36. «Pensare ai loro nomi.»

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Jungkook.



Era assurdo il modo in cui in quella domenica di fine estate, io e mio padre eravamo seduti sulle poltroncine da esterno che avevo comprato qualche giorno prima, due birre appoggiate al tavolino mentre osservavamo Taehyung e mia madre adornare la fioriera che avevamo comprato e che avevo montato. Taehyung mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto imparare a prendersi cura di alcune piante in casa, che voleva qualcosa che riempisse del nostro odore anche il giardino e non solo l'interno della casa e così avevamo comprato un pesco ancora piccolo ma che sicuramente sarebbe cresciuto negli anni, un paio di piantine di lavanda e ovviamente i bulbi per gli agapanti e i crisantemi. Sarebbero tutti fioriti durante la prossima primavera e Taehyung aveva già fatto i calcoli, dicendomi che i cuccioli avrebbero già avuto sei mesi di vita quando sarebbero comparsi i prima boccioli. Non avrei mai potuto dirgli di no, eravamo immediatamente usciti per andare a comprare tutto l'occorrente. Gli avevo spiegato però che io non sapevo se sarei stato in grado di insegnargli come prendersi cura delle piante che avremmo piantato e lui mi aveva chiesto se mia mamma sarebbe stata disposta ad insegnargli ed ora eccoli lì, accucciati in giardino, a spostare terra e ad innaffiare piante. Taehyung era bellissimo con addosso una mia maglia bianca che forse accentuava il pancione ancora di più, teneva i capelli racconti all'indietro con una bandana e la sua pelle era baciata dal sole. Era sempre stato esteticamente meraviglioso, ero rimasto scioccato dalla sua bellezza la prima volta che l'avevo visto però la gravidanza gli aveva giovato ancora di più o forse ero solo io che mi innamoravo di lui ogni secondo un po' di più. lo stavo semplicemente osservando e sentivo di avere lo stomaco in subbuglio ogni volta che lo sentivo ridere di gusto insieme a mia madre.

«Com'è andata la visita?» Chiese mio padre, scrollandomi da quello mio stato di trance.

«Mh?»

«L'ecografia. Ho incontrato Haru l'altro giorno.» Era la prima volta che si interessava di sua spontanea volontà però decisi di non farglielo notare o temevo si chiudesse nuovamente in sé stesso.

«È andata molto bene. I piccoli sono completamente formati, stanno bene e sono in salute. Sono cresciuti molto rispetto al mese scorso e ce ne eravamo accorti anche noi però non hanno ancora cominciato a posizionarsi quindi Haru ha detto che probabilmente hanno ancora bisogno di tempo.»

«Quindi la data di scadenza è slittata?»

«Si e no. Ci ha dato un altro appuntamento a fine settembre, tra un mese e Taehyung sarebbe a sette mesi e una settimana e in base alla situazione deciderà. Ha detto che in caso i piccoli fossero in sofferenza, bisognerà indurre il parto ma da qua ad un mese possono cambiare tante cose e che è inutile che ce ne preoccupiamo adesso.» Mi ero agitato a sentirla parlare così però poi, quella notte stessa, dopo che Taehyung si era addormentato, i piccoli avevano rilasciato feromoni per farmi sapere che stavano bene e avevo compreso che se effettivamente avrebbero cominciato ad essere in sofferenza per un qualsiasi motivo, io me ne sarei accorto prima di chiunque altro e avremmo reagito di conseguenza.

«Rimarrai con lui? Durante il parto?»

«Sì.» Risposi deciso. Non ne avevamo ancora parlato ma non sarei mai stato in grado di aspettare fuori, ascoltarlo magari urlare e non poter essere lì con lui a stringergli la mano. Sarei entrato in sala parto, non si discuteva.

«Io ho visto nascere sia te che Seokjin. Ho i ricordi impressi nella mente.» Mi disse.

«Avevi paura?»

«Di diventare padre? No. Di deludere Jihyo? Sì. Ero terrorizzato. Soprattutto quando sei nato tu ma dopo appena un annetto mi ha chiesto di avere un secondo figlio e ho pensato che forse non stava andando così male.»

Purple eyes shine for you | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora