46. Ritocchi

476 28 36
                                    

NdA

Che è sta novità che pubblico in tempo?
Wow, vero?

Mako

PS: quanto adoro leggere i commenti ai capitoli, e seguire i vostri scleri dalle dieci all'una di notte?  Quanto è divertente?
claramorrow sto parlando di te ovviamente

_______________________________________________________


"Eh, no. Non puoi fare il camper del cazzo, dai".
Yuji sbuffò, tentando di ignorare le critiche dell'amica, ma la sua testardaggine lo obbligò a risponderle. Mise un attimo in pausa il gioco, e si girò verso di lei.
"Non sto camperando" rettificò "è una missione stealth. È una cosa diversa".
Y/N roteò gli occhi, rotolandosi sul letto a pancia in su. "Svegliami, quando le cose si fanno interessanti".
Lo sentì borbottare e riavviare la campagna. Sorrise.
Era davvero tanto tempo che non si prendevano una giornata per stare insieme, loro due. Senza fratelli, fidanzate... O partner, come avrebbe detto Sukuna: senza nessun altro, solo loro, a rilassarsi.
E la cosa che li rilassava di più, ancora da quando erano ragazzini, era giocare ai videogiochi - o meglio: Yuji ammazzava nel modo più truce possibile qualsiasi nemico gli si parasse davanti, e Y/N lo guardava. Come una diretta su Twitch, ma solo per lei.
Come questa cosa riuscisse a scacciare lo stress, era un mistero; eppure funzionava: riusciva a svuotare la testa ad entrambi.
Quel pomeriggio, però, le missioni sembravano particolarmente noiose. Si era deciso a livellare il personaggio seguendo degli incarichi secondari prima di ammazzare il boss finale, e lei si stava iniziando ad annoiare.
Allungò la mano e cercò il telefono sul copriletto. Sbloccò i tasti, sapendo già a chi avrebbe scritto.



La notifica trillò immediatamente nella tasca dell'uomo. Uraume gli lanciò un'occhiata severa.
"Fa meglio a rispondere" lo sgridò. "Gli altri non saranno qui prima di stasera".
"Grazie, mamma" lo canzonò l'altro, sfilando lo smartphone dalla giacca.
Era ovviamente lei. Chi altro poteva essere?
Finalmente aveva preso un po' di coraggio e si era decisa a farsi sentire. Ogni tanto piaceva anche a lui sentirsi ricercato.

"Hey
Che fai di bello?"

Sukuna sorrise. Lei e la sua pessima abitudine di spezzare ogni frase in due o tre messaggi per volta.

"Sono in palestra"

La bugia si scrisse quasi da sola. Dopotutto, spiegare cosa stesse veramente facendo sarebbe stato troppo impegnativo; era una bugia bianca, per così dire. Sospirò.

"Ci sentiamo dopo, ok?" si affrettò ad aggiungere, ponendo fine alla conversazione. Bloccò i tasti e ficcò di nuovo il telefono in tasca, lontano dagli occhi. Come se volesse impedire a Y/N di vederlo in quel momento.

Si voltò per cambiare la stazione dell'autoradio, e con la coda dell'occhio notò lo sguardo del suo assistente. Inspirò profondamente prima di parlare.
"Cosa c'è, Ume?"

Una delle cose che preferiva di Uraume era la sua completa capacità di mascherare ogni emozione. Nessuno sapeva mai cosa gli passasse per la testa, cosa stesse provando, come si sentisse. Era un androide di cromo e metallo, impenetrabile, indecifrabile.
Nessuno lo capiva, tranne ovviamente lui.
Per Sukuna, Ume era come un libro aperto. Qualsiasi suo gesto, qualsiasi espressione assumesse tradivano perfettamente ogni suo stato d'animo. Giocherellava con la matita? Era agitato, o stava morendo dalla voglia di dire qualcosa. Lo sguardo si perdeva nel vuoto? Stava tentando di ragionare e capire i comportamenti degli altri. Si leccava le labbra, un guizzo momentaneo della lingua che spariva di nuovo in bocca pochi istanti dopo? Segno di estrema concentrazione.
In quel momento particolare, la piccola ruga sulla guancia significava che aveva storto la bocca. E quindi, qualcosa non gli andava.
Uraume non si chiedeva come facesse a indovinare sempre come si sentisse. Considerava Sukuna il suo capo, il suo migliore amico, il suo tutto: era ovvio che lo conoscesse così bene. Per questo motivo, scrollò le spalle e si limitò a rispondere.
"La ragazza sa cosa dobbiamo fare stasera?"
Sukuna aggrottò le sopracciglia. Da quando quei due facevano comunella? La cosa stava diventando parecchio pericolosa.
"Sai già la risposta. Perché me lo chiedi?"
L'altro non rispose. Sembrava stesse cercando le parole giuste, e come al solito Sukuna gli lasciò il tempo necessario.
"Speravo gliel'avesse detto" commentò, abbassando lo sguardo.
L'uomo sbuffò. Si accese una sigaretta senza nemmeno prendersi la briga di abbassare il finestrino. Si stava incazzando, e non andava bene.
"Non vedo perché avrei dovuto parlarne con lei" rispose. "E comunque, è la prima volta che ti vedo preoccupato così tanto per qualcuno. C'è qualcosa che devi dirmi?"
L'assistente aggrottò le sopracciglia. "Non ho capito. Cosa devo dire?"
"Aaaah! È un modo di dire, cazzo". si strofinò una mano sulla faccia. "Perché ti preoccupi tanto per lei?"
Fu il turno di Uraume di giocare d'ironia. "Sa già la risposta. Perché me lo chiede?"

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now