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Entro in casa e mi ritrovo a piangere con singhiozzi lenti e spezzati, prendo aria e regolo il respiro, asciugo le lacrime e mi butto in doccia.

Io amo quell'uomo e gli credo, ma le parole feriscono, non voglio ritornare da lui subito, ho bisogno di staccarmi dalla sua presenza, dalle scosse che mi causa e dai sentimenti contrastanti che mi crea.
Flynn mi chiama, lascio suonare, ma mi richiama una seconda e terza volta
"Flynn, che c'è?"
"Che c'è?!? Sono entrato in casa e non c'eravate, avete festeggiato senza di me??"
"No, non abbiamo festeggiato proprio, sono a casa mia ora" tiro su con il naso e allontano i capelli dal viso, inizio a giocherellare con le ciocche più lunghe
"Perché? È successo qualcosa?"
"No, dovevo ritornare per motivi personali"
"Non ti credo sai?"
"Lo so" non sono brava a fingere, nemmeno se mi dovessero pagare milioni. Il momento di silenzio diventa insopportabile, inizio a singhiozzare contro la mia volontà
"È per Theo vero? Hai scoperto qualcosa?"
"Me lo ha detto lui, so che non è stato lui"
"Con te siamo in tre che gli credono, bisogna convivere con questo dispiacere"
"Per forza? Non si può fare nulla?"
"Qualcosa si può fare..... ma Theo non lo permetterebbe mai"
"Cosa?"
"No Sarah, non è il momento, ormai è troppo tardi"
"Non è troppo tardi."

Nella mia mente c'è già una risposta, ma so che non potrei mai farcela da sola.

"Flynn, la vita di Theo non può essere così per sempre"
"Non possiamo... non puoi faci nulla, lui stesso non vuole nemmeno provarci"
"Ciò che non vuoi dirmi è che la madre di Theo potrebbe ribaltare tutto con una sola deposizione vero?"

Silenzio.
Non sento nulla se non il suo respiro rassegnato

"Come pensavo"
"Sarah, non è facile come sembra. Sua madre si è chiusa a causa di una trauma troppo grande per chiunque"
"Potrei aiutarla"
"No"
"Perché? Se solo sapesse che suo figlio la rischia quotidianamente"
"Lo sa, glielo dico io quando mi chiama, non ha nemmeno il coraggio di parlare con lui, perché sa che potrebbe aiutare ma non ha la forza di attivarsi"

Ci salutiamo, con amarezza mi accorgo che ho avuto torto, sono stata troppo superficiale nel giudicare la madre... vive un dolore troppo grande per andare lì e obbligarla a dire anche solo una parola sul suo caso ed esperienza.
__
Ore 18:37
Theo mi chiama, rispondo subito
"Hey, passo a prenderti, dobbiamo rispondere a delle domande in centrale"
Mette giù ancor prima che gli risponda

In macchina è serio come sempre, distaccato e concentrato su tutto tranne che su me, lo vedo con la coda dell'occhio e mi basta per capire di essersi seriamente distaccato.
Entriamo in centrale e le nostre strade si dividono.

Sarà una lunga serata
"Di la verità, che ha iniziato sin dalla festa, ovvero il tuo primo giorno di lavoro"
"Lo so, Theo stai calmo"
"Deve bruciare all'inferno"
Ha ragione.

__
Entriamo in centrale e subito ci dividono, a quanto pare l'hanno presa seriamente finalmente.
"Le farò delle domande e dovrà dire la verità, ha capito?" Un agente alto e grigio di capelli mi accompagna in una stanza insonorizzata e scura
"Certo, sono qui apposta"
"Lei sa chi è Theo Monroe?"
"S-si, perché?"
"Le farò alcune domande anche su di lui"
"Io sono qui per Piers, tenetelo fuori da questo caso" mi guarda duro
"Facciamo ciò che dobbiamo, non se la prenda" tira fuori dal cassetto del tavolo un fascicolo quasi vuoto.

Se è il fascicolo di Piers è troppo vuoto. Chissà quante volte l'ha scampata...

Mi chiede tutto, come l'ho incontrato, quando ha iniziato a trattarmi male, l'episodio di quella sera nel mio studio, la sparatoria in montagna ed infine... la morte della donna

"Non ne sapevo nulla fino a qualche ora fa, so solo che è stato Piers"
"Protegge Theo?"
"Si" lo sputo con franchezza, io credo a quell'uomo, dovesse crollarmi il mondo addosso
"Ha detto che non sapeva nulla fino a qualche ora fa, chi le ha raccontato il caso?"
Sa ciò che fa, ma non mi frega "sono abbastanza grande da capire se una persona mente oppure no, in questo caso Theo non ha mentito. Credo stia sviando l'argomento. Sono qui per confermare ciò che ha fatto Piers, non per riaprire il caso Del signor Monroe"

Sta zitto
Poi mi fa una domanda che mi penetra nel cuore e mi devasta
"L'ha stuprata?"
"Come osa?" Trattengo le lacrime
"Risponda" abbassa il viso sul foglio scritto e disegna una freccia che parte dal nome "Theo" e non dal nome "Piers"

"No, ma se fossi stata sola con Piers, lui lo avrebbe fatto"
"Non le ho fatto questa domanda"
"No, lei non sta facendo le domande giuste"
"Signorina, lavoro da an-"
"Non importa. Mi faccia domande su Piers, Theo è probabilmente nella stanza oltre questo muro, forse il suo collega avrà più informazioni rispetto a lei che sta divagando"

Leggo nelle sue espressioni il nervosismo di chi è deviato dai propri obiettivi "non lo difenda troppo"
"Quello lo decido io" mi permetto di dire

Mi fa solo due domande prima di concedersi, come emerito coglione.

Attendo circa 10 minuti, seduta nella sala d'attesa della centrale, poi vedo Theo uscire dalla stanza in parte alla mia, lo vedo serio e contratto.
Mi intravede tra la folla di agenti e mi raggiunge, cerca la mia mano ed esce senza esitare, senza salutare o aspettare che la porta si apra completamente.

"Che c'è?" Chiedo una volta in macchina
"Stanno cercando di riaprire il caso della donna, sono ancora sospettato"
"Non possono farlo"
"Mi hanno riempito di domande su di me"
"Anche a me le hanno fatte" si volta e inchioda "sono riuscita a sviare le domande su Piers"
"Ritorniamo in montagna"
"Non puoi scappare, sai di essere innocente, rovineresti tutto"
"Non capisci che Piers è amico con la metà degli agenti lì dentro?" Mette la quarta e accelera "perché secondo te hanno spostato il caso qui? Non perché abitiamo qui, ma perché lui è potente"
"Non può essere"
"Invece è così"

Dopo un momento di silenzio soffia un "sono un uomo morto cazzo"

The Master // IN REVISIONE Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt