XVLI: A cuore aperto

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Nives, seduta sull'antico pozzo in mezzo alle rovine della sede dei Guardiani, si girò a osservare Mistiss che arrancava tra l'erba alta; la vegetazione si era infilata in ogni pertugio e aveva riconquistato, una stagione alla volta, il terreno che era stato suo, nascondendo le fattezze di ciò che, invece, era stato voluto dell'uomo.

"Buongiorno" esordì, mentre Mistiss si fermava a pochi passi da lei. "Non pensavo avreste risposto così rapidamente alla mia chiamata."

"Volevo avvertirvi subito. Non vi seguirò a Feluss, mi è impossibile."

"Per quale motivo?" le chiese, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. "Non pensate sia più saggio venire anche voi, così da controllare la riuscita dell'incantesimo?"

Mistiss la guardò con aria stanca e, dopo un attimo di esitazione, coprì la minima distanza che ancora le separava sedendosi al suo fianco. "Sarebbe in effetti più saggio" ammise cauta, facendo lo sguardo sui resti del chiostro. "Eppure, sarei più di impiccio che di utilità: gli incantesimi mi rendono debole, una preda facile davanti a qualsiasi pericolo... Oltretutto, non so combattere."

Nives la osservò inclinando la testa, tanto che la lamia si affrettò a specificare: "Non in un corpo a corpo. Sono poi convinta che sarei più utile nell'accampamento."

"Per quale motivo? Non pensate sarebbe meglio seguire me e Taron...?"

"È proprio a causa della vostra partenza che è meglio che resti" la rimbeccò però Mistiss. "Qualcuno dovrà sostituirvi, altrimenti fallirebbe tutto nell'arco di pochi giorni... oppure Winloas si convincerebbe a partire lui stesso e voi rimarreste qui."

Nives arrossì e sentì una fitta di fastidio pungerle il cuore. Era già certa da tempo che la lamia la considerasse una sciocca, al pari di una bambina trascinata dagli eventi e non dalla sua volontà, e il fatto di averle posto una domanda così ingenua non l'avrebbe resa migliore ai suoi occhi. Oltretutto, il solo sentire il nome di Winloas le scavava l'animo, visto il modo in cui aveva accolto la prospettiva della partenza: lei aveva provato a far valere il suo punto di vista e, a un certo punto, era addirittura riuscita a zittirlo, ma in fondo sapeva che l'uomo non fosse riuscito a comprendere quanto fosse importante per lei avanzare in prima linea, senza dare le spalle al suo più grande desiderio, ciò che aveva mosso ogni azione fino a quel momento. Non voleva che la morte dei genitori fosse vendicata da una qualsiasi altra persona che non fosse lei; aveva la certezza che, se ciò fosse accaduto, non sarebbe mai riuscita a guardare Hydrus con la giusta misura per governare. Lo doveva a se stessa e al suo popolo.

Winloas, nonostante avesse ceduto, non era però riuscito a comprendere le sue ragioni e, anzi, aveva deciso di affiancarle nella missione Magnus, non del tutto convinto della fedeltà degli altri compagni. Era un'altra persona la cui vita sarebbe dipesa dalle sue scelte, e Nives, all'improvviso, si era sentita sopraffatta dalla responsabilità che si era addossata – era davvero disposta a sacrificare gli uomini che l'avrebbero seguita e quelli raccolti all'accampamento, nel caso in cui fosse stato necessario?

Non aveva trovato alcuna risposta, tanto che scacciò sia i frammenti dell'ultima conversazione avuta con Winloas, sia il pensiero di cosa sarebbe potuto accadere, visto quanto riuscivano a farle male.

"Io vestirò i vostri panni" disse intanto Mistiss, interpretando il silenzio calato tra loro come un invito a spiegarle cosa avesse in mente. "Winloas, invece, prenderà quelli di Taron."

"Inizio a comprendere perché sia meglio non partiate" disse, più per rompere il silenzio che non riusciva a condividere con la lamia. Mistiss, infatti, riportava a galla riflessioni lontane, che le rammentavano quanto la vita si fosse prospettata misera quando ancora viveva tra le mura dei Guardiani ora ridotte in rovine. Se chiudeva gli occhi, l'architettura si ricostruiva sotto i suoi occhi e si popolava ancora una volta dei fantasmi di chi ne aveva calcato i pavimenti un tempo. Quanto aveva amato trascorrere i caldi pomeriggi estivi seduta su una panca tra le ombra del chiostro, con in mano un testo sacro o una vecchia leggenda. Quanto invece aveva rabbrividito nel passeggiare in pieno inverno sotto il porticato distrutto, attorniata dalle compagne che parlavano senza sosta. Chissà che fine avevano fatto...

HydrusWhere stories live. Discover now