5. Demoni

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"Gambare, gambare. Alzati in piedi".

Y/N socchiuse gli occhi. Non vedeva assolutamente niente.
Le mani strisciavano sul pavimento bagnato. Cosa c'era per terra? Puzzava di metallo.
Conosceva fin troppo bene quell'odore. "Sangue" sussurrò. Provò ad alzare la testa, ma era incredibilmente pesante. Tutto sembrava troppo pesante: la testa, l'aria. Le mani.

Si rizzò sui gomiti, a fatica. Anche i capelli si erano sporcati con tutto quel sangue per terra... Che schifo. Represse un conato di vomito.

Sentì un rumore di passi dietro di lei. Si voltò, ma il buio la circondava. Ciononostante, sapeva benissimo chi si trovava di fronte.
"Sukuna" sussurrò. Raccolse le gambe al petto, cercando di alzarsi.
"Brava, su" continuò ad incoraggiarla lui. Non lo vedeva, ma lo percepiva, e sapeva che le stava tendendo una mano. La cercò a tentoni, e la trovò.

"Sai perché ti ho portata qui" continuò lui, aiutandola ad alzarsi.
Y/N tremò. Certo che lo sapeva.
"Hai detto a tutti che sono qui a Tokyo" continuò, stringendole sempre di più il polso che gli aveva offerto. "Ed ora la mia copertura è saltata. Quindi sono dovuto scappare qui" indicò con un gesto della mano il luogo intorno a loro, avvolto ancora nel buio "per colpa tua".

Una luce improvvisa illuminò tutta la sala. Y/N strizzò gli occhi ormai abituati all'oscurità.
Dove diavolo si trovava? Chiamarla 'sala' era un eufemismo. Era più grande di qualsiasi salone avesse mai visto, almeno una quarantina di metri di lunghezza, ed il pavimento era - aveva ragione- interamente coperto di sangue.

'Dove cazzo siamo?' fu l'unica frase che la sua mente sconnessa riuscì ad elaborare in quel momento. Non erano a Tokyo, ma non conosceva nessun posto che avrebbe potuto ospitare un luogo simile. Erano in un hangar per aerei?
Voltò leggermente la testa. Le pareti, sebbene fossero molto lontane, non avevano nulla di... Umano. Dei rivoli rossi sembravano scorrere dal soffitto - il sangue del pavimento, a quanto pare, arrivava da lì.
Non si accorse che Sukuna era scivolato alle sue spalle. In un attimo la afferrò, e la spinse contro il muro più vicino ad una velocità impressionante. Tossì violentemente all'impatto.
"Per oggi hai visto abbastanza, piccola" le sussurrò all'orecchio. L'aveva già raggiunta? In effetti, non aveva mai sentito la sua mano staccarsi dal polso. Come era possibile?

Y/N si sentì avvampare. Era terrorizzata, ma era soprattutto la presenza dietro di lei - non umana - a farla impazzire. Strinse i denti.

Sentì una mano scivolarle lungo il collo e fermarsi proprio là, sulla schiena, dove l'aveva toccata quella sera. Y/N rabbrividì.
"Qualcosa mi dice che ti è piaciuto quando ti ho accarezzato, ieri" le sussurrò di nuovo lui, facendo risalire la mano verso il collo. Le afferrò i capelli, spostandoli dalla nuca ed obbligandola a piegare la testa di lato. La ragazza mugugnò, la faccia contro la parete.
Sentì il sangue scorrerle lungo le guance, e strizzò gli occhi.
"Mi sembra di averti fatto una domanda" continuò lui, seccato. Allungò una mano ad afferrarle il mento.

No, un momento. Quante mani aveva?
"S-sì. Mi è piaciuto" ammise. Era inutile mentire, a questo punto. Se doveva morire, tanto valeva ammetterlo.
"Mi è piaciuto, Sukuna-Sama" la corresse lui. "Impara a rivolgerti a me come si deve, troietta".
Si sentì strattonare i capelli. "Sukuna-Sama!" gemette.
"Brava, piccola". La stretta sul polso si allentò, senza però lasciarla andare. "Ti sei meritata un premio, anche se devo ancora punirti per aver raccontato i cazzi miei a quell'insulso umano".

La mano che le stringeva il mento si spostò verso il viso. Le premette un dito sulle labbra, infilandolo a forza in bocca. Sentì le sue unghie graffiarle la lingua.
"Da brava" la incoraggiò, facendo scivolare una mano - era la quarta? - fra le sue cosce.
Y/N si agitò. Che diavolo stava succedendo? In quanti erano, lì dietro?
Ma soprattutto... Cosa diavolo pensava di fare? Non che non le piacesse, ma...

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now