10. In periferia

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Y/N non era, in effetti, scossa come si sarebbe immaginata.
La vista dei due uomini l'aveva spaventata relativamente poco. Era con Sukuna, e questo le regalava automaticamente una sensazione di sicurezza e tranquillità rassicuranti.
L'uomo riagganciò. "Andiamo" disse soltanto, trascinandola fuori dal nascondiglio verso l'uscita laterale.
"Hey, a-aspetta" protestò debolmente lei, senza opporre resistenza. "Yuko e Yuji sono..."
"Digli che ti porto a casa io".
Y/N avvampò. "Ma sei matto? Chissà cosa andranno a pensare! Non la lasceranno passare così facilmente e..."
Sukuna si fermò all'improvviso, facendola sbattere contro il suo braccio e interrompendo il suo sproloquio.
"Quanti anni hai, ragazzina?" la rimproverò, la sua solita espressione di annoiato disgusto dipinta in faccia. "Ti sembra il momento di pensare a una cazzata del genere?"
Non aspettò risposta, e riprese a camminare a passo spedito.

Y/N avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna.
Sukuna aveva ragione. Perché doveva mostrarsi così infantile? Era in gioco la sua sicurezza, e lui stava facendo di tutto per proteggerla. Doveva dimostrare almeno un pizzico di gratitudine.
Stava per scusarsi, quando lo vide tirare fuori le chiavi della macchina.
'Quel logo... non è della Mustang...'
Alzò gli occhi, timorosa. La mandibola crollò.
Nonostante la situazione, Sukuna si prese la libertà di godersi il suo stupore.
Le tornò alla mente il brivido di soddisfazione che aveva provato quando aveva sentito quelle parole:

"La prossima volta ti faccio una bella sorpresa..."

Sorpresa? Una McLaren da corsa non era effettivamente quello che si sarebbe aspettata. Oh, Kami. Quanti soldi aveva quell'uomo?
"É... una F1...?" mormorò, ipnotizzata. "P1" la corresse lui, aprendo le portiere ad ali di gabbiano. "Salta su. Dobbiamo andare da una persona".
"L'auto giusta per passare inosservati" mormorò, sarcastica. A fatica entrò nell'abitacolo esageratamente basso, e si strinse contro il sedile.
Lui si appoggiò con l'avambraccio alla portiera aperta, sporgendosi verso di lei.
"Avrei preferito fartela vedere con più calma, ma tant'è. Accontentati". Le sorrise, strizzando l'occhio e chiudendo il portellone.
Y/N si controllò il battito. Un giorno o l'altro le sarebbe venuta un'aritmia.

Se lui sembrava perfettamente a suo agio su quella supercar, lei era praticamente incollata allo schienale. Quel pazzo stava guidando ad una velocità folle, considerando soprattutto che dovevano ancora uscire dal centro della città. Spostò lo sguardo dalla plancia in fibra di carbonio al guidatore.
Era scontato ammetterlo, ma effettivamente quando guidava era ancora più sexy.
Era uno di quei guidatori che prendono molto a cuore l'educazione altrui nel traffico, e si incazzano come delle bestie. Ciononostante, sembrava frenarsi davanti a lei, anche se il suo sguardo corrucciato e scocciato tradiva benissimo i suoi pensieri.
Nonostante la fretta, aveva ovviamente trovato il tempo di togliersi il cappotto e arrotolarsi le maniche lungo le braccia. Quant'erano grosse, quelle braccia? Era normale?
Si perse un attimo ad osservare la sua camicia. A parte la serata del film, non era ancora capitato un giorno in cui non l'avesse visto vestito elegante. In effetti, sarebbe stato un vero spreco.
Oh, già. E quella cravatta.
Si chiese quanto poteva essere scortese afferrarla per tirarlo verso di sé. Sì, sarebbero probabilmente morti vista la sua guida sportiva, ma ad ogni scelta corrisponde una rinuncia, no?
Si morse la lingua, tentando di concentrarsi sulla macchina.
Si vedeva benissimo che questa era la sua auto preferita: il modo con cui accarezzava e stringeva il volante avrebbe fatto venire invidia a qualsiasi donna.
"Avevi detto che la Shelby era l'auto più bella che esista" commentò, seguendo il filo dei suoi pensieri. Sukuna sembrò comunque capire cosa volesse dire.
"Lo è" le rispose, controsterzando ad una curva e schiacciando la ragazza contro il finestrino "ma la P1 non è un'auto".
"È la tua fidanzata?" scherzò lei, aggrappandosi alla maniglia della portiera.
"Mah, penso che a questo punto le chiederò di sposarmi" continuò lui. "Mi accompagni a scegliere l'anello?"
"Non é molto elegante da chiedere a una donna" gli rispose. "E poi, non è gelosa?"
"Siamo una coppia aperta". Le fece un altro occhiolino. Parcheggiò l'auto e si voltò per scompigliarle i capelli. "Su, siamo arrivati".
Y/N si guardò intorno. Erano più o meno in periferia, in uno di quei quartieri in cui una McLaren avrebbe dovuto far girare la testa anche ai poliziotti. Eppure, nessuno sembrava farci particolarmente caso.
"Non siamo a casa" constatò lei, lentamente.
"Fenomenale" ribatté, sarcastico. "E hai fatto a malapena in tempo a esaminare il vicinato".
La ragazza inspirò profondamente, facendo appello a tutta la sua pazienza. "C'era tanto bisogno di correre per arrivare qua?" chiese lei, stiracchiando le gambe fuori dall'abitacolo.
"Sì e no. Diciamo che preferivo non essere seguito in generale".
La ragazza lo seguí verso la porta del palazzo di fronte. Era talmente alto che faticava a vederne la cima; si chiese come sarebbe stato passare la notte sul tetto, a guardare le stelle. La calma in mezzo al caos.
"Salga" gracchiò la voce al citofono. Sukuna le fece cenno con la testa di seguirlo sulle scale.
"Te lo dico già, non sarà felice di vederti" la ammonì prima di entrare nell'appartamento. "Gli dài sui nervi".

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now