Capitolo 41

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Sono passate due settimane da quando siamo tornati a casa. In questo lasso di tempo Chase si è ristabilito e ha ripreso a lavorare come Alpha.
Ora lavoriamo per dare la caccia ad alcuni gruppi di cacciatori sopravvissuti che girano ancora per la zona. Abbiamo allertato tutti i branchi degli ultimi eventi e quindi di dare la caccia a tutti i seguaci rimasti.

Adesso, sono sdraiato nel letto della mia camera con a fianco un accocolata Artemis. Nelle ultime due settimane per me dormire è diventato quasi impossibile: ogni volta che provo ad addormentarmi risento tutti i colpi e torture subite durante la prigionia. Non voglio dirlo ad Artemis, si preoccuperebbe per nulla. Al momento mi limito solo ad aspettare che vadano via da soli.

"Aiden, ne vuoi parlare?" Giro di scatto la testa e sento la mano della mia compagna scorrere sul mio petto.

"Di cosa?" Chiedo facendo finta di non sapere.

Lei sospira per poi spiegare, mentre mi accarezza i capelli: "Dei tuoi incubi. Non far finta di non capire, dormiamo nello stesso letto; riesco a sentire il tuo respiro accelerare e i tuoi muscoli avere degli spasmi di notte. Vuoi parlarne?"

"Non... non credo di essere pronto a dirtelo." Tentenno ma decido di dirle la verità. Ho paura di quello che potrebbe pensare, di come potrebbe reagire. Ho bisogno di tempo.

Lei sembra comprendere il mio pensiero e infatti dice: "Va bene, lo capisco. Ma sappi che se mai ne vorrai parlare io sono qui. Non sei solo Aiden, non lo sarai mai."

"Lo so e per questo che ti amo. Ho solo bisogno di tempo per lasciarmi tutto alle spalle." Confesso chiudendo gli occhi. Artemis si sporge su di me e mi bacia le palpebre delicatamente: "Va bene."

Finita la nostra conversazione vi alziamo e ci prepariamo per la giornata. Dopo mezz'ora scendiamo nella sala comune per la colazione con il branco. È una vecchia tradizione quella di condividere i pasti: ormai sono anni che non è più obbligatoria ma alcuni, soprattutto i residenti nella Casabranco o i soldati, mantengono ancora la tradizione attiva.

Appena arriviamo salutiamo Brianna e Chase ma il tono utilizzato suggeriscono che per loro non è stato un buongiorno. O almeno quello di Brianna che sembra triste, mentre Chase non mi ha proprio risposto. 

Appena tutto il branco si riunisce, l'Alpha fa un cenno e tutti iniziano a mangiare, almeno deduco la cosa dato che dopo un istante di silenzio tutti iniziano a spostare piatti e bicchieri. Cerco allora un collegamento con Chase: non ha mai fatto così, anzi, sapendo del mio problema si è abituato a fare tutto a voce, sostituendo parole a semplici cenni. "Chase, va tutto bene?" Chiedo telepaticamente mentre tutti sono distratti.

"Sì, sto bene." Risponde secco. Troppo secco.

"Non è vero. Non hai mai fatto così." Replico cercando di scoprire la verità.

"HO DETTO CHE STO BENE." Urla e tutti nella sala si fermano. Rimango immobile scombussolato dal suo scatto d'ira. Abbiamo litigato altre volte ma raramente abbiamo alzato la voce e sempre in privato.
Suppongo che si senta addosso gli sguardi di tutti perché sbatte le mani sul tavolo e se ne va con passi decisi.

Decido di riportare la situazione in ordine e ordino: "Tornate a mangiare, non è successo niente." Subito il rumore di piatti, bicchieri e chiacchiere riempie di nuovo la sala.

Mi rivolgo interrogativo a le due ragazze rimaste e Artemis pone la domanda per me: "Ma che è successo?"

"Dopo." Sussurra Brianna in risposta per poi continuare a mangiare.
Conclusa la colazione ci alziamo e ci mettiamo tutti e tre in un luogo più appartato per parlare.

Subito inzia a raccontare: "Non lo so. Sono giorni che cerco di capire ma non vuole parlare. Continua a dire che sta bene, che è solo un po' agitato, che il suo lupo è sotto stess. La notte non dorme e le poche volte che lo fa ha incubi che lo fanno rimanere sveglio. Ha saltato le ultime quattro visite e io cerco di monitorarlo come posso ma ovviamente devo ancora finire gli studi, non sono un'esperta. Quando era ancora in convalescenza dovevano tenerlo sedato o toglierli il catetere venoso perché ogni volta che lo vedeva nel braccio aveva attacchi di panico. Ho paura che abbia una sindrome da stress post traumatico o simili. Non so cosa fare." Conclude in lacrime. Artemis subito l'abbraccia e la consola mentre io inzio a camminare a passo spedito verso l'ufficio di Chase.

Appena arrivo di fronte alla porta non aspetto niente e nessuno e la spalanco per poi richiuderla, con un calcio, alle mie spalle. "Chase mi dici che diavolo sta succedendo?" Esclamo mettendo i pugni chiusi sulla sua scrivania.

"Scommetto che hai già chiesto a Brianna e sai tutto. Dimmelo tu che cos'ho." Ribatte lui con tono di sfida.

"So che stai distruggendo la tua compagna con i sensi di colpa perché non riesce ad aiutarti. Chase, so cosa abbiamo passato e non c'è niente di male a chiedere aiuto." Replico cercando di convincerlo.

"Perché? Tu sei riuscito a raccontare a Artemis cosa ci hanno fatto? Riesci ancora a dormire senza fare incubi? Non hai improvvisamente più paura del contatto?" Domanda in sequenza il mio migliore amico. Rimango in silenzio, sono l'ultimo che può fargli la predica.

"Io so che hai ancora un buon rapporto con Artemis e che riesci a farti toccare solo da lei. Tu hai solo sentito Aiden. Io ho visto. Ho visto ogni singola cosa che mi hanno fatto e non riesco a togliermele dalla testa quelle immagini. Sto bene, mi serve solo tempo. Non sono spezzato e non posso permettermi errori: sono l'Alpha di questo branco, devo guidarlo. "Continua imperterrito.

"E adesso esci e torna quando ti sarai calmato. Non sei mio padre Aiden, non ho bisogno di pesi. Chiudi la porta quando vai via." Termina per poi riportare l'attenzione a ciò che stava facendo prima. Esco dalla stanza sconcertato da quello che ha detto.

Effettivamente ha ragione. Ho sofferto solo in parte quello che ha passato lui; essendo cieco mi hanno considerato meno e lui, dato che era l'Alpha, l'hanno torturato per estorcergli informazioni ma non hanno mai ottenuto nulla. "Ma a che prezzo?" Mi chiedo demoralizzato.

Ma forse la frase che ho preso di più sul personale è '...non ho bisogno di pesi.' Ha ragione anche su questo: sono un peso. Ma non per questo ho intenzione di arrendermi con lui. È come un fratello per me, non l'abbandonerò per alcune parole dette in un impeto di rabbia.

Silenziosamente ritorno da Artemis e Brianna che subito mi chiedono cosa sia successo e io riferisco la nostra conversazione.

"Dobbiamo aiutarlo, anzi aiutarci. È inutile nasconderlo; dobbiamo scendere tutti a patti con quello che è successo." Esclama Artemis dopo un minuto di silenzio.

"È scontato che non lo lasceremo solo. Dobbiamo solo capire come aiutarlo senza fare ancora più danni." Replico tranquillo mentre penso a un'eventuale soluzione.

"Troveremo il modo. Per forza." Risponde Brianna decisa per poi salutarci e andare via.

ANGOLO AUTRICE:

Vi aspettavate questo riscontro psicologico?
Cosa faranno ora Brianna, Artemis e Aiden?
Secondo voi Aiden sta reagendo bene ai suoi demoni?

Scrivetelo nei commenti!

P.s. cercasi eventuali student* di psicologia che possano dare consigli per rendere la cosa il più reale possibile. Si accetta qualunque tipo di consiglio/dritta.

Al prossimo capitolo!

Serena

Il Lupo dagli occhi argentatiWhere stories live. Discover now