14. Ad un filo

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Y/N artigliò lo schienale della sedia davanti a sé, fissando con sguardo vacuo il monitor.
"Dimmi tutto".
Il tecnico si voltò con un sospiro. Doveva essere Yuta Okkutsu, il povero ragazzo tanto odiato da Nobara. "C'è un sanguinamento attivo. Ok, quello lo vedevi anche tu" si grattò la nuca, a disagio. "Penso debbano chiudere l'arteria. Se la trovano".
Fu come se le avessero tirato un destro in pancia. 'Se la trovano'. Che significava quel condizionale? Perché ora si sentiva più pessimista?
Improvvisamente capì perché era vietato per i chirurghi operare i propri familiari. 'Allora è questo il coinvolgimento emotivo', si disse.
"Ho già avvisato l'angiografia. Se ci dai il via partiamo subito".
Yuta lesse il monitor. "Paziente sconosciuto". Si voltò per squadrarla con i suoi soliti occhi tristi. "Tu sai chi è?"
Y/N abbassò lo sguardo. Non gli rispose, ed entrò nella sala.

Per sua fortuna, Sukuna era abbastanza stanco da non riempirla di domande. In realtà sembrava essersi rilassato da quando aveva visto che si stava prendendo cura di lui. 'La mia vita è nelle tue mani, ora sono cazzi tuoi', sembrava dirle. Era un atteggiamento comune a molti pazienti, ma il fatto che fosse lui a pensarla così la riempiva di orgoglio.
'Non permette ovviamente che nessun altro gli metta le mani addosso', aveva detto Uraume. E questo le dava coraggio per dare il meglio di sé.
Nitta aprì le porte dell'angiografia mentre lei spingeva la barella. Si sistemarono nella zona risveglio, aspettando che aprissero la sala operatoria.
"Sono arrivate le sacche" esultò l'infermiera, portando il sangue. Le collegò alla vena dell'uomo.
"Che... Che è?" mugugnò lui, lanciando un'occhiata alla ragazza. "Pensavo mi donassi eroicamente il tuo". Sorrideva, ma sembrava che ogni parola gli costasse un'enorme fatica.
Y/N ridacchiò. "Queste cose succedono solo nei film". Portò una mano ad accarezzargli la fronte. "Vedrai che ora ti sentirai meglio. Riposati, ci pensiamo noi".
Lui sembrò rilassarsi sotto il suo tocco. Alzò una mano e la appoggiò sulla sua.
Avrebbe potuto ringraziarla. Dire una qualsiasi frase di circostanza. Stare semplicemente zitto, anche. Ma quel contatto, per Y/N, significò tantissimo.
'Mi affido a te', sembrava averle detto. O almeno, così aveva capito. Le diede una nuova forza.
Dopotutto, era la prima volta che toccava la sua mano. La guardò: era ruvida, esageratamente grossa, e le vene che scorrevano sporgenti sul dorso sembravano ringraziarla per il sangue che gli stava donando. Indugiò un attimo sullo smalto nero sulle unghie - beh, che fosse un tipo bizzarro l'aveva già capito.
Si godette il caldo di quel tocco. Sapeva che sarebbe durato poco, e cercò di immagazzinare più ricordi possibili prima che finisse.
Nemmeno due minuti dopo sentì la porta sbattere. Era Ieiri, la sua senpai, che, fregandosene altamente delle regole di buona igiene ospedaliere, fumava la sua immancabile sigaretta. Abbassò gli occhi cerchiati di nero sul paziente.
"Nitta, puoi andare". Aspetto che l'infermiera uscisse, e si rivolse alla collega. "Gojo, sempre un piacere vederti. Spero ci sia un buon motivo per cui hai chiesto espressamente di me... Ero in ferie".
Y/N la salutò con un cenno del capo. "Il motivo c'è. Mi serve qualcuno di... Discreto". Indicò l'uomo. "Ferita di arma da taglio, la renale sta sanguinando. Siamo alla..." lanciò un'occhiata "seconda sacca". La guardò con sguardo colpevole. "Il paziente non ha voluto darci le generalità, ed è una situazione un po' delicata. Non..."
Ieiri lanciò un'occhiata alle loro mani intrecciate, ma non commentò. Si lasciò andare in un sospiro. "Non mi interessa il nome". Scostò il lenzuolo, scoprendo il corpo. Alzò un sopracciglio alla vista dei tatuaggi. "Capisco. Inumaki!" chiamò a gran voce. "Prepara la sala per un'embolizzazione. Ci servirà uno stent, delle guide...".
Y/N sentì un brivido scenderle dalla schiena. Inumaki l'avrebbe sicuramente riconosciuto... Sperò tenesse la bocca chiusa.
Si diede della stupida. Era il ragazzo più discreto che conoscesse, in effetti.
"Y/N" la salutò, entrando. Si bloccò sulla porta.
Lei gli rivolse uno sguardo disperato. Lui sembrò capire, e non disse nulla.

"Infilati il camice piombato, se vuoi rimanere dentro" le ordinò Ieiri. Agitò la spugna sterile. "E levagli le mutande. Devo pungere".
Y/N deglutì. No, non era  il momento di pensare a quello. Si infilò un paio di guanti.
Sukuna contrasse le labbra in sorriso, e alzò le mani per portarle dietro la testa. Lei lo fulminò con lo sguardo.
Cercò di non guardare. Abbassò i boxer e li fece scorrere lungo le cosce tatuate. Ringraziò i Kami che la situazione gli impedisse di fare ulteriori commenti, e tornò al monitor a controllare i parametri.
"Mi aspettavo..." tossí lui "almeno un'occhiata di approvazione".
"Paziente sconosciuto" lo interruppe la chirurga, alzando la voce "se davvero non sappiamo il tuo nome, diamo per scontato che tu non conosca nessuno di noi". Lo fissò severamente. "Quindi non ti permetto di parlare così alla mia ex alunna".
Y/N le rivolse uno sguardo di gratitudine. Sukuna si portò una mano sulle labbra, tacendo, e chiuse gli occhi.
La ragazza gli appoggiò di nuovo la mano sulla fronte. "Riposa" gli sussurrò, portandogli la maschera dell'ossigeno alla bocca.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now