Capitolo 47

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Arriviamo a Miworth senza incontrare alcuna difficoltà. Dopo essermi risistemato dopo la mia trasformazione ci dirigiamo nel piccolo cimitero limitrofo. In questa zona ci sono pochissime case e sembra tutto così tranquillo, totalmente immerso nella natura.

Prendo la mano della mia compagna che lei stringe e ci incamminiamo all'interno per poi fermaci poco dopo. In silenzio Artemis posa il piccolo bouquet di fiori sulla tomba mentre spostando le foglie secche.

Non parlo, aspetto che sia lei ha farlo. Infatti dopo un sospiro Artemis inizia a parlare: "Lei mi ha appassionato alla lettura. Ogni notte mi raccontava una storia diversa; prima racconti inventati da lei, poi, quando sono diventata più grande, mi leggeva grandi classici della letteratura. Ho letto Harry Potter con lei, la prima volta. Nella casa c'è un enorme stanza solo per i libri: da piccola la chiamavo la 'biblioteca magica' perché ogni volta che entravo i raggi del sole che entravano dalle grandi finestre mi mostrava la polvere in sospensione, e per me era magia. La vera magia però la faceva lei che in soli tre mesi riusciva a farmi sentire una bambina normale. Mi ha insegnato tutto quello che so e le devo più di ciò che sono riuscita a restituirle. Ero come una figlia per lei. L'ha uccisa un infarto, mentre stava leggendo sulla sedia di fronte al camino. L'ho trovata io, la mattina dopo, quando sono arrivata per passare l'estate con lei."

"Mi dispiace tanto Artemis." Sussurro abbracciandola.

"Sai, probabilmente le saresti piaciuto. Anche se ti avrebbe sgridato al primo 'buongiorno signora.' Ti avrebbe gridato: 'Macché signora, chiamami Mary!'" Racconta inziando a dondolarsi tra le mie braccia e lasciandomi immaginare la scena. Effettivamente immaginare una signora minuta, con grandi occhiali, che mi grida di non chiamarla signora sarebbe stato divertente.

"Ormai sopporto meglio il dolore della perdita. Molti mi hanno detto che passa ma la verità è che resta sempre lì, in un angolo del tuo cuore insieme a tanti bei ricordi." Conclude la mia compagna esordendo rivolta alla lapide: "Ciao Nonna, tornerò a trovarti, promesso!"

"E io l'accompagnerò sempre." Aggiungo per poi lasciarle un bacio sulla guancia.

Inziamo a camminare verso l'uscita stretti l'uno all'altra e appena usciti Artemis si ferma improvvisamente. "Che succede?" Chiedo preoccupato.

"Voglio tornare nella sua casa. Credo di essere pronta per affrontare i ricordi rimasti lì." Risponde con un misto di determinazione e timore nella voce.

"Fai strada allora." Replico e faccio per togliermi la camicia per potermi trasformare ma lei mi ferma subito: "È vicino, andremo a piedi."

"Come comandi." Esclamo alzando le mani in segno di resa cosa che la fa ridere leggermente.

Mezz'ora dopo Artemis mi ferma di fronte a una proprietà e decide di mostramela, attivando il legame e facendomi vedere con i suoi occhi.

La villetta è bella e anche abbastanza grande. È sviluppata su due piani, quasi totalmente in legno e con un tetto blu cobalto. È circondato da un giardino grande con molti alberi e alle spalle c'è il bosco. Nel giardino c'è un altalena che oscilla al vento producendo il classico rumore metallico di un ferro non ben oliato. Per accendere a villa c'è un portico in legno e tutte le finestre sono chiuse, anzi sigillate.

Senza attendere oltre Artemis si fionda all'interno della villa e la vedo sorridere come una bimba. O forse come la bimba che dieci anni fa correva nel giardino sotto il cielo estivo.

La seguo incespicando nei passi a causa della differenza di prospettiva: vedere con gli occhi degli altri senza perdere possesso del proprio corpo non è esattamente semplice.

Appena entriamo dentro spalanco la bocca sorpreso. La prima stanza è un andito con delle ampie scale che portano ai piani superiori e alcuni corridoi che conducono ai locali al piano terra. Tra le due rampe di scale c'è una doppia porta bianca che, solo dopo essere stata aperta da Artemis, scopro trattarsi di un soggiorno.

Il Lupo dagli occhi argentatiWhere stories live. Discover now