IX: Tentazione

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Nives si svegliò di soprassalto, destata dal rincorrersi di leggeri tonfi e qualche imprecazione bisbigliata. Socchiuse gli occhi e, cercando di non fare rumore, si sistemò meglio sotto le coperte, così da vedere cosa stesse accadendo al centro della stanza. Non fu più di tanto sorpresa nel notare una servetta intenta a raccogliere alcune mele che dovevano esserle scivolate dalle mani mentre finiva di preparare la camera; nel corso dei giorni precedenti, infatti, Nives aveva avuto modo di notare come comparissero, al mattino e alla sera, quindici bacinelle d'acqua calda accompagnate da morbidi teli bianchi e un pezzo di sapone, nonché un cesto di frutta fresca da cui attingere nel corso della giornata.

Ringraziò gli dèi con un rapido pensiero, visto che le avevano dato l'occasione di scoprire come la servitù riuscisse a introdursi nella loro camera ogni mattina. Aveva pensato esistessero dei corridoi segreti usati solo da chi viveva nel palazzo, ma non aveva avuto modo di esplorare al meglio la stanza; non c'era alcuna possibilità d'intimità, e durante la notte non poteva permettersi di accendere un lumino, considerato il rischio di svegliare le compagne.

Osservò la servetta finire di raccogliere i pomi, nasconderne uno nella tasca del vestito e poi raggiungere rapida uno degli arazzi appesi alle pareti, per sollevarlo e sparire dietro di esso.

Nives, per sicurezza, decise di aspettare qualche attimo e, dopo aver vinto il tentennamento che la invitava a rimanere nascosta tra le lenzuola, scivolò fuori dal letto e raggiunse a passi leggeri lo stesso arazzo dietro al quale era sparita la giovane. Incantata, fece scorrere le dita sulle fitte pennellate blu e argento che descrivevano il mito della nascita dei dragonieri, per poi proseguire col racconto di come altri draghi fossero stati domati e infine dove l'antico e millenario regno fosse stato fondato.

"È bellissimo..." pensò, osservando i dettagli che definivano le scaglie bianche e il corpo elegante del primo drago mai catturato. Sua madre le aveva narrato la leggenda così tante volte che, a concentrarsi, riusciva a sentirne la voce risuonarle nelle orecchie, accompagnata da carezze lontane e ormai perdute.

Scosse la testa e si decise a sollevare l'arazzo, sotto il quale apparve una piccola porta in legno; provò ad aprirla, ma, come aveva immaginato, la scoprì chiusa. Studiò per un momento la serratura, pensando che forse sarebbe riuscita a scassinarla se solo avesse trovato uno spillone per capelli o un pezzo di ferro.

Sistemò l'arazzo al suo posto con un sospiro. Che senso aveva trovare una via di fuga se non si sapeva dove scappare?

Tornò a letto col cuore pesante, per poi rintanarsi sotto le coperte mentre il sole sorgeva, illuminando la stanza di un leggera luce rosata. Mancava poco all'arrivo della guardiana e all'inizio della lunga giornata che l'attendeva: dopo le lezioni mattutine, sarebbe dovuta tornare con Rose dai Guardiani, ma un simile attimo di libertà valeva poco a confronto del tempo che scorreva, segnando l'avvicinarsi di Everett. Non la spaventava l'idea della scelta, ma ciò che l'attendeva in seguito; i Guardiani, infatti, avevano avvertito le benedette più anziane che, dopo la cerimonia, avrebbero cercato nobili signori a cui darle in sposa. L'attesa era finita.

Nives rabbrividì, stringendosi nelle lenzuola, e serrò gli occhi nel tentativo di scacciare i suoi tormenti. Non poteva credere che gli dèi avessero davvero deciso quella sorte per lei; oltretutto, qualsiasi divinità avesse mosso i fili del destino in modo tale da far morire Regn non poteva essere benevola, così come qualsiasi entità avesse suggerito ai Guardiani l'orribile pratica delle benedette nascondeva in sé un'anima crudele.

Doveva fuggire, non c'era altro modo per liberarsene.

"Potrei esplorare i corridoi" meditò, mettendosi supina. "Scoprire dove portano e aspettare il momento propizio per scappare."

HydrusWhere stories live. Discover now