9. Il tempio

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Y/N si stiracchiò. La stoffa della felpa che usava per dormire le sfregò contro la pelle nuda. Rabbrividì.
Si passò le mani sulle cosce per riscaldarle. Non aveva più quindici anni, e un giorno si sarebbe dovuta decidere a infilarsi dei pantaloni del pigiama invece che dormire in mutande. Scrollò le spalle, come per rimandare quel buon proposito di un anno ancora.
Allungò la mano sul comodino, cercando il cellulare per impostare la sveglia.
Il comodino era vuoto.
'Cazzo. L'ho lasciato in cucina'. Si diede dell'idiota.
La sua voglia di alzarsi dal letto era paragonabile quasi quanto a quella di scoprire cosa stessero facendo Yuji e Yuko nella stanza accanto. Sospirò.
Con immenso sforzo aprì la porta della camera, e diede un'occhiata al bagno.
"Ottimo" sussurrò. La luce era accesa: Sukuna doveva essere lì, non c'era bisogno che si infilasse qualcosa. Poteva fare una scappata in cucina, prendere il telefono e tornare in stanza prima che lui se ne accorgesse. Un piano perfetto.
Lasciò le ciabatte in camera per fare meno rumore, allungò il primo passo nel corridoio e si avviò verso il salotto.
La luce era spenta, e solo uno spiraglio proveniente dai lampioni in strada illuminava il paravento. Lo aggirò, ed entrò in cucina.
Sukuna non era in bagno.
Era in piedi in mezzo alla stanza, dando le spalle alla finestra. La pochissima luce si rifletteva sulla sua schiena, donandole dei riflessi azzurri nel buio completo.
La sua mano era appoggiata sul tavolo, e, più precisamente, sul suo telefono.
Y/N sbatté le palpebre. Aprì le bocca per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando lui si girò lentamente, quasi sapesse che stava arrivando.
"Immagino tu sia qui per questo" la anticipò. La sua voce roca le accarezzò le orecchie, il viso, il collo. Dei brividi le scesero lungo la nuca, drizzandole i capelli. Per un attimo scordò completamente dove si trovasse.
Y/N annaspò. Le mancava l'aria.
"Pensavo fossi in bagno" sussurrò. Non riuscì a parlare a voce alta: le sembrava quasi di mancare di rispetto a quell'atmosfera surreale. Si chiese se stesse sognando, se da un momento all'altro potesse comparirle davanti quella solita stanza che sognava ogni volta. Sì, le sembrava in effetti di essersi catapultata nel suo solito sogno.
Quindi, ora Sukuna le si sarebbe avvicinato, l'avrebbe presa per la gola e...?
Era così assorta nei suoi pensieri che non sentì la risposta dell'uomo alla sua domanda. In effetti, non le interessava nemmeno. Allungò una mano dall'altra parte del tavolo per prendere il cellulare.
Lui fu più veloce. Tirò la tovaglia verso di sé, avvicinando il telefono. La guardò piegarsi sul tavolo, inclinando la testa.
Y/N si ricordò improvvisamente di essere in mutande. Si drizzò in piedi, arrossendo violentemente.
"Pensavo fossi in bagno" ripeté, questa volta per giustificarsi del suo outfit. Cercò di abbassare l'elastico della felpa sotto i fianchi.
"Me l'hai detto" rispose lui con una smorfia. "Per una volta non sono il solo mezzo nudo, non è il caso di farne una questione". Le lanciò il cellulare.
Lei alzò le braccia, scoprendosi di nuovo. Sukuna non le diede la soddisfazione di farsi vedere interessato, e si avviò verso il salotto.
"E spegnilo. Continuava a vibrare, è irritante".
Y/N aspettò che il rumore dei suoi passi si fermasse dietro alla porta del bagno. Quando la sentì chiudersi, riuscì finalmente a muoversi e a tornare in camera.
Solo quando chiuse la porta dietro di sé ritornò nelle sue facoltà mentali, e fu di nuovo in grado di pensare a qualcosa.
'Cazzo. Cazzo cazzo cazzo...'
Si prese la testa fra le mani. Ah, che figura di merda.
'Manco sì è girato a guardarmi. Devo fargli proprio schifo' rifletté. Accese lo schermo dello smartphone e controllò chi le aveva scritto tanto insistentemente.
'Satoru, ovviamente'.
Si maledisse di aver lasciato l'anteprima del messaggio visibile con lo schermo bloccato. Bastava che Sukuna avesse dato un'occhiata, e avrebbe letto l'ultimo messaggio del fratello...

"Comunque è un coglione. Non passarci troppo tempo insieme e non montarti la testa"

''Oddio, che vergogna" mormorò, gettandosi di peso sul letto. No, non poteva essere così sfigata. Non stava succedendo davvero.
Non montarti la testa? Ma cosa gli era saltato in mente di scrivere una cosa del genere? Ora chissà cosa avrebbe pensato lui e...
'Smettila, adesso. E' ora di dormire'.
Appoggiò il telefono sul comodino, maledicendolo in tutte le lingue che conosceva, e, dopo un attimo di esitazione, afferrò il boccettino di Xanax.
'Sì, forse oggi è il caso' si giustificò, aprendo il tappo.

Just wanna smash his faceOnde as histórias ganham vida. Descobre agora