8. Home theatre

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I toshikoshi soba dell'anno nuovo erano spaghettini che Yuko tirava più del solito, fino a formare strisce sottili e molto lunghe. Nella loro tradizione rappresentavano una vita lunga e prosperosa, e andavano spezzati a metà, come a tagliare i ponti con la negatività del passato.
Tagliare i ponti col passato. Y/N e Yuji l'avevano già fatto anni prima, partendo dal loro quartiere di periferia e lasciandosi tutto alle spalle. Lui aveva trovato Yuko, lei aveva trovato un ottimo lavoro: la loro vita aveva già compiuto quello step. Forse la fortuna dei toshikoshi di quest'anno era più dedicata a Yuko e alla sua sessione di esami.
"Avete deciso che favore chiedere al tempio per quest'anno?" chiese ai due ragazzi, interrompendo la loro conversazione. Yuko smise un attimo di far saltare in padella le verdure. "Penso chiederò qualcosa riguardo l'Universitá" rifletté, parlando fra sé e sé "ma se dipende solo da me non so se funziona".
"Eddái! I desideri sono desideri, non metterti a fare della filosofia adesso" si lamentò il ragazzo. "Poi gli fuma il cervello se pensa troppo" mugugnò Y/N senza farsi sentire da lui. L'altra ridacchiò.
"Tu invece, Y/N?"
"Aaah. Bella domanda". La ragazza non ci aveva ancora pensato: solitamente era sempre qualcosa relativo al lavoro o alla carriera, e, beh... merito suo o del Kami in questione, si erano quasi sempre avverato tutto. "Forse riguardo -"
La sua frase fu interrotta dallo sbattere della porta del bagno.
Sukuna li aveva raggiunti per cercare qualcosa da mangiare prima della cena. Si era appoggiato col braccio allo sportello del frigo, fissando pensoso il vuoto davanti a sé.
Era uscito dalla doccia a piedi nudi, solo con un asciugamano arrotolato intorno alla vita. La vista dei muscoli della schiena bastava da sola a causarle un attacco di cuore, ma Y/N dovette mordersi un labbro per non spalancare la bocca quando lui alzò una mano a strofinarsi i capelli bagnati, lasciando cadere sulle scapole una pioggia di goccioline. La ragazza seguí con attenzione la strada di una di loro, abbastanza pesante da scivolare lungo la linea della colonna vertebrale.
Che fortunata.
Ne era fermamente convinta: la temperatura della stanza era salita di un paio di gradi, almeno. Non poteva essere solo lei ad avere quel caldo allucinante.
Vide Yuko voltarsi di scatto, rossa in viso. Più che imbarazzata sembrava irritata. Fece un gesto a Yuji, indicando con un cenno del capo l'uomo mezzo nudo.
"Hey, fratellone" lo chiamò lui cautamente, quasi timoroso di disturbarlo da tanto era assorto "mettiti un paio di mutande, almeno".
Ci fu un fulmineo scambio di sguardi fra il ragazzo e Y/N - di disapprovazione quello di lei, di impotenza quello di lui - prima che Sukuna si drizzasse di nuovo in piedi, chiudendo il frigorifero. Lanciò un'occhiata alla tavola e allungó una mano verso la ciotola di edamame.
"Te ne prendo un paio" le disse, versandone una decina nel palmo. Riappoggió la ciotola davanti a lei, strizzandole un occhio. "Vado a vestirmi, o mi sgridano". Y/N sentì una vampata di calore partirle in una zona indefinita tra il basso ventre e le gambe. Aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma ormai lui aveva lasciato di nuovo la stanza.
"Veloce, che è pronto" gli urlò dietro il fratello. Come sempre non ottenne risposta.

Y/N fissava con sguardo particolarmente vuoto i toshikoshi soba che aveva nel piatto. Il profumino era più che invitante, ma alzare gli occhi verso la tavola significava trovarsi di fronte Sukuna, e in quel momento non sarebbe riuscita a sopportarlo.
Quel dannato si era vestito, quello sì; purtroppo, il paio di pantaloni grigi della tuta e la canottiera da palestra che si era infilato non erano proprio l'abbigliamento più casto a cui sarebbe riuscita a pensare. E poi, come diavolo faceva a sopportare il freddo di quella serata invernale? Se avesse visto qualcuno in giro per strada con quell'outfit avrebbe sicuramente alzato un sopracciglio, ma quei bicipiti e quegli obliqui che spuntavano dalla maglia le facevano venire una gran voglia di salire a gattoni sulla tavola e farsi sbattere fuori casa da Yuko. Sì, fissare il piatto era la soluzione migliore.
"Buonissimi, davvero" biascicava intanto Sukuna, inconsapevole del tumulto che stava provocando in quella povera ragazza - o almeno, così sembrava. "Ho capito perché piaci tanto a mio fratello".
Yuko sorrise imbarazzata. Y/N roteò gli occhi. "Ecco, ora hai vinto dieci minuti di sproloquio sul 'perché amo questa ragazza'. Grazie, ne avevamo bisogno".
"Sei troppo cinica" la rimproverò lui, ridacchiando. Lei sbuffò, punta sul vivo.
"Dici così solo perché non hai nessuno! Fossi innamorata mi capiresti meglio" si lamentò Yuji. "Vedrai che quando troverai anche tu qualcuno non la finirai più di parlare di lui, e..."
Y/N portò un dito fra le labbra, mimando un conato di vomito. Sukuna scoppiò a ridere.
"Non è elegante continuare a ricordarci che tu sei fidanzato e noi no, comunque" lo ammonì.
'Noi no...?'
"Ah, quindi niente fidanzata nemmeno per te" continuò il fratello minore, imperterrito. "In effetti non te ne saresti andato dall'America se avessi avuto qualcuno là".
"No, infatti. Mi sono portato solo Uraume".
Uraume, giusto. Quel gran simpaticone.
"Ah, a proposito. È stato gentile stamattina? Ha l'abitudine di odiare tutti senza motivo".
"Fa parte del contratto...?" gli rispose lei, giocherellando distrattamente con i soba.
Lui ridacchiò. "Dovevo aspettarmelo. I Gojo hanno la lingua tagliente".
Y/N lo guardò da sotto le ciglia, improvvisamente seria. Lui la ignorò.
"Hai visto Uraume, stamattina?" le chiese Yuko, interessata. "È andato a prenderla al lavoro, io ero occupato" si intromise Sukuna con noncuranza. Y/N sentì la punta delle orecchie scaldarsi. Sì, in effetti le faceva piacere che gli altri lo sapessero. Una sorta di stupido orgoglio.

Just wanna smash his faceOnde histórias criam vida. Descubra agora