Capitolo 30

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ARTEMIS' POV

La battaglia era iniziata sul fronte nordovest. L'abbiamo capito subito come sono iniziati ad arrivare feriti.
Io e Brianna ci eravamo organizzate bene con tutto il poco personale medico presente nel branco.
Brianna dirigeva il triage creato con i medici cercando di tenere sempre pronto un medico nel caso di arrivo di un nuovo ferito. Aveva creato quattro gruppi affidati a tre persone ciascuno: due medici e un infermiera. In questo modo ci si poteva occupare di più casi contemporaneamente.

Io invece sistemavo e mi prendevo cura dei bambini, delle donne incinte in ansia per i loro compagni e degli anziani. Curavo le ferite più semplici per cercare di snellire il lavoro del personale del triage di emergenza. E riuscivo a farlo bene, nonostante il costante dolore al braccio e l'ansia che mi attanagliava il petto.

Da quando Aiden era entrato qui, con quel ferito sulle spalle, tutte le storie che mi raccontavo cercando di stare tranquilla sono state distrutte dall'evidenza: sono arrivati e sono qui per uccidere. Ma sono andata avanti, concentrandomi sugli altri che mi erano stati affidati.

Camminavo sicura tra le persone affidatemi soccorendo chiunque avesse bisogno, finché non sentì un pianto. Un bambino intorno ai quattro anni, seduto nell'angolo della libreria da solo. Mi avvicinai a lui cautamente: "Hey piccolo, che succede? perché piangi?" Chiesi preoccupata.

"Ho paura... per il mio papà." Sussurra tra le lacrime, tremante.

"Il tuo papà tornerà presto. Ora lo sai, no? È a combattere i cattivi..." replicai asciugandogli le lacrime da quegli occhietti scuri così spaventati.

"Ma io... ho paura che gli facciano male." Ribatte mentre io lo avvolgo in un abbraccio per cercare di calmarlo.

"Vedi, il tuo papà non è solo. Fuori ci sono tanti altri pronti ad aiutarlo. Anche il mio compagno che sicuramente è al suo fianco. Insieme sono più forti e vedrai, li spazzeranno via in un soffio. Presto sarai di nuovo con lui..." Spiego cullandolo mentre lo sento calmarsi.

"Come ti chiami?" Lo interrogai nel tentativo di distrarlo.

"Mi chiamo Lyam" Rispose stringendosi a me. "Piacere io sono Artemis." Repliaci porgendogli la mano che subito lui stringe.

"Tu, tu sei la compagna del Beta Aiden?" Domanda curioso; incredibile mi conoscono tutti. Annuisco con un sorriso. Poi gli prendo la manina e lo faccio alzare in piedi: "Dai vieni, vuoi essere il mio assistente?"

"Sì" esclamo con un sorriso; il primo che gli vedo fare.

"Devi essere coraggioso, lo sai? Dobbiamo consolare gli altri..." Proferisco piano, mettendolo alla prova.

"Voglio essere coraggioso." Ribatte lui deciso. Sorrisi a quel bambino così piccolo quanto adorabile e mano nel mano continuammo ad aiutare gli altri

Tutto funzionava e non c'erano problemi. Fino a quando non sono entrati tutti i restanti soldati insieme con l'ordine di evacuare e fuggire il più velocemente possibile.
Nella biblioteca si era scatenato il caos più totale. Corsi da Brianna, intenta ad occuparsi di stabilizzare i feriti più gravi e le comunicai il messaggio.

Inziai a spostare tutti nel passaggio segreto; tutti con le mani strette l'uno all'altra, con i bambini accompagnati da un adulto per non perderli. Come facevo entrare nel passaggio i vari membri del branco cercavo disperatamente con lo sguardo i capelli argentei di Aiden; "possibile che non fosse entrato?" Mi chiedevo mentre l'ansia cresceva dentro di me.

Intanto uno dei soldati appena entrati, un uomo suoi trent'anni abbraccio Lyam di slancio: era suo padre. Mi costrinsi a spezzare il momento e chiesi all'uomo con la voce impastata dalla preoccupazione: "Scusi sa dove sono il Beta Aiden e l'Alpha Chase?"

"Sono rimasti fuori a coprirci le spalle; sono arrivati altri cacciatori e ci stavano massacrando. L'Alpha ha ordinato la ritirata." Mi spiega l'uomo e ho un tuffo nel cuore. Aiden è ancora là fuori. Spingo dentro il passaggio padre e figlio e incoraggio gli altri a entrare. Dopo alcuni minuti gli uniche fuori sono io e Brianna.

"Brianna loro sono ancora fuori." Esclamo prima di entrare e vedo gli occhi di Brianna farsi lucidi. Sta soffrendo quanto me.

"Lo so, ma dobbiamo occuparci di loro è il nostro compito." Risponde prima di entrare. 
Ma c'è un piccolo dettaglio che non abbiamo considerato e di cui mi rendo conto solo ora. Richiamo la sua attenzione: "Brianna, guarda la serratura." Lei punta lo sguardo nel punto da me indicato e sgrana gli occhi: "Il passaggio può essere chiuso solo dall'esterno." Sussurra piano rendendosi conto.

"Resto io. Tu vai e proteggili, io vedrò cosa posso fare per i nostri compagni nel mentre." Ribatto velocemente.

"Sei impazzita? Ti ammazzeranno!" Grida sconvolta dalla mia idea.

"Non abbiamo alternative. Come hai detto tu dobbiamo prenderci cura di queste persone. Resto io qui. Voi andate e veloci o il loro sacrificio sarà inutile." Esclamo perentoria.

Lei annuisce piano e dice: "Fa attenzione e buona fortuna Artemis."

Annusico in risposta e chiudo il passaggio con una certa difficoltà. Appena mi sono assicurata che sia tutto in ordine. Corro fuori. Intanto nella mia testa non fa che ripetersi il nome del mio compagno, all'infinito.

Ma arrivo proprio nel momento esatto in cui una donna, una cacciatrice, spara ad Aiden. Urlo. Urlo disperata il suo nome convinta di essere nel peggiore dei miei incubi, ma è solo la realtà. L'ennesima realtà in cui perdo qualcosa o qualcuno.

E lui ferito, sanguinante mi grida di rimando: "SCAPPA ARTEMIS... Va Via."
Faccio un passo indietro; so perfettamente che dovrei andarmene ma non ci riesco, sono paralizzata dalla paura. Ma mi riscuote quando la Cacciatrice Esclama :"Che scena... dolce." Per poi ordinare ai suoi uomini: "Prendetela."

Inizio a correre; corro come una disperata con le lacrime agli occhi. Incredula rispetto a tutto quello che sta accadendo. Rientro nella Casabranco e in un attimo di lucidità mi ricordo di un posto segreto di Aiden: me ne aveva parlato una sera quando eravamo abbracciati sul divano a parlare del più e del meno. Si nascondeva lì quando aveva bisogno di pensare, di stare solo, lontano dal mondo.

Il nascondiglio in questione è un intercapedine dietro l'armadio nella sua stanza praticamente invisibile per chi non sa dove cercare. Mi nascondo lì, accucciata, con la faccia premuta sulle ginocchia e le lacrime salate che scorrono sulle mie guance prmai bagnate. Appena li sento entrare smetto di respirare per parecchi istanti: premo le mani sulla bocca con tutta la forza che ho per non far uscire un sibilo.

Li sento avvicinarsi all'armadio e frugarci dentro e là distanza che ci separa e praticamente di 5 centimetri. Dopo quelle che mi sembrano ore, escono dalla stanza e io riprendo a respirare regolarmente. Ma stremata, distrutta psicologicamente, con i muscoli in fiamme e in pieno calo di adrenalina, svengo lì.
Dietro quell'armadio, con la testa reclinata sul muro freddo.

ANGOLO AUTRICE:

Sale il tragicoooo
Cosa ne pensate di questo pov di Artemis? Avreste agito come lei? Avreste cambiato qualcosa?
Fatemelo sapere nei commenti!


Bene, io ora torno a studiare filosofia ma visto che ci sono, vi lascio una frase di Pascal bella quanto complessa da spiegare:

"Il cuore ha le sue ragioni,
che la ragione non conosce."


Al prossimo capitolo!

Serena

Il Lupo dagli occhi argentatiWhere stories live. Discover now