11. «Ho commesso un errore.»

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Taehyung.



Una delle cose che più mi piaceva della libertà, era che non dovevo più dar spiegazioni a nessuno e così la mattina mi svegliavo sempre di buon umore, spalancavo la finestra per far girare aria e sapendo di dover aspettare come minimo un'oretta prima che mi portassero la colazione in camera, uscivo ad esplorare e, in un paio di giorni circa, avevo imparato a memoria quali fossero i corridoio degli alpha, dei beta e degli omega, sapevo arrivare velocemente di fronte alla stanza di Namjoon mentre quella di Seokjin era sul mio stesso piano. Sapevo di non potermi addentrare nell'ala est del pian terreno perché c'erano gli uffici e la sala riunioni del Consiglio però nell'ala ovest invece c'erano le cucine e mi piaceva fare il giro del giardino per sentire il buon profumino che usciva dalle finestre, quello era l'unico modo per sapere più o meno cosa avrei ricevuto per colazione, pranzo e cena. Quella mattina i cuochi stavano preparando waffles ed io mi leccai i baffi e sorrisi, accelerando il passo per rientrare nella grande villa.

Feci per salire le scale per tornare in camera mia ma sul pianerottolo incontrai un forte odore di rosa e i miei occhi si scontrarono con quella di una ragazza. Era alta e bellissima, lunghi capelli neri corvini che le ricadevano ondulati sulle spalle e fino ai fianchi, un leggero trucco a renderle lo sguardo ancora più accattivante.

«Tu.» Disse ed io chinai il capo. Era una omega ma era sicuramente più grande di me.

«Buongiorno.» La salutai, salendo gli ultimi due scalini che mi mancavano e superando la sua figura. Non potei però inoltrarmi nel corridoio che mi avrebbe portato in camera mia perché lei mi afferrò il gomito, costringendomi a voltarmi nuovamente nella sua direzione.

«Te ne vai in giro a curiosare? Cosa sei, una spia dei Red Shadow?» Il suo tono era sprezzante e cinico, quasi cattivo.

«N-no, assolutamente no. Stavo solo facendo una passeggiata.»

«Ti annoi?» Mi chiese. Io annuii debolmente. «E ti senti solo?» Comparse un sorriso ambiguo sul suo volto ed io rimasi immobile. «Certo che ti senti solo. Nessuno viene a trovarti, Jungkook non viene a trovarti. Nessuno ti vuole qua.» Continuò ed io avrei solo voluto che si aprisse una voragine nel pavimento per sprofondarci all'interno e sparire. «Sai chi sono, omega?» Omega, disse quella parola con la stessa cadenza di Seojoon, come se fossi una nullità.

«No, signorina. Mi dispiace.» Cercai comunque di mantenermi educato.

«Jisoo, la futura mate di Jungkook.» E in un secondo tutto ebbe senso, il suo modo di fare sprezzante, il suo odio nei miei confronti, il considerarmi una spia. Marchiò il suo territorio con quella frase. Io ero l'omega che portava in grembo il figlio bastardo perché sarebbe stata lei la futura mate di Jungkook, sarebbero stati i loro figli i legittimi eredi.

«È un piacere fare la tua conoscenza.» Provai a sorriderle, volevo dimostrarle che non era mia intenzione sembrarle una minaccia.

«Sarebbe un piacere solo se potessi camminare sul tuo cadavere, Kim Taehyung.» Il sorriso mi morì sul volto ed abbassai il capo. Lei si avvicinò, sentii tintinnare i braccialetti che aveva al polso. «Per Jungkook sei solo un problema, non ti vuole. Puttana.» Percepii gli occhi riempirmisi di lacrime.

«Jisoo. Lascialo in pace.» La voce di Seokjin ci raggiunse forte e chiaro e lei fece immediatamente un passo indietro.

«Stavamo solo chiacchierando. Vero, Taehyung?» Disse, io rimasi immobile.

«Vattene. Nessuno ha bisogno della tua negatività di mattina presto.» Aggiunse lui, afferrandomi il polso e attirandomi verso camera mia, solo quando la ragazza non fu più nella nostra visuale, mi lasciò andare e mi mise dolcemente una mano sulla testa. «Stai bene?» Mi chiese.

Purple eyes shine for you | kooktaeWhere stories live. Discover now