6. «Mi fai sentire al sicuro.»

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Jungkook.




Seppi immediatamente di star facendo la cosa giusta non appena lo sbattei contro la parete dell'entrata di casa, chiudendo la porta con un calcio perché lui ansimò e mi guardò con occhi di fuoco, implorandomi di avere di più.

Appoggiai le mani sul suo petto, all'altezza del cuore e muovendomi verso l'esterno, gli feci scivolare giù dalle spalle quella meravigliosa giacca rossa e finalmente potei vedere più superficie della sua pelle leggermente abbronzata, dal momento che sotto indossava solo una maglia a maniche corte.

Mi abbassai leggermente mentre lui continuava a fissarmi senza fermarmi, mi stava dando il permesso ti toccarlo in punti in cui probabilmente un alpha non l'aveva mai toccato e l'idea di essere il primo e che a lui stesse piacendo, mi faceva sentire un fuoco dentro lo stomaco. Gli afferrai forte il retro delle cosce, sollevandolo da terra e premendolo più forte contro la parete. Le sue gambe immediatamente si avvolsero intorno alla mia vita, le sue mani si aggrapparono alle mie spalle, lasciò andare un borbottio sorpreso però poi mi sorrise, leccandosi l'angolo delle labbra.

«Testa contro il muro.» Gli sussurrai e lui lo fece senza protestare, scoprendo il collo.

Io mi chinai, prima strofinando appena il mio naso contro la sua cute e poi lasciandogli un bacio soltanto sotto l'orecchio. Rabbrividì all'instante, muovendo il bacino, scosso da quella sensazione ed inevitabilmente si strusciò contro il mio, facendomi respirare con affanno per un secondo. E quindi non mi fermai, tenendolo in equilibrio ancora più saldamente, sprofondando completamente tra i capelli e contro la sua nuca, lasciandogli una scia di baci ed ogni volta che appoggiavo la lingua contro la sua pelle, percepivo il battito del suo cuore, correva all'impazzata, pompava dinamico.

Mi staccai solo quando cominciai a sentire le braccia stanche e per quanto sapevo di poterlo reggere ancora, non volevo che lui pensasse che l'avrei fatto cadere e così mi allontanai di poco solo per guardarlo negli occhi, continuava a non dire niente, a respirare con la bocca socchiusa perché evidentemente non riusciva ad incamerare abbastanza ossigeno solo col naso. Osservai le sue labbra, poi incontrai ancora i suoi profondi occhi nocciola, non erano neri come i miei o come quelli di Seokjin. Tutto di lui era più chiaro e luminoso, perfino i suoi colori. Mi piegai nuovamente su di lui, ci arrivai molto vicino e lo volevo da impazzire, avevo bisogno di sapere se oltre a profumare di pesche, anche il suo sapore sarebbe stato lo stesso però qualcosa dentro di me mi disse di andarci con calma, di non affrettare le cose. Taehyung era speciale e come tale avrei dovuto trattarlo. Ecco perché gli baciai la guancia, due volte, la seconda con lo schiocco.

«Ti va di andare in camera?» Chiesi.

«Sì.» Annuì. Io provai a leggere un minimo di esitazione, un ripensamento, del senso di colpa nei suoi occhi, nei suoi feromoni ma non c'era niente di tutto quello. Era consapevole, voleva quello almeno tanto quanto lo volevo io.

«Sei sicuro?»

«Sì, Jungkook.»

Gli feci toccare nuovamente terra con i piedi e gli feci segno di seguirmi, levandomi il giubbotto in pelle nera e abbandonandolo sul primo mobile che trovai. Quando entrammo nella mia camera da letto, lui si guardò un po' intorno, notò sicuramente i guantoni da boxe sulla scrivania, l'acchiappa sogni che mi aveva regalato Seokjin in un periodo in cui mi capitava di fare molti incubi di notte. Io mi sedetti sul letto e lo osservai, pensando al fatto che non mi dava per niente fastidio che un omega stessa girovagando libero per la mia stanza, in una casa dove solo mio padre e Yoongi avevano messo piede, oltre a me.

Quando ebbe saziato la sua curiosità e si sedette accanto a me, riavviandosi i capelli e poi mordendosi il labbro, io pensai che si era rotta la magia, che forse ora sarebbe stato strano o che magari si sarebbe reso conto che entrare in casa di un alpha e sedersi sul suo letto, poteva voler dire solo una cosa anche se per me non sarebbe stato un problema se mi avesse detto di no. Potevamo anche distenderci e parlare di stelle tutta la notte, per quanto mi riguardava. E pensai che avrei dovuto dirglielo, che era meglio lo sapesse perché il suo cuore batteva troppo forte però stava tenendo i suoi feromoni sotto controllo ed io non riuscivo più a decifrare le sue emozioni.

Purple eyes shine for you | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora