3. Passato, presente, futuro

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Y/N tornò a casa strascicando i passi. In fondo si era divertita al lavoro, e quasi quasi le spiaceva tornare in un luogo che ormai non poteva più considerare il suo rifugio.

Si era attardata quanto poteva con Nobara, ma alla fine anche l'amica era dovuta andare via - non prima di averla maledetta per averla lasciata sola con Zenin.
'Beh, speriamo ne sia valsa la pena'.


Si lasciò sfuggire un gemito quando finalmente arrivò alla porta di casa. Prese coraggio, e abbassò la maniglia.
"Yuko... Yuji... Sono a..."
Il sorriso forzato le si gelò sulla labbra.

"Y/N, sei tornata" la salutò Gojo. Lei deglutì.
Al tavolo del salotto erano seduti, uno di fronte all'altro, suo fratello e il fratello di Yuji, Sukuna.
I loro sguardi non tradivano di certo amore l'uno per l'altro.
"Hey, fratellone". Gettò lo zaino sul divano e si tolse le scarpe. "Lui è Su-"

"Potevi dirmelo che eri sua sorella".
Non appena la voce profonda di Sukuna le arrivò alle orecchie, sentì di nuovo quel brivido scenderle lungo la schiena. Scosse la testa, come per scrollarselo di dosso.
"Ah, vi conoscete...?"
Gojo si stiracchiò, il suo sorriso a trentadue denti sempre stampato in faccia. Che poi tradisse una reale serenità, questo non riusciva a capirlo nessuno. "Non ti ricordi che vivevamo praticamente attaccati?" le ricordò. "Abbiamo la stessa età".
Sukuna lo fulminò con lo sguardo. "Tu sei più piccolo", ribatté, tagliente.
Era vero. Per quanto Sukuna potesse essere giovane, di sicuro non si avvicinava molto all'età dell'altro. Gojo fece un gesto vago con la mano.
"Sì, ok. La cosa più sconvolgente è che un teppista di quartiere come te sia riuscito a diventare qualcuno". Si piegò verso di lui, abbassandosi gli occhiali da sole. "Come hai fatto a permetterti la tua università all'estero?"

Y/N deglutì. Adesso passavano alle mani, di sicuro.
Contrariamente alle sue supposizioni, però, Sukuna sorrise - o meglio, sogghignò. "Buffo, stavo per chiederti la stessa cosa. Come ha fatto un ragazzino dei quartieri popolari come te a diventare un modello di fama mondiale?"

L'aria si poteva tagliare col coltello. Y/N alzò gli occhi verso Yuji.
Il ragazzo era in piedi ai fornelli, paralizzato. Non aveva la minima idea di come affrontare la situazione. Rivolse all'amica uno sguardo a metà fra il mortificato e lo spaventato.
Avevano entrambi ragione: i modi poco legali con cui Sukuna si era pagato gli studi non erano molto più immorali di quelli con cui Gojo era riuscito ad arrivare alla vetta delle riviste di moda.

La risata cristallina di Gojo spezzò momentaneamente la tensione. "Beh, hai ragione. Direi che da questo punto di vista sono i nostri fratellini che dovrebbero insegnarci qualcosa, no?"
I due fratelli minori, in effetti, non avevano certo seguito le orme dei primogeniti:  erano riusciti a farsi strada con i modesti mezzi che avevano a disposizione, senza dover ringraziare nessuno. Y/N ne approfittò per cambiare argomento, appoggiandogli una mano sulla spalla.
"Grazie, Satoru". Si sforzò di sorridere. "Yuji ti ha già offerto un thé, o possiamo prenderlo insieme?"
Sukuna si alzò, senza dire una parola. Afferrò il cappotto ed uscì dall'appartamento.

Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, Y/N e Yuji si lasciarono cadere sulle sedie della cucina.
"Satoru!" lo apostrofò lei. "Si può sapere che stava succedendo?!"
"Se avessi saputo che vi odiavate ti avrei avvisato prima!" continuò il ragazzo, prendendosi la testa fra le mani. "Davvero vi conoscevate già anni fa?!"
Gojo ridacchiò, stirandosi sulla sedia. "Certo. Siamo cresciuti insieme, praticamente. Voi eravate troppo piccoli - e comunque sempre appiccicati davanti al computer, cosa volete ricordarvi. Ah, Y/N, è ancora valido l'invito al thé?"
"Sì, ma devi raccontarci tutto!" lo sgridò nuovamente la sorella.
"Ok, ok!" si schermì. "Beh, la faccenda è molto semplice. Ryomen era un ragazzo bello muscoloso già da piccolo, a differenza mia. Non c'è voluto tanto a farlo dicentare il capetto dei teppisti del quartiere - no, thé nero va bene, grazie. Non dico che fosse affiliato già a quell'età alla Yakuza, ma qualche cazzata ogni tanto la faceva. Anche grossa. E' per quello che non è riuscito ad entrare in nessuna università, qui a Tokyo". Fece spallucce. "Non aveva la reputazione adatta".
"Nemmeno tu, se è per questo" mormorò lei, pensosa. Satoru non era riuscito a permettersi l'Università, ma era comunque sempre riuscito a trovare qualcuno che gli pagasse tutto al suo posto. Con il bel faccino che si ritrovava e la figura slanciata non aveva faticato a farsi strada nel mondo della moda - e anche la sua sfacciataggine aveva aiutato.
"Dovreste essere fieri di noi, invece che criticarci!" sbottò Yuji, facendo tintinnare il servizio da thé sul vassoio. "E invece sembra sempre che non siamo mai alla vostra altezza!"
"Ti sbagli! Io sono molto fiero della mia sorellina" lo corresse Satoru, accarezzandole maldestramente la testa. "Solo non capisco perché si ostini a spaccarsi la schiena in ospedale invece che aprirsi un profilo OnlyFans". Schivò con grazia un ceffone. "Sono serio, eh. Non sei bella come me, ma qualcosa tireresti su lo stesso".
Yuji interruppe la lite piazzando le tazze fra i ragazzi. "Gojo, devi capire che non siamo le vostre piccole copie". Il giorno prima Y/N l'aveva appoggiato contro suo fratello; ora toccava a lui. "Lei ama il suo lavoro, non lo lascerebbe per nulla al mondo. Non forzarla a fare qualcosa che avresti fatto tu".
L'amica gli rivolse un sorriso colmo di gratitudine. Dov'era Yuko adesso, eh? Pronta a sparare sentenze pure stavolta?
Si morse subito la lingua. 'Dai, zitta. Non rovinare tutto'.
Stava facendo del suo meglio e non era proprio il caso di mandare tutto all'aria per un commento acido. No, Yuko le piaceva, era una brava ragazza. Tutto quello che si meritava Yuji. Non doveva...
Il vociare concitato ed allegro di Gojo la riportò alla realtà. Sorrise e si ributtò nella conversazione. Era meglio non pensarci, in fondo.


Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now