XXI: A Sud

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"Ho male ai piedi."

Taron si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo. "Adesso mi chiederà se può montare a cavallo" pensò, lanciando un'occhiata a Mistiss che, stanca, gli camminava a fianco.

La ragazza, invece, rimase in silenzio, forse in attesa che l'affermazione facesse presa nell'animo del compagno che, però, non diede alcun cenno di cedimento.

"Potrei andare a cavallo...?" gli chiese infine, in una domanda che voleva più essere un suggerimento. "Giusto il tempo necessario per riprendere fiato."

Senza fermarsi, Taron osservò le scarpette infangate di Mistiss e pensò che fosse un miracolo se non si era ancora slogata una caviglia a causa della suola rigida e in legno, perfetta per scivolare sull'erba bagnata o incastrarsi in qualche radice.

"Se camminassi scalza faresti meno fatica..." constatò con un sospiro. "Il problema sono solo le calzature, non la distanza percorsa."

Mistiss, in tutta risposta, gettò un'occhiata al sottobosco, in cui spiazzi di erba verde e lucida si alternavano a cumuli di foglie umide, cadute dopo l'improvviso acquazzone che li aveva sorpresi la notte precedente, quando erano ancora accoccolati vicino al fuoco, poco lontani da un albero. Taron era scattato in piedi e aveva lanciato una colorita serie di improperi agli dèi, appiattendosi con la schiena al tronco mentre la pioggia era scesa intensa, con scrosci sempre più forti e accompagnati da improvvisi fulmini. Quando la tempesta aveva infine smesso, sparendo tanto rapida quanto era apparsa, era stato impossibile accendere ancora una volta il fuoco; entrambi avevano trascorso l'intera notte svegli, cercando di scaldarsi con le pellicce.

"Non so quanto sia saggio prendere ancora più freddo" mormorò Mistiss, osservando una pigra scia di lumache scivolare su una radice. "Oltretutto, anche a te farebbe bene riposare."

"Mi riposerò quando arriveremo a Saat" replicò lui, fermando il cavallo. "Sali, dai" aggiunse, ricevendo in tutta risposta un pallido sorriso di gratitudine.

Mistiss montò rapida in groppa, tirando un sospiro di sollievo appena si fu sistemata al meglio, e Taron poté riprendere subito la marcia, il pensiero che il Laeiros fosse sempre più vicino a confortarlo.

"Comunque, se sono i piedi a farti male, il problema è nelle scarpe" le ripeté, nel tentativo di distrarsi dalla stanchezza che gli sussurrava nell'orecchio di fermarsi. Nonostante la durezza che si ostinava a mostrare, infatti, anche lui avrebbe preferito mettersi comodo e farsi trasportare dall'animale.

"Non penso dei nuovi calzari crescano sotto gli alberi." Mistiss fece ruotare la caviglia, osservando con occhio critico la pelle gonfia. "Dovrò accontentarmi ancora di queste."

"Intanto potresti togliertele."

"Così da far gelare i piedi?"

Taron sorrise appena, in parte divertito dal battibecco. Nonostante alla lunga simili lamenti gli facessero desiderare di tapparle la bocca o abbandonarla, erano comunque una distrazione dal profondo silenzio della foresta che ancora li attorniava. Oltretutto, faticava a capire se dovesse preoccuparsi dell'assenza di possibili inseguitori, oppure essere grato che l'avessero dato per morto durante l'incendio; certo era che avrebbe voluto scoprire cosa fosse accaduto in città, chi si fosse salvato e chi fosse perito, ma non c'era modo di mettere a tacere i sensi di colpa e i ricordi.

"Chissà se Nives ce l'ha fatta..."

Se Everett era ancora vivo, aveva di certo mandato qualcuno a cercarla, ma sperava la giovane avesse guadagnato abbastanza tempo per sfuggire alle sue pallide dita.

"Potrebbe già essere giunta alle montagne" rifletté, alzando il volto verso il cielo, così da osservare il sole che filtrava tra i rami degli alberi, disegnando le ombre del primo pomeriggio.

HydrusWhere stories live. Discover now