19. L'Afterlife

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Y/N si stava divertendo a dargli le indicazioni all'ultimo secondo, giusto per vederlo sterzare in velocità ad ogni curva. Sukuna sembrava seccato, ma in fondo gli faceva piacere avere un'occasione per mettersi in mostra.
"Quando guida Uraume sembra di essere su un'utilitaria" rise lei, tenendosi alla cintura. "Tu sì che sai guidare!"
"Parla quella che è andata su di giri per due volte" la sgridò lui, controsterzando ad una svolta a sinistra. Lei roteò gli occhi, fingendosi offesa.
"Dai che ci siamo. Parcheggia qui".

L'Afterlife, il locale dove Yuji lavorava ormai da anni, era uno dei posti più famosi della scena underground di Tokyo. La ragazza ci andava spesso, sia per andare a trovare il suo amico che per la varietà assurda di drink che servivano. Quel bar era famoso per accontentare chiunque: dal freddo uomo d'affari alla ragazzina minorenne imbucata con un documento falso, dallo spacciatore del quartiere malfamato alla ricca signora anziana in cerca di svago.
Quella sera non c'era una particolare coda - anzi, non c'era quasi nessuno. Y/N si avvicinò e salutò il bodyguard all'ingresso.
"Hey, Todo. C'è anche Megumi?"
Il ragazzo la salutò con un cenno del capo, spostandosi per farla passare. "Sì, sta lavorando con il tuo amico. Hey" si interruppe, bloccando il passaggio a Sukuna. "Fermo".
"Oh, Kami. Non puoi lasciar passare, per questa volta...?" mormorò lei, massaggiandosi le tempie. "È il fratello di Yuji, che..."
"Le regole sono regole" ribatté secco, incrociando le braccia e fissando l'uomo con sguardo di sfida. "È la selezione all'ingresso, amico. Niente di personale". Fletté il collo massiccio a destra e a sinistra, facendolo scrocchiare. "Qual è il tuo tipo ideale?"
Sukuna alzò un sopracciglio. Sembrò pensarci un attimo.
"Uh, le tipe tranquille. Sono le più pazze a letto".
Y/N si diede uno schiaffo sulla fronte, prendendolo per una manica e trascinandolo dentro prima che Todo riuscisse a ribattere. "Ma ti sembra una risposta da dare?!" si lamentò.
"Intanto ci ha fatto entrare" le rispose lui, ridacchiando. "Ti sei offesa? Guarda che parlavo di te".
"La smetti?!" lo zittí, continuando a camminare a passo spedito per quanto i tacchi glielo permettessero. Ma che gli saltava in testa? Voleva farla morire di vergogna, per caso?
"Per curiosità" le chiese lui, bloccandola e tirandola a sé "tu che gli hai risposto?"
Y/N corrugò la fronte. Voleva la guerra?
"I tipi bassi, timidi e magrolini" lo provocò, voltandosi di nuovo e avanzando verso il bancone. Sukuna si passò la mano sul mento, frenando un sorriso.
Si lanciò un'occhiata intorno. Il posto era un grande locale unico, squadrato, una specie di caserma. Una scala di ferro lo collegava al grande soppalco, le cui stanze si affacciavano al piano di sotto tramite una ringhiera colorata. Dal soffitto pendeva ogni tipo di illuminazione immaginabile: dalla semplice lampadina arrotolata nel filo elettrico al lampadario a dodici bracci in vetro di Murano. Ogni punto luce lanciava dei fasci colorati sul pavimento e sulle pareti, lasciando in ombra molti angoli strategicamente coperti da paraventi.
L'arredamento sembrava avere un suo ordine nel caos di sedie, divani, tavolini e bancali di stili completamente differenti l'uno dall'altro. Dietro uno dei paraventi sembrava spuntare quella che gli sembrò una vasca da bagno.

"Hey, Sukuna! Y/N!!"
Yuji era dietro al bancone, e si stava sbracciando nella loro direzione facendogli segno di avvicinarsi. Y/N si sedette di fronte a lui, salutando Megumi che stava tornando da un tavolo. "Che bello vedervi stasera! Fratellone, questo é Megumi, il mio collega. Lavora anche al bar dell'ospedale di Y/N".
Sukuna rimase particolarmente colpito da quel ragazzo che faceva due lavori diversi per pagarsi l'universitá di veterinaria, riuscendo anche a mantenere la sorella malata.
"Che bravo" commentò, fissando negli occhi il fratello. "Davvero maturo e responsabile".
Yuji non sembrò cogliere la provocazione; anzi, sembrava particolarmente felice di potersi finalmente mettere un po' in mostra davanti al fratello, e gli offrì il primo giro di drink.
"Allora, cosa vi porto? Una birra, un cocktail...?"
Alzarono lo sguardo verso l'alto, dove un grande cartellone riportava un numero incredibile di bevande dai nomi più disparati.
"Per me una Pina Colada! Per Ryomen..."
"Un Black Russian" rispose lui in fretta. Aspettò che il fratello si girasse per preparare i drink e si chinò verso di lei, indicando il tabellone.
"Ma quanto diavolo sono?"
"Cento. E sai" rispose lei, orgogliosa "Yuji é l'unico in grado di ricordarsi tutti e cento i nomi - e come prepararli senza avere la ricetta davanti. È davvero un portento".
Sukuna alzò lo sguardo. "Addirittura?"
Lei annuì. "Sí, e quelli sono solo quelli base. Poi c'è la lista segreta, ma quella non la appendono". Gli strizzò l'occhio. "La lista segreta comprende tutti i drink dedicati alle persone che per un motivo o per l'altro hanno meritato il titolo di leggenda".
Sukuna alzò un sopracciglio, improvvisamente interessato.
"Leggenda dell'Afterlife?"
"Esatto. È un titolo molto ambito".
"E che cosa bisogna fare per diventare una leggenda?"
"Oh, ci sono diversi modi". Yuji si intrufolò nella conversazione, portando il vassoio con i drink. "Per esempio, il nostro buttafuori, Todo, é diventato leggenda quando ha sventato una rapina a mano armata qui nel locale". Sorrise. "A mani nude".
"Oh, me lo ricordo ancora!" Y/N scoppiò a ridere, scuotendo la testa. "Che serata".
"Quindi esiste un drink che si chiama Todo".
"Già! Guarda qui".
Allungò una mano verso il raccoglitore plastificato che le stava passando Yuji. Nelle pagine erano infilate quelle che sembravano carte da gioco.
"I disegni sono di Yuko, li aveva fatti per un progetto dell'Universitá. Vedi, a seconda di quello che hai fatto puoi conquistare una di queste carte".
Ne sfilò una con attenzione, che riportava l'immagine del buttafuori. La voltò. Dietro troneggiavano, scritti in pennarello, il nome del ragazzo, le sue gesta e la ricetta del suo drink.
Sukuna annuì. "E in quanti hanno già la loro carta?"
"Per ora Todo, Yuji e Megumi". Sfogliò le pagine. "Tuo fratello è una leggenda in memoria di quella volta che ha lavorato 48 ore senza sosta, per preparare da mangiare e da bere ai soccorritori e alle vittime del terremoto dell'anno scorso".
"Era il minimo che potessi fare" si scherní lui, a disagio. "Non mi meritavo addirittura una carta!"
"Mh. Megumi, invece?"
Il ragazzo sembrò quasi irritato dalla manifestazione di interesse nei suoi confronti. Sbuffò, voltandosi dall'altra parte.
"Beh, Megumi ha rinunciato alla sua eredità per continuare a lavorare qui. È un pazzo completo".
"Conoscessi la mia famiglia l'avresti fatto anche tu" mugugnò, arrossendo. Si voltò di spalle, con la scusa di asciugare dei bicchieri.
Yuji si grattò la nuca. Non era mai riuscito a capire le motivazioni che avevano spinto l'amico a fare quella scelta; sapeva che c'entrava qualcosa anche sua cugina - la Zenin - di cui aveva preso le parti, ma non aveva mai osato chiedere altro. Dopotutto, conosceva qualcun altro che...
"Lo capisco" commentò all'improvviso Sukuna. La tranquillità con cui commentò la faccenda lasciò i due ragazzi senza parole.
"Per quale -" fece per chiedere lei, ma l'occhiataccia che le lanciò Yuji bastò a zittirla.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now