XLI: Sogni infranti

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Mistiss si girò sotto le lenzuola, lasciando che il tessuto leggero le scorresse sulla pelle e la avvolgesse in un delicato abbraccio. Appoggiò la testa su una mano, il gomito puntato nel materasso di piume, e ruotò tutto il corpo per poter rimirare con gli occhi socchiusi la figura del sovrano che, disteso su un fianco, dormiva con la bocca semiaperta; accarezzò con lo sguardo il suo profilo, sporcato da qualche stilla di sudore e dai capelli albini tutti scarmigliati, che gli ricadevano sul volto innocente creando ombre con pennellate diaboliche.

La ragazza allungò le dita per sfiorargli le labbra, sorprendendosi di quanto fossero screpolate. "Ma cosa sto facendo?" pensò, incapace però di fermarsi. Lasciò che l'indice salisse a seguire la cresta degli zigomi per raggiungere le orecchie e sorrise nel vedere il naso dell'altro arricciarsi, forse per il fastidio nato dal tocco.

Il senso di colpa che le premeva nel cuore si acuì all'improvviso, tingendo d'amaro la sua espressione. Se qualcuno le avesse chiesto come si sentiva, Mistiss non avrebbe potuto far altro che ammettere di essere felice, ma non doveva esserlo, non con lui al suo fianco: l'aveva sempre usata e lo stava facendo anche ora, nonostante fosse perso in sogni che non poteva neppure immaginare.

Neanche il pensiero che lei, in teoria, stesse solo giocando col sovrano riusciva a consolarla; non che fosse riuscita a carpire molte informazioni per la regina, ma si era prodigata a riferirle subito tutti i frammenti raccolti nella speranza che sapesse come usarli.

Sempre con lo stesso peso a gravarle addosso, Mistiss scompigliò i capelli dell'altro, incapace di smettere di sorridere davanti a ogni smorfia dell'uomo; era un divertimento infantile, che le scaldava il cuore e la riempiva di una dolcezza che mai avrebbe immaginato di provare con lui. Oltretutto, era rassicurante vedere Cain inerme, quasi fosse tornato bambino.

"Ti diverti?" biascicò nel dormiveglia, afferrandole la mano. Se la portò alle labbra e ci lasciò sopra un bacio, per poi girarsi supino e obbligarla a stringersi a lui. "Stai qui" mormorò.

Mistiss gli si accoccolò sul petto, lasciandosi cullare dalle sue braccia, e inspirò il vago odore di miele che ancora impregnava la pelle del sovrano. La realtà le parve solo un brutto sogno, qualcosa di così effimero e lontano da far apparire sciocche le ansie che la rodevano dall'interno.

"Cosa succede?" mormorò Cain, accarezzandole la schiena. "C'è qualcosa che ti turba, lo sento."

"Come io sento te?"

L'altro annuì, ripetendo con delicatezza gli stessi gesti quasi a volerla invitare a raccontargli tutto, senza preoccuparsi di alcunché. Davanti a un pensiero simile, Mistiss sospirò. "È... è difficile" rispose, abbracciandolo stretto. "Vorrei che fosse questa la realtà. Niente di più, niente di meno."

"Desiderio complesso da accontentare. Fosse possibile, lo esaudirei subito."

Rimasero in silenzio entrambi, immersi nella penombra creata da un paio di candele poste su un tavolino; un nuovo frammento di luna, visibile dallo spiraglio creato dalle tende, era velato da uno strato di nubi che ne nascondevano la luminescenza argentata, gettando la notte in un nero cupo e spaventoso. Mistiss rabbrividì e si strinse ancora più forte a Cain.

"Però... potresti esaudirlo" mormorò, affondando il viso nell'incavo del collo dell'altro. "Sei pur sempre il sovrano."

Sentì la pelle sotto la sua guancia tirarsi, segno che l'altro aveva stretto i denti.

"Non posso permettermelo" le disse, una sfumatura stanca che gli riempiva la voce. "Devo..."

"Devi trovare ciò che è meglio per te." Mistiss si scostò e si rannicchiò su se stessa. "Sarò infantile, ma non posso fare a meno di sperare."

HydrusWhere stories live. Discover now