22. Tiopentone

623 27 11
                                    

NdA

Nello scorso capitolo ho detto che mi piace tanto Inumaki come personaggio, e che adoro scrivere scene con lui.
È vero.
Ma niente, niente, niente mi piace come scrivere del Re delle Maledizioni.
Buona lettura.

———————-


Sukuna fece scrocchiare il collo. 'Maledizione' pensò 'mi servirebbe proprio un bel massaggio'.
Il suo pensiero voló meccanicamente alla ragazza che abitava con suo fratello. Non poté frenare un sorrisetto al pensiero di lei che gli scioglieva i muscoli delle spalle - o alla faccia che avrebbe fatto se glielo avesse chiesto. Si passò un pollice sul labbro, socchiudendo gli occhi.
La voce di Uraume lo riportò brutalmente alla realtà. "Ci siamo, capo. Suguru ci aspetta dentro".
"Ci abbiamo messo poco" commentò con disappunto "siamo troppo vicini a casa".
Il suo assistente si agitò. "Ho guidato veloce. Siamo completamente fuori dalla zona".
L'uomo non gli diede la soddisfazione di rispondere, e scese dall'auto. Si accese una sigaretta non appena sentì la portiera sbattere dietro di lui.
"Fammi strada" ordinò, infilando le mani nelle tasche del cappotto.

Uraume era, obiettivamente parlando, l'assistente perfetto.
Guidava come un pilota professionista, era bravissimo a soddisfare qualsiasi capriccio del suo capo in pochissimo tempo (comprare un bracciale di Bulgari per cui c'era una lista d'attesa di anni, trovare dieci paia di scarpe numero quarantanove, fornirgli un AK47) e soprattutto era un ottimo cuoco. Insomma, l'uomo ideale.
In quel caso specifico, Sukuna si trovò ad ammirare la freddezza con cui trattò il prigioniero legato su una sedia al centro del capannone.
Uraume infilò un sacchetto di tela in testa all'uomo e strinse la corda attorno al collo, lasciando due dita di margine per farlo parlare e respirare; dopodiché si accovacciò sul pavimento, aprendo la borsa e tirando fuori uno scatolino di metallo.
Sukuna lo guardò infilarsi i guanti e aprire l'astuccio con estrema calma e precisione, montando davanti a loro una siringa. Aspirò il contenuto di una piccola fialetta di vetro, ticchettando poi con la punta dell'unghia per far uscire l'aria. Chiamò Geto con un cenno del capo.
"Tienilo fermo" lo sentì sussurrare, mentre slegava un braccio al prigioniero e lo stendeva davanti a sé. Diede dei colpetti secchi e precisi nell'incavo dell'avambraccio. L'uomo legato non opponeva una gran resistenza: probabilmente Geto aveva avuto modo di calmarlo con i suoi soliti metodi prima che arrivassero.
Uraume irrigidì la mascella. Con un guizzo preciso punse la vena, e iniettò il liquido. Si sfilò subito dopo, premendo un fazzoletto sulla puntura e ripiegando il braccio.
Sukuna aspettò che si alzasse in piedi e si togliesse i guanti monouso.
"Abbiamo quarantacinque minuti prima che si addormenti" sentenziò, lanciando un'occhiata al suo orologio da polso. "Può chiedergli quello che vuole".

Il tiopentale sodico - o tiopentone, o Pentothal, o più semplicemente C11H17N2NaO2S, come preferiva chiamarlo Uraume - era un forte barbiturico usato nelle anestesie generali. In piccole dosi poteva essere utilizzato per intontire il soggetto, e renderlo più collaborante... In quel caso, per invogliarlo a parlare.
Sukuna sorrise, raggiungendo il centro della stanza a grandi passi.
Si voltò un attimo verso il suo assistente e annuì, in modo quasi impercettibile. Sapeva che era l'unico modo che aveva per complimentarsi con lui senza che si sentisse a disagio; l'altro gliene fu grato, e si allontanò con un inchino.
Con uno schiocco di dita chiamò Suguru. Indicò il prigioniero.
"É pulito?"
L'altro annuì.
"L'ho perquisito. Niente cimici".
Sentì Uraume schioccare la lingua con disappunto. Si avvicinò di nuovo a loro.
"Con permesso" mormorò stizzito, piazzando un jammer sotto la sedia.
Geto iniziò a sudare. "Non c'è bisogno di un disturbatore di frequenza per..."
Sukuna lo zittì alzando una mano, e si piazzò alle spalle dell'uomo incappucciato.
"Piuttosto, dimmi chi é questa feccia".
"V-voi non sapete chi sono io!" si agitò lui, offeso dall'epiteto. "Vengo da una famiglia che..."

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now