XXXII: Dar inizio alle danze

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"Come può un luogo talmente bello essere popolato da uomini così infidi?"

Era stato quello il primo pensiero che l'aveva colta mentre sorvolava Saat con lo sguardo affamato, intenta a seguire l'ergersi dei palazzi verso il sole e lo sciamare di infinite persone. Il fermento scorto sotto il ventre di Zaekr l'aveva affascinata e spaventata allo stesso tempo, troppo plasmata dai ricordi della placida Myrer e dal ritmo sonnacchioso delle giornate di Centrum Norr, così piccola e vuota a confronto; era solo l'orgoglio, infatti, che spingeva il suo popolo a rimanere aggrappato alle case sventrare, a dispetto del freddo e dei pericoli delle montagne. Un orgoglio che sentiva pulsare anche in lei, nonostante non fosse riuscita a staccare gli occhi dalla vitale confusione che animava la perla del Laeiros.

Tale era la meraviglia che Zaekr era stato costretto a richiamarla. "Attenta" avevano borbottato preoccupate le voci. "Se continui a sporgerti in questo modo rischi di cadere."

Nives si era raddrizzata, ma lo sguardo si era perso verso il mare. Durante i giri in cui il compagno le aveva mostrato i territori del Nord non si era mai trovata davanti a una distesa d'acqua così luminosa, di un azzurro trasparente come quello di un ghiacciaio sotto i raggi del sole; una simile visione l'aveva estasiata, la bocca spalancata e gli occhi incantati dalle increspature che facevano brillare la superficie di gemme preziose.

"Ma è reale?" le era sfuggito dalla meraviglia, scatenando un coro di risa nella sua testa.

"Dovresti vedere le Isole dei Draghi" aveva replicato Zaekr, mentre planava verso il palazzo di Cain, le cui mura si stagliavano sul cielo limpido e le cui torri erano coperte da una boscaglia verde. Solo il drago appariva come una nota oscura. "Tutto è nato lì e tutto ci torna, prima o poi."

"Un giorno ci andremo?" gli aveva subito chiesto entusiasta, aggrappandosi al collo dell'animale. Lo aveva accarezzato, mentre il vento le sfiorava il viso, facendo oscillare la treccia in cui aveva raccolto i capelli. Le era bastata la visione di Saat per rendersi conto che aveva visto troppo poco della regione e che avrebbe dovuto viaggiare ancora a lungo per comprenderne fino in fondo la complessità, per renderla sua; aveva desiderato solo per un attimo di scappare via e viaggiare all'infinito, lasciandosi tutti i doveri alle spalle.

Il ricordo della famiglia che non era mai riuscita a conoscere, però, l'aveva strappata dai sogni infantili per metterla davanti all'amara realtà. Avrebbe pensato a simili desideri quando tutto sarebbe finito.

Oltretutto, l'attesa che aveva sopportato nel corso del lungo pomeriggio succedutosi all'arrivo l'aveva portata a rivolgere i pensieri ad altre questioni, riflessioni che le toglievano il respiro e le facevano desiderare la presenza di Winloas. Peeke e Magnus, a onor del vero, si erano entrambi offerti di starle accanto, il primo proponendosi anche come consigliere, il secondo solo come spalla su cui fare affidamento; li aveva rifiutati con gentilezza, preferendosi chiudere negli appartamenti offertile da Cain e prepararsi al ricevimento che si sarebbe tenuto la sera stessa, vacuo simulacro di un rispetto che dubitava il sovrano nutrisse per lei.

La stanchezza che le aveva afferrato le membra l'aveva portata a sbarazzarsi degli stivali e ad abbandonarli vicino al camino freddo, per poi buttarsi supina sul baldacchino dorato che si ergeva in mezzo della camera da letto; aveva fatto vagare gli occhi sul soffitto coperto di affreschi – draghi, cavalieri, polvere e sangue dominavano la scena – e represso i brividi che le provocavano. Più tardi si era alzata e aveva vagato per il resto degli appartamenti, passando attraverso un piccolo salottino, il cui pavimento era ricoperto da morbidi tappeti ramati che le avevano solleticato i piedi nudi, ed esplorando l'ampio balcone di pietra dominato da un albero di limoni, le cui piccole foglie sembravano sul punto di sbriciolarsi al minimo alito di vento. Era rimasta a osservare i giardini del palazzo, i viali di ghiaia bianca e un'esplosione di fiori che riempiva ogni spazio lasciato libero da alberi di agrumi o altri arbusti, godendosi il silenzio e la frescura del pomeriggio inoltrato. Solo quando il cielo aveva assunto una delicata sfumatura rosata si era preparata per il ricevimento.

HydrusWhere stories live. Discover now