolare sul pavimento e dormire. Stare in piedi per così tanto tempo mi era risultato difficile, soprattutto dopo quello che mi era successo solo il giorno prima. Anche il fatto che Megan fosse dietro quella porta mi aveva tentato, sarebbe stato facile aprirla e intrufolarmi nel suo letto, sicuro che avrebbe accettato il calore del mio corpo.

Però dopo il nostro bacio decisamente più spinto del primo, la sorella l'aveva chiamata e si era piazzata nella sua stanza per tutta la notte. Singhiozzava per qualcosa che era successo, immaginai solamente che fosse per la madre. Quindi probabilmente non era una grande idea entrare in camera.

Ormai era chiaro che quella snervante borghesotta mi eccitava come non mai. Non mi capitava spesso di fissarmi così per una ragazza, di solito quel vago interesse si insinuava in me e poi andava via così veloce com'era venuto non appena ero stato appagato o nel momento in cui dicesse o facesse qualcosa che non mi andasse bene. E Megan ne aveva detta e fatte di cazzate, rappresentava il mio opposto in tutto e per tutto, dovevo starle lontano, ma proprio non ci riuscivo.

Tutti i lavori che facevo inevitabilmente mi portavano a lei o lei a me, persino il negozio di tatuaggi, e non avrei mai notato le sue forme se solo non me le sbattesse in faccia ogni volta. In tutti quegli anni in cui la vedevo sulle riviste della città o sui notiziari locali non mi era mai passato in mente di guardarla per bene. Era solo qualcuno che odiavo senza conoscere. Ma poi me l'ero ritrovata di fronte ancora e ancora e ancora. L'avevo vista quasi nuda con quel suo pigiama, sempre se potesse definire così, con i suoi vestiti sempre aderenti. Perché diamine dovevano essere sempre così stretti!?

Mi attiravano i suoi capelli, li immaginavo intrecciati alla mia mano che li tirava con insistenza. Le sue labbra morbide, che scaturivano in me pensieri sporchi come la mia anima. Quegli occhi da cerbiatto non trasmettevano innocenza, come sospettavo di incontrare, e quella era la cosa che mi faceva impazzire letteralmente.

Sospirai a quei pensieri, ancora non capivo se fossero indesiderati o meno.

Quando salii sull'autobus per ritornare nella bassa Wealthill, mi lasciai cadere distrutto su uno dei sedili di plastica dura con una smorfia. Fissai assente i colori del cielo e le nuvole che perdevano il colore rosa dell'aurora. Ero stato in convalescenza per tutto il giorno nel letto della signora Bradwell e ci sarei rimasto per altri due se non mi fossi ricordato all'ultimo di esser stato selezionato tra le tre guardie della figlia viziata di Tanner, nonché bella e intrigante come una dea.

Così mi ero fatto portare da Cody, il nuovo ragazzino del catering, delle pasticche non del tutto legali, ma che mi avevano permesso di non farmi licenziare il primo giorno di lavoro. Sapevo di non esser molto coerente con ciò che proclamavo e poi con ciò che facevo. Ma il denaro era troppo prezioso per quelli come me da preoccuparsi di essere ipocriti, se c'era un modo per ottenerlo si seguiva quella strada.

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