XIX: Rivelazioni

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"Sætleiki."

Quella manciata di sillabe, pronunciate con deferenza dal sovrano dei dragonieri, l'avevano colpita più di quanto avrebbe mai potuto immaginare; le ricordavano lontani momenti felici e un odore intenso di fragole rosse, abbandonate sul davanzale di una finestra col sole che le faceva apparire ancora più succose. La rimandavano anche a sussurri notturni, pronunciati dal padre, rochi e dal timbro basso, mentre lei si abbandonava nel sonno. Aveva provato a ripeterle, immersa nel catino di legno pieno di acqua tiepida in cui aveva contato i lividi che le imbrunivano la pelle e scrostato lo sporco; si era sorpresa di come la sua voce avesse inseguito tutte le lettere, bisbigliandole appena, quasi col timore di vederle sfuggire e sparire un'altra volta, ma per sempre.

Quando l'acqua era diventata fredda si era alzata e si era asciugata con un telo ruvido, i gesti meccanici accompagnati dal nome e dalle parole del sovrano.

"Dovrò spiegarvi molte cose, ma non ora. Avete bisogno di riposare."

Per qualche attimo, giusto il tempo necessario per essere scortata dal giovane che l'aveva trovata in un angolo del campo, aveva scordato ogni cosa, ammaliata da ciò che le scorreva davanti agli occhi: la slabbratura rossastra, che dalla spiaggia le era parsa enorme, si era dimostrata tale, composta da un salone naturale in cui spuntavano, come lance abbandonate dopo una lotta, stalattiti e stalagmiti; tra esse erano stati posti tavoli e tende, vicino ai quali si affollavano gruppi di uomini. Infine, lo spazio andava a incanalarsi in tanti umidi cunicoli, dove l'acqua sembrava trasudare da ogni poro, rossa come gocce di sangue.

Ciò che l'aveva lasciata ancora più a bocca aperta erano stati proprio gli uomini, mai fermi e indaffarati come formiche, ciascuno che si muoveva senza esitare. Molti l'avevano superata senza degnarla di uno sguardo, mentre altri si erano limitati a gettarle un'occhiata distratta, seguita da uno "Spostati" nel caso in cui stesse intralciando il passaggio; pochi avevano mostrato una reazione sorpresa e nessuno aveva osato rivolgerle un cenno di saluto.

Il nome pronunciato dal re aveva iniziato a tormentarla da quando Peeke se ne era andato con un'ultima occhiata dura, lasciandola in una grotta secondaria in cui brillavano due torce e dove avevano fatto portare un catino di legno, al cui fianco vi era una branda. L'unica protezione che la divideva dal resto dell'accampamento era un telo, sostenuto alla bell'e meglio da due pali. Nonostante l'imbarazzo, accompagnato dall'idea che il pezzo di stoffa fosse fin troppo precario, l'acqua calda l'aveva vinta e accolta.

Dopo il bagno aveva indossato degli abiti puliti, abbandonando gli stracci vestiti durante la fuga, e poi si era buttata sulla branda. Le coperte erano ruvide e le pizzicavano il volto, ma non le importava granché; quel sussurro che credeva non avrebbe mai più udito aveva focalizzato tutta la sua attenzione verso i ricordi di una vita lontana.

"Sætleiki."

Si addormentò tenendolo stretto alle labbra.

Si addormentò tenendolo stretto alle labbra

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