Capitolo 11

10.6K 398 14
                                    

Mi stacco dall'abbraccio di Aiden asciugandomi le lacrime e dice: "Grazie ma come affetto ora può bastare."

Lui subito si ritrae mentre si schiarisce la voce e si scusa: "Ehm sì, scusami pensavo che ne avessi bisogno. Comunque voglio davvero aiutarti, Artemis sono sincero."

"Questo l'hai già detto. Ora le cose sono due: o sei un bugiardo e lo si potrebbe capire dal tuo riproporre sempre le stesse scuse oppure sei un pessimo oratore." Esclamo definendo un quadro della situazione.

"Oh capito. Forse è meglio che vada allora." Dice Aiden raccogliendo il suo zaino con uno sguardo quasi... sconfitto.

"Perché dici di aver capito quando non lo hai fatto? Io credo che tu sia davvero un pessimo oratore, ma hai ragione. Ora sono sola e mi tornerebbe comodo avere almeno un amico. Quindi facciamo che riniziamo da capo. Ma promettimi che un giorno mi racconterai che cosa ti ha spinto a venire da me, d'accordo?" Ribatto convinta porgendogli la mano per stringere il patto.

"D'accordo" Dice avvicinandosi per stringermi la mano ma accidentalmente urta la sedia vicino al letto facendo cadere la busta con i miei effetti personali che fa un tonfo a terra.
Subito la raccoglie e la poggia sulla sedia e rialzandosi mi prende la mano. La stringe con vigore e noto come la sua presa sia salda e calda.

"Bene, io sono Artemis Wright, ho diciannove anni e frequento il secondo anno dell'università di Prince George." Escalmo a voce sicura e con il mento alzato. Oggi rinasco e lo voglio fare senza paura.

"Molto piacere Artemis, io sono Aiden Miller ho ventun'anni e diciamo che sono il vicecapo di un'azienda familiare." Risponde lui con un sorriso. Ogni volta che sorride sembra illuminarsi.

"In che senso 'diciamo'?" Chiedo per inziare la conversazione.

"Beh lavoro in un azienda con il mio migliore amico che ne è il capo. Ciò occupiamo di coordinare e gestire altre aziende più piccole nell'ambito dei trasporti." Spiega tranquillamente. Però c'è qualcosa di strano nei suoi occhi, ma probabilmente sarà una mia impressione. "Tu invece che cosa studi?" Chiede a sua volta.

"Oh sono al secondo anno dell'università che frequento a Prince George. Voglio laurearmi in Storia e magari un giorno, anche insegnare." Rispondo sorridendo. Ora che sono libera non c'è strada che non possa percorrere è un sensazione fantastica.

Sto per porre un altra domanda quando bussano alla porta. Mi volto e vedo un poliziotto. Sicuramente sarà venuto a chiedermi una deposizione o qualcosa del genere.

"Ehm buongiorno signorina, sono l'agente Adam Fraser; dovrei porle qualche domanda riguardo al suo incidente. Se la sente?" Come mi aspettavo. Il poliziotto altro non è che un giovane ragazzo, bello quanto alto, il che è strano perché non l'ho mai visto aggirarsi da queste parti.

"Certamente venga pure. Proverò a risponderle come potrò." Rispondo cortese, mentre Aiden fa un passo indietro permettendo al poliziotto di avvicinarsi. Tuttavia sembra non avere la minima intenzione a lasciare la stanza.

"Innanzitutto condoglianze per la morte di suo padre. Stiamo facendo il possibile per evitare che ciò possa capitare a qualcun'altro." Annuisco alle sue parole abbassando lo sguardo. Però proprio non c'è la faccio a sentirmi triste. Mi ha sempre trattato malissimo approfittando del fatto che non avessi un indipendenza economica stabile. Scaccio dalla mia testa questi pensieri: ad essere in colpa ci penserò più tardi.

Ora mi concentro sul ragazzo davanti a me che sembra abbastanza nella norma: alto, capelli e occhi scuri. Un viso abbastanza comune ma che trasmette tranquillità, mettendoti a tuo agio. "Bene, potrebbe descrivermi l'accaduto? Ricordi: ogni particolare può essere importante." Esclama il poliziotto mentre estrae da una tasca un taccuino e una penna.

"Ho ricordi molto frammentati rispetto a ciò che è successo. Sostanzialmente però io e mio padre siamo tornati a casa, era molto buio. Casa nostra da proprio sul bosco. Eravamo andati a prendere alcune cose al bar lì vicino. Come ha parcheggiato la macchina siamo scesi entrambi stavamo litigando per una sciocchezza. Poi a un certo dal sottobosco è spuntato fuori un lupo. Era grande e credo avesse uno, o forse entrambi gli occhi bianchi. Comunque, ha iniziato subito ad attaccare mio padre, lui si è difeso e l'ha spinto. Poi mio padre mi ha preso per un braccio per spingermi dentro casa ma il lupo ci ha attaccato di nuovo e sono caduta. Ho sbattuto la testa a uno scalino e non mi ricordo più nulla. Ho perso conoscenza." Spiego mentre lui scrive velocemente qualche appunto.

"Ha detto che il lupo aveva gli occhi bianchi?" Chiede l'agente Fraser alzando lo sguardo interrogativo dal taccuino.

"Non lo so. Insomma come le ho detto che non ho un ricordo unico, mi sto ancora riprendendo." Mento leggermente imbarazzato. Accidenti a me: lo sapevo, non devo dire niente di questo lupo.
Intanto vedo di sfuggita un sorrisetto di Aiden, "si sta divertendo a vedermi sotto interrogatorio? Dopo te la faccio pagare" mi appunto mentalmente.

"Certo, capisco. Si ricorda qualcosa di come è arrivata in ospedale?" Domanda.
"Oh si ricordo il volto sfuocato e la voce di un ragazzo che mi chiamava e che conosceva addirittura il mio nome." penso ironica, ma ovviamente non posso rispondergli così. Così opto per un: "Ricordo un volto sfuocato e una vice maschile ma non so di chi, suppongo di quelli che mi hanno portata qui."

"Perfetto, si ricorda altro? Particolari dei ragazzi o della macchina usata?" Interroga. Scuoto la testa negativa; ora che mi ci fa pensare non ricordo assolutamente nulla di una macchina. Strano.

"Va bene allora se ci dovesse essere altro mi faccia sapere; la terrò aggiornata riguardo alle indagini sui suoi anonimi salvatori. Con permesso." Conclude l'agente Fraser riponendo il taccuino e alzandosi facendomi un rassicurante sorriso. Ma mentre se ne va urta Aiden che non mi sembra molto contento della situazione.

"Scusi." Escalma subito il ragazzo dai capelli bianchi come la neve.

"Scusi lei; non l'avevo vista, lei è?" Replica il poliziotto sospettoso.

"Aiden, sono un amico di Artemis." Ribatte lui, conciso.

"Ah, piacere di averla conosciuta 'Aiden'; Signorina." Dice congedandosi con un cenno del capo e uscendo dalla stanza.

"Volevi scatenare una rissa?" Chiedo ironica a Aiden che si è riappropriato del suo posto vicino al mio letto.

"No, non sono un tipo rissoso solitamente." Replica sorridendo divertito.

"Non lo avrei mai detto; insomma la prima volta che si siamo incontrati hai dati una testata a un uomo." Gli ricordo alludendo all'episodio nel bar.

"Effettivamente non è proprio un buon biglietto da visita." Esclama per poi ridere subito dopo e io con lui.

A interromperci nuovamente è l'infermiera, Sofia, che mi annuncia che tra due giorni potrò lasciare l'ospedale. Dopo che ha chiuso la porta chiedo a Aiden: "Senti visto che mi vuoi aiutare, mi daresti uno passaggio a casa? Non sono sicura di volermela fare a piedi..."

"Te l'avrei dato comunque. Non se ne parla di farti andare a piedi dopo un trauma cranico, scordatelo." Ribatte deciso. Neanche fossi sua sorella.

"Grazie, Aiden. Non dimenticherò il tuo aiuto." Dico e in cambio ricevo da lui uno smagliante sorriso.

ANGOLO AUTRICE:

Buongiorno a tutti!
Artemis ha molti dubbi riguardo a quella notte e non riesce a distinguere bene il sogno dalla realtà... secondo voi cosa è indotta a pensare?

A ogni modo volevo approfittare della Angolo Autrice di oggi per ricordavi che ci tengo molto ai vostri giudizi perché servono per migliorare il libro; se qualcosa non vi torna, se ci sono errori o imprecisioni non esitate a scrivere. Sarò felice di rispondervi e aggiustare gli errori incriminati. Sono ben accetti anche i consigli e riscontri purché siano costruttivi e nel rispetto di tutti!

Al prossimo capitolo!

Serena

Il Lupo dagli occhi argentatiWhere stories live. Discover now