23. Ossigeno

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Sukuna digrignò i denti.
Già aveva i nervi tesi come corde di violino dopo la serata appena passata, poi c'era stata la telefonata di quell'incompetente di Geto... E ora questo?!

Uraume si interruppe, seguendo la direzione del suo sguardo. Sospirò.
Aggiungere qualsiasi parola sarebbe stato inutile, quindi si limitò ad appoggiargli una mano sul braccio.
Se il tocco di Sukuna era fuoco, quello di Uraume era ghiaccio puro. Bastò quel semplice gesto a raffreddargli lo spirito e a tranquillizzarlo - per quanto possibile, almeno.
Ryomen tolse la mano dalla maniglia della portiera. Uraume rilassò le spalle.
I due si salutarono con un semplice inchino. Non appena il ragazzino raddrizzò le spalle, guardò nella loro direzione.
Sukuna lo fissò attraverso i finestrini oscurati. Sembrava quell'infermiere che l'aveva operato quella notte... Si, doveva essere lui.
"Che cazzo fa quel nano di merda?" sibilò, aspettando un qualsiasi pretesto per fiondarsi fuori dall'abitacolo e riempirlo di pugni.
Ma Inumaki, fortunatamente per entrambi, si limitò a voltarsi e andarsene. Uraume tornò a respirare normalmente.
"Dicevo, il pomeriggio non ha nessuna riunione. Le prenoto la palestra per le 15:30. Per cena veda lei, ha un invito a..."
Ma Sukuna era già uscito, sbattendo la portiera.



Y/N trasalì non appena sentì la porta della sua camera aprirsi di scatto.
Si voltò, trovandosi davanti quello che nelle ultime dodici ore era stato l'oggetto indiscusso dei suoi pensieri. Sorrise. "Ryo! Bentornato. Hai mangiato?" gli domandò, tentando di reprimere l'istinto di saltargli al collo e abbracciarlo.
L'uomo non rispose. Infilò due dita nel colletto della camicia, sbottonandolo con un'imprecazione stretta fra i denti.
"Togliti quei cazzo di vestiti".

Y/N spalancò la bocca, interdetta. Fece per chiedergli una spiegazione, ma il suo sguardo zittì ogni iniziativa.
Sì, qualsiasi dubbio era meglio chiarirlo dopo... Ora era meglio non farsi troppe domande.
Si tolse in fretta la felpa che usava come pigiama, rimanendo per la prima volta col seno nudo davanti a lui. Incrociò le braccia, a disagio.
Lo sguardo dell'uomo cadde sulle mutandine. Fece una smorfia.
"Devo strapparti pure queste, o...?" chiese, sbottonandosi la camicia.
Y/N si affrettò a sfilarle, riponendole sul comodino. Piegò la parte interna verso il basso, giusto per mascherare almeno un po' quanto cazzo si era bagnata solo con una sua frase.
'Oh, Kami. Fa bene a chiamarmi patetica'.
Sukuna gettò la camicia per terra e cominciò ad armeggiare con la cintura senza staccarle gli occhi di dosso. Y/N si sforzò di sostenere lo sguardo, ma il richiamo dei suoi pettorali era irresistibile.
'Calmati, cazzo. Avete scopato ieri notte' si rimproverò, cercando di mascherare la sua completa adorazione.
Provó a darsi un contegno, ma quel corpo nudo davanti a lei e il freddo che sentiva sulla pelle le stavano facendo desiderare le sue mani addosso più di ogni altra cosa al mondo.

Mentre finiva di spogliarsi, Sukuna realizzò che in realtà doveva considerarsi fortunato.
Quando era arrabbiato - o, come quella sera, incazzato nero - non c'era niente di meglio di una bella scopata per scaricare la tensione. E quella sera, finalmente, poteva sfogarsi nel modo che preferiva.
La fissò dritta negli occhi mentre si avvicinava. Lei indietreggiò, arrivando a sbattere i polpacci contro il letto.
Sukuna sorrise beffardo al suo patetico tentativo di sfuggirgli. Allungò una mano ad afferrarle il mento, obbligandola a guardarlo negli occhi.
"M-ma che ti..."
Prima che riuscisse a finire la frase fu zittita dalla lingua che si infilò prepotentemente fra le sue labbra. Sgranò gli occhi, colta di sorpresa.
Sukuna non la stava proprio baciando: la stava divorando. Per un momento le sembrò di avere davanti un demone famelico più che un essere umano, e rabbrividì di paura.
L'uomo sembrò accorgersene, e approfondì il bacio, catturandole un labbro fra i denti. La sentì gemere di dolore sulla sua bocca.
Si alzò pigramente, contemplandola. No, non le aveva lasciato nessun segno.
...Peccato.
Appoggiò la mano sul suo petto e la spinse sul letto di peso. Lei perse l'equilibrio e cadde sui gomiti, sempre con quell'aria interrogativa stampata in faccia e-
'Sì, sì, fai pure la faccia che vuoi' commentò fra sé e sé, facendole cenno con la testa di sdraiarsi 'sei eccitata da far paura'.
Salí sopra di lei e inclinò la testa di lato, scrutandole il collo. Sì, lì il succhiotto si vedeva ancora.
'E allora che cazzo vuole quel coglione? Non ha visto questo?'
Una punta di rabbia gli salì nuovamente alla testa, e gli fece perdere il controllo. Senza pensarci due volte le divaricò le cosce, afferrò il membro e lo spinse con un colpo secco dentro di lei.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now