17. «Papà mi minaccia!»

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TW: Taehyung comincerà a definire sè stesso con l'appellativo femminile di "mamma".




Taehyung.



Seokjin ci aveva impiegato settimane ma alla fine mi aveva convinto ed io mi ero ritrovato seduto in una delle grandi tavolate nella sala pranzo durante l'ora di punta con quasi tutti i membri del branco che mi guardavano e mi salutavano, chiedendomi come stessi e se mi fossi ambientato ed io non conoscevo nessuno di loro, mi sentivo in imbarazzo, non avrei dovuto affrontare tutto quello da solo.

Fortunatamente Jimin e Hoseok avevano accettato di fermarsi a pranzo con me, standomi accanto e sedendosi nelle due sedie ai miei due lati. Jimin mi stava stringendo la mano da sotto al tavolo, accarezzandomi a gamba di tanto in tanto e rilasciando feromoni che mi aiutassero a respirare e a rimanere relativamente sereno.

Dopo i primi minuti di imbarazzo, quando ci fu servito il cibo e Seokjin, Yoongi e Namjoon cominciarono a chiacchierare e a raccontare aneddoti di quando erano piccoli, l'atmosfera si alleggerì ed io mi sentii a casa, in mezzo a persone a cui tenevo e che ci tenevano a me.

La cosa che più mi stava intrattenendo erano gli sguardi tra Jimin e Yoongi. Non immaginavo che l'alpha sarebbe venuto a sedersi insieme a noi, era sempre stato molto distante da me e da tutta questa situazione, non avevamo mai scambiato più di quattro o cinque parole di circostanza però lo avevo notato bene il suo cambiamento non appena aveva visto Jimin. Aveva guardato il posto vuoto per sé stesso accanto ai genitori, aveva scosso la testa e poi si era avvicinato, spostando la sedia con nonchalance e chiedendoci se poteva unirsi a noi.

Dall'altra parte della sala, seduto alla destra di suo padre, c'era Jungkook. Insieme a lui c'era la madre, Jisoo che si stava appendendo al suo braccio anche se lui sembrava avesse lo sguardo perso nel vuoto, spostava il cibo nel piatto senza portare nulla alla bocca. Il padre gli parlava, lui annuiva senza mostrare emozioni, lei sorrideva felice.

Erano passati due mesi dall'ultima volta che avevamo avuto una vera e proprio conversazione, due mesi da quando mi aveva portato nel giardino della nonna per raccogliere per me crisantemi e agapanti, due mesi da quando gli avevo detto di aver baciato un altro alpha e lui non mi aveva più degnato di uno sguardo, mi era stato alla larga. Ogni volta che lo aveva incontrato all'aperto o per i corridoi, si era immediatamente voltato ed era fuggito via, nella sua stanza non c'era mai e più di qualche volte avrei voluto andare a cercarlo fino a casa sua e avevo provato ad inoltrarmi nella foresta per cercare il sentiero, rischiando di perdermi e mettendomi ad ululare spaventato. Namjoon era sempre stato il primo a trovarmi e a riportarmi alla reggia.

Una volta avevo percepito il suo odore fuori dalla stanza di Seokjin e avevo bussato, chiedendogli se Jungkook fosse lì con lui. Aveva negato, dicendomi di essere molto occupato e che non aveva tempo per me. Mi aveva sbattuto la porta in faccia ed io sapevo che stava solo cercando di proteggere il fratello, che avrebbe sempre scelto lui al posto mio ed era giusto così. Non avevo smesso di passare il mio tempo con lui, era l'unico vero amico che potevo considerare tale in quel branco e l'unico che mi teneva compagnia quando Jimin e Hoseok erano troppo impegnati per venire a trovarmi però evitavamo l'argomento -Jungkook- su tutti i fronti. Avevo provato un paio di volte a chiedergli di lui e si era ammutolito, così avevo preferito schivare quell'imbarazzo e avevo smesso di parlarne.

Ero entrato nel terzo mese di gravidanza, Jimin era venuto con me in clinica due volte e dopo la terza visita, mi ero specchiato, voltandomi di lato e avevo notato la pancia. Cominciava a crescere, se avessi indossato vestiti attillati, si sarebbe vista. Ora potevo percepirli, li sentivo crescere dentro di me, sentivo il loro odore ed era esattamente quello che mi aveva indicato Jungkook. La sera, dopo essermi messo a letto, mi accarezzavo la pancia e parlavo con loro, gli raccontavo la mia giornata, rilasciavo feromoni per loro. Volevo che si abituassero alla mia voce e al mio odore, che mi riconoscessero. Ed ogni singola sera percepivo anche quanto fosse profonda la loro mancanza dell'alpha padre, quanto avrebbero avuto bisogno anche delle attenzioni di Jungkook, del suo odore, delle sue carezze. Avevo paura, provavo questo senso di angoscia costante e tutto ciò che desideravo era riuscire a parlargli una volta soltanto, spiegargli la verità e chiedergli perché avesse chiuso fuori tutti. Namjoon mi aveva confidato che non lo vedeva né ci parlava da due mesi, Yoongi lo aveva visto molto poco e si era lamentato delle urla del padre perché aveva saltato ogni singola riunione negli ultimi due mesi. Probabilmente l'unica persona alla quale permetteva di avvicinarsi, era Seokjin.

Purple eyes shine for you | kooktaeWhere stories live. Discover now