49. Niente come previsto

368 30 16
                                    

NdA
Ora capirete perché ci ho messo un giorno in più.
Ho bisogno di feedback per questa parte. Quindi siate pure severi.
Mako

—————-

Uraume si risvegliò.
Aprì a stento le palpebre. Qualcosa non andava assolutamente bene.
'Ah, sì. Il male'.
Il dolore lancinante alla coscia lo riportò alla realtà. Gli avevano sparato.
Sentiva un caldo bagnato sotto di lui. Si era pisciato addosso?
Sperò con tutto il cuore che non fosse sangue. Non poteva essere sangue. Non doveva.
Allungò un braccio per tentare di sgusciare via. Le sue dita strisciarono sull'erba bagnata: bene, sentiva ancora qualcosa. Finché percepiva qualcosa, qualsiasi cosa, era vivo.
Stava andando bene, stava andando ancora tutto bene. I Jammer erano piazzati, e se si spostava abbastanza poteva ancora andare tutto per il verso giusto. Continuò a guadagnare terreno, centimetro dopo centimetro.
Un secondo sparo seguí il primo.
Una fiamma infernale si impossessò del suo braccio, proprio di quello che lo stava aiutando ad avanzare. Non riuscì a trattenere un urlo di dolore, e si bloccò, immobile.
Cosa diavolo era successo?
Alzò la testa il poco che bastava per guardare davanti a sé. Il suo avambraccio era piegato in modo innaturale, ed era viola, troppo viola.
'Come i fiori di pruno' rifletté. Se solo fosse riuscito a sorridere... Ma sentiva la faccia contratta in una smorfia di ghiaccio, e non riusciva a muovere un muscolo.
Poi, all'improvviso, di nuovo quella voce.
"Chi cazzo sei, mh...?"
Mosse le anche, strisciando via. Come un verme.
Una mano gli afferrò il passamontagna, deciso a sfilarlo. Premette con tutta la forza che aveva con la faccia per terra, tentando di sottrarsi alla presa.
Nonostante la sua situazione, l'unico pensiero fisso era che non dovevano identificarlo.

Poi, uno scalpiccío. Quello lo sentì bene, forse perché aveva le orecchie premute al terreno. Anche il suo aguzzino sembrò accorgersene, perché la presa si fece meno intensa.

"Porca... Uraume!"
Un terzo sparo, questa volta col silenziatore. Questa volta alla persona giusta.
Seguí un tonfo. Con la coda dell'occhio vide il corpo di Mahito steso accanto al suo, un'espressione di terrore dipinta in faccia.
Allora era vero, che nella morte si era tutti uguali?
Anche lui aveva quella faccia, ora?
Beh, perlomeno il suo lavoro l'aveva fatto. Non era stato inutile.
Con il cuore più leggero chiuse gli occhi, abbandonandosi alle mani che lo stavano afferrando.

"Makoto... Makoto!"
Gli avevano tolto il passamontagna. A cosa serviva? Dovevano togliere i jammer, o la sicurezza se ne sarebbe accorta! Possibile che fossero così irresponsabili?
Si sforzò di aprire gli occhi: no, nemmeno in quel momento poteva stare tranquillo. Doveva fare da balia ancora a quegli imbecilli.
Qualcosa di caldo gli sfiorò le guance.
Alzò lo sguardo, e lo vide.

Sukuna era in ginocchio sotto di lui, e gli teneva la testa sulle gambe. Lo cullava, e lo stringeva a sé. Probabilmente gli stava anche dicendo qualcosa, ma in quel momento era troppo preso dai suoi pensieri per ascoltarlo.
'Che scemo' pensò Uraume. 'Gli sporcherò il completo'.
Aprì la bocca. Perché erano tutti fermi davanti a lui? Non lo sapevano che c'erano ancora un sacco di cose da fare?
"I... Jammer" riuscì a sussurrare. Le parole gli uscirono come il macinato dal tritacarne. Si sentì particolarmente seccato.
"Sì, sì, abbiamo fatto" sentì borbottare. Doveva essere Geto, quell'idiota di Geto.
Beh, se non altro aveva fatto il suo dovere.
"...Ci occupiamo noi di lui" sentì dire in sottofondo. Ah, quelli erano Choso e i suoi fratelli. Finalmente tornavano utili anche loro: lavoravano per un pazzo, giù verso il sud, che faceva sparire i cadaveri in una buca gigantesca che teneva in un suo terreno. Chissà cosa c'era in quella fossa? Granchi? Vermi? Se l'era sempre chiesto, gli avrebbe fatto piacere saperlo.
Beh, comunque avevano fatto tutti il loro dovere. Ora poteva occuparsi del resto.
Innanzi tutto, gli spari. Li avevano sentiti?
Ma no, quella filiale distaccata era deserta. E poi lo spiazzo scarico merci era abbastanza lontano.
Però dovevano andarsene al più presto. Non potevano...
La testa si fece improvvisamente pesante. Perché ora riflettere gli costava una fatica tremenda?
E soprattutto, perché non gli dava più tanto fastidio che qualcuno lo stringesse fra le braccia?

Just wanna smash his faceजहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें