34. «Sono il tuo beta adesso?»

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Yoongi.




Mi ero appena steso a letto dopo aver cenato abbondantemente ed essermi fatto una doccia rinfrescante. Le mie intenzioni sarebbero state quelle di andare a dormire presto per riposarmi meglio ed essere sveglio e scattante vista la giornata impegnativa che mi aspettava il giorno dopo però tutto crollò nel momento in cui qualcuno bussò alla porta della mia camera ed io sentii profumo di miele.

Jimin non si era mai presentato da me, ero sempre stato io ad andare da lui e quelle poche volte che era entrato nella mia stanza, era stato perché io ce lo avevo portato. Guardai l'ora sull'orologio che solitamente portavo al polso ma che in quel momento era adagiato sul comodino, erano passati pochi minuti dopo le ventidue e mi chiesi che cosa ci facesse nei territori dei Full Moon a quell'ora, che cosa cazzo ci facesse alla mia porta a quell'ora.

Mi alzai dal letto ed in un paio di falcate raggiunsi la maniglia, girando la chiave e poi aprii la porta. Jimin sollevò lo sguardo, aveva i capelli che gli ricadevano sulla fronte, coprendogli appena gli occhi ma dalle emozioni che emettevano i suoi feromoni, non era di buon umore, ebbi quasi la sensazione che avesse pianto.

«Jimin.»

«Ti disturbo? Posso entrare?» Singhiozzò ed ebbi la certezza che aveva sicuramente pianto.

«Assolutamente, accomodati.» Mi spostai di lato per fargli spazio e poi richiusi la porta alle nostre spalle, dando un giro di chiave perché ora che era lì con me, di certo non gli avrei permesso di tornare a casa o di scappare. «Stai bene?» Chiesi, toccandogli il braccio ma lui si ritrasse, inoltrandosi di più in camera e avvicinandosi alla finestra accanto alla quale c'era un divano.

«No.» Mi rispose, sedendosi, tirando su le gambe e nascondendo il viso tra le ginocchia.

«Vuoi parlarne?» Chiesi cauto, avvicinandomi e accomodandomi al suo fianco.

«Con te?»

«Ci sono solo io qui. E poi-» Appoggiai una mano sul suo ginocchio. «Sei venuto tu da me.»

«Non sapevo da chi altro andare, il padre di Hoseok sicuramente non l'avrebbe fatto uscire a queste ore ed io non potevo parlargliene in casa, i suoi avrebbero sicuramente origliato.»

«E di che cosa avresti bisogno di parlare?» Si ammutolì però per lo meno sollevò la testa, mi guardò e poi sospirò.

«Ho baciato Taehyung.» Il mio lupo ringhiò e sentii una cieca gelosia impossessarsi di me. Aveva detto di averlo baciato, non di essere stato baciato e queste sue parole mi stavano uccidendo dentro. Ritirai la mano dal suo ginocchio, sedendomi meglio e appoggiando la schiena ai cuscini.

«E l'hai fatto per quale motivo?» Chiesi. Parte di me voleva capire le sue motivazioni, voleva ascoltarlo e lasciare che si sfogasse ma l'altra parte di me voleva solo che stesse zitto e dimenticare ciò che aveva appena detto.

«Per cercare di mettere un punto fermo come mi avevi consigliato tu.»

«Non ti seguo, Jimin.» Lui sospirò di nuovo, voltandosi finalmente nella mia direzione e fu complicato ingoiare l'amaro che avevo in bocca ed incontrare i suoi occhi.

«Ho confessato i miei passati sentimenti per lui, l'ho baciato per capire che cosa avrei provato, se il mio cuore avrebbe tremato come le altre due volte quando eravamo più piccoli ma così non è stato. E sai chi riesce invece a farmi sentire così? A farmi venire le farfalle allo stomaco?»

«Chi?» Chiesi velocemente. Avevo paura di quella che poteva essere la sua risposta ma se dovevo soffrire, meglio togliersi il pensiero il più velocemente possibile.

Purple eyes shine for you | kooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora